giovedì 16 dicembre 2010

Vita di Maria (XI): Ritorno a Nazaret

Non si sa con certezza per quanto tempo la Sacra Famiglia sia stata costretta a fermarsi in Egitto. La maggior parte degli studiosi pensa che sia rimasta lontana da Israele per uno o due anni. San Matteo, l’evangelista che ci racconta questa vicenda, è molto laconico, come in altre occasioni. Morto Erode – scrive - un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, e va’ nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che volevano la vita del bambino” (Mt 2, 19-20).

La risposta del Patriarca fu immediata, come in altre occasioni: Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele (Mt 2, 21). Non un dubbio, né una titubanza. Soltanto il tempo necessario per mettere insieme gli attrezzi del suo lavoro, i pochi beni di cui disponeva. Avrà salutato le persone in compagnia delle quali era vissuto in quei mesi e avrà fatto le pratiche indispensabili per prendere la via del ritorno.
Le tradizioni copte indicano che la Sacra Famiglia fece il viaggio di ritorno via mare e non per la via dei deserti. L’ipotesi è probabile. Una volta cessato ogni pericolo, questo era il percorso più economico e con meno privazioni di quello seguito dalle carovane terrestri. Probabilmente partirono su una delle numerose imbarcazioni che solcavano il Nilo da Menfi (l’attuale Il Cairo) fino ad Alessandria, dove avranno preso una delle piccole navi che, in quattro o cinque giorni, costeggiando il Mediterraneo, attraccavano ad Ascalona, Giaffa o Jamnia.

Una volta sbarcato, Giuseppe si informò sul nuovo re della Giudea. Era Archelao, figlio di Erode, crudele quasi quanto il padre, perché aveva appena decapitato alcune migliaia di sudditi all’interno del Tempio. In un primo momento, lo sposo di Maria aveva pensato di stabilirsi a Betlemme, luogo di nascita del Messia; ma siccome l’angelo non aveva indicato nulla di preciso, ma soltanto di ritornare nel paese d’Israele, esaminò la possibilità di andare in un luogo che non fosse soggetto alla giurisdizione del re. Il Signore lo confermò nei suoi propositi per mezzo di un angelo: Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao [...], ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea (Mt 2, 22). Se la profezia di Michea aveva annunciato la nascita di Gesù a Betlemme, altri oracoli – come fa notare san Matteo – indicavano Nazaret come il luogo dove il Messia doveva crescere e arrivare all’età adulta. E [...] andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato nazareno” (Mt 2, 23).

Il viaggio di ritorno fu tranquillo, calmo, con tappe brevi. Possiamo immaginare l’emozione della Madonna e del suo Sposo quando, mentre attraversavano la pianura di Esdrelon, ormai in Galilea, andavano riscoprendo i paesaggi familiari nei quali avevano trascorso gli anni della fanciullezza e l’adolescenza. A Nazaret avranno incontrato parenti e amici, meravigliati di vederli ritornare dopo tanti mesi senza loro notizie. Non saranno mancate le domande imbarazzanti, motivate dall’affetto e da una sana curiosità, alle quali avranno risposto con discrezione per non rivelare quelle verità su Gesù, che soltanto essi custodivano nel cuore.
Si stabilirono in una piccola casa, una povera costruzione addossata a una delle caverne tanto frequenti a Nazaret. Forse la trovarono in cattivo stato, dopo tanto tempo in cui era rimasta disabitata; ma non si lamentarono e immediatamente si misero all’opera. Giuseppe la sistemò nel modo migliore possibile, Maria la ripulì accuratamente, magari aiutata da Maria di Cleofa, sua cugina, madre di Giacomo e di Giuseppe, da Simone e Giuda, e da altre persone della parentela.

La vita e l’attività della Sacra Famiglia riprese il normale ritmo quotidiano, senza nessun avvenimento speciale che meriti di essere riferito. San Luca, che da questo momento riprende la narrazione, riferisce concisamente che il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di Lui (Lc 2, 40). La Vergine Santissima, come tutte le madri, seguiva con occhi amorevoli la crescita umana di suo Figlio e Signore, piena di meraviglia per la naturalezza del modo di operare di Dio. Giuseppe lavorava con impegno, grato di servire con il proprio lavoro il mistero della Redenzione. Era una famiglia nella quale l’amore per Dio e per gli altri si identificava con le attenzioni che dispensavano a Gesù, Verbo eterno del Padre, che imparava a parlare con parole umane e ad amare con un cuore di uomo.

J.A. Loarte

Fonte:  http://www.opusdei.it/art.php?p=41929

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