giovedì 28 marzo 2013

La Grecia: "il grande successo dell' euro" secondo gli eurocrati


Pubblicato da Admin il sabato, marzo 23, 2013

di Michele Rallo

La situazione in Grecia è già precipitata da qualche mese. Ma la stampa europea non ne ha praticamente fatto cenno, perché non bisognava avvantaggiare i partiti populisti prima delle elezioni italiane e delle prossime elezioni tedesche. In Grecia – si ricorderà – dopo un risultato elettorale che aveva premiato le forze populiste (di destra e di sinistra), sono state indette nuove elezioni all’insegna di una propaganda di regime che mirava a terrorizzare gli elettori: se prevarranno ancora i populisti la Grecia sarà espulsa dall’Unione Europea e precipiterà nel caos.

I greci – come si sa – hanno abboccato all’amo e sono tornati a votare per i partiti europeisti. Risultato: è stato creato un governo “responsabile” che ha accettato le ricette iugulatorie della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale. E il caos – quello vero, quello destinato a durare ben più di qualche mese – è arrivato. In Grecia – anche se la stampa “indipendente” si guarda bene dal darne notizia – siamo agli assalti ai supermercati, siamo alla caccia all’immigrato accusato di “rubare” ai greci non più un lavoro (che non c’è) ma un piatto di minestra alla mensa dei poveri, siamo alla fame vera, con i bambini che svengono in classe per la denutrizione, siamo alla scomparsa della sanità pubblica, con fasce sempre più larghe di cittadini ellenici che ricorrono per le cure alle ONG, cioè alla carità, siamo addirittura alla vendita di pezzi di territorio nazionale agli stranieri: un intero arcipelago (le sei isole delle Echinadi) è stato ceduto all’emiro del Qatar per un piatto di lenticchie, 8 milioni e mezzo di euro, il prezzo di una azienda agricola italiana di media grandezza.
Perché questo? Perché in Grecia (e a Cipro, un pezzo di Grecia che la diplomazia occidentale vuole forzatamente mantenere divisa dalla madrepatria) le ricette europee in salsa tedesca hanno portato alle uniche conseguenze logicamente possibili: innanzitutto, un indebitamento progressivo cui – impossibilitato a battere una propria moneta – lo Stato deve far fronte indebitandosi ulteriormente con i mercati e con gli organismi europei che forniscono gli “aiuti”; e, come ulteriore conseguenza, un ricorso alla più crudele macelleria sociale per sottostare ai diktat di chi concede i prestiti a strozzo.
Di fronte a questa situazione, come dimenticare la cinica dichiarazione (ancor oggi reperibile su You Tube) che è stata resa ai microfoni de La 7 dal più autorevole eurocrate nostrano, il professor Mario Monti? Trascrivo fedelmente: «Oggi, secondo me, stiamo assistendo, non è un paradosso, al grande successo dell’euro. E qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia. (…) Quale caso di scuola si sarebbe mai potuto immaginare – caso limite – di una Grecia costretta a dare abbastanza peso alla cultura della stabilità e che sta trasformando sé stessa?»
Certo che la Grecia sta trasformando sé stessa: da nazione con un tenore di vita collocato nella fascia medio-alta delle classifiche mondiali, a nazione con una economia da paese sottosviluppato. La stessa trasformazione che attende l’Italia, se resterà ancora nell’Unione Europea.
Nota di Ereticamente
Ringraziamo l'Autore e il periodico Social (Settimanale indipendente di Trapani) per la gentile concessione

Fonte: http://www.ereticamente.net/2013/03/la-grecia-il-grande-successo-delleuro.html

domenica 24 marzo 2013

Color44: ecco la risoluzione per una Lombardia Indipendente


di REDAZIONE
A Milano, ieri mattina, all’Hotel Admiral, si è mostrata al pubblico una nuova creatura. Si chiama Color44, acronimo di Comitato Lombardia per la Risoluzione 44 ed è coordinata da Vittorino Agazzi. La Risoluzione, in Veneto impegna il governatore Luca Zaia a compiere tutti i passi necessari e legali per un referendum sull’autodeterminazione. Una commissione di giuristi è in via di costituzione per eseguire il difficile compito.
In Lombardia, Color44 mira a raccogliere le firme necessarie per presentare a Roberto Maroni e al Consiglio Regionale una proposta analoga. Dopo una breve introduzione del moderatore Massimiliano Buonocore (La Critica), viene discusso innanzitutto il tema principale: il diritto di votare. Alessandro Storti (Associazione Diritto di Voto), legando simbolicamente due catenine a una piccola urna, che ha portato in sala, fa toccare con mano come la libertà di voto sia negata in Italia. Dall’articolo 5 della Costituzione (la prima catena) e dal divieto di consultazione referendaria in materia fiscale. La Lombardia finisce così per essere schiava fiscale del resto dell’Italia, senza possibilità di recedere dal contratto, come sottolinea, citando cifre da capogiro sul continuo “sacco del Nord”, il professor Marco Bassani (Università degli Studi di Milano).
Proprio sulla tassazione, ne sa qualcosa Giacomo Zucco (portavoce nazionale di Tea Party Italia) che invita ad un approccio “ecumenico” della rivolta contro lo Stato predatore: sono gli esattori che vogliono i popoli divisi al loro interno, mentre è interesse comune a tutti la liberazione dalla servitù fiscale. Un’indipendenza lombarda, per questo, non è da intendersi come una dichiarazione di guerra a chi lombardo non è. E Stefano Magni (giornalista), citando esempi recenti di secessione, soprattutto nell’Est Europa, sottolinea come i conflitti di indipendenza siano l’eccezione e non la regola.
Color44 non è un partito, ma dialoga con tutti i movimenti, partiti, associazioni, gruppi politici (in sala erano presenti Terra Insubre, Unione Padana, Pro Lombardia Indipendenza, Indipendenza Veneta, Italia Confederata) interessati all’obbiettivo di una Risoluzione 44 che metta le cose in chiaro, una volta per tutte. Per capire se i lombardi vogliono realmente continuare ad essere italiani. O vogliano, piuttosto, essere padroni e responsabili del loro destino.

Fonte: http://www.lindipendenza.com/color44-risoluzione-lombardia/

domenica 17 marzo 2013

Crisi: dal disastro all' ecatombe! Ogni categoria lancia un appello


di REDAZIONE
Dall’allarme all’ecatombe il passo e’ breve. La crisi sta letteralmente falcidiando decine di migliaia di imprese medie e piccole, negozi, bar, ristoranti. Ma anche imprese edili. Mentre le ‘grandi’ o chiudono e delocalizzano o viaggiano in acque agitatissime. L’appello e’ cosi’ sempre piu’ corale: serve un nuovo governo subito che intervenga sulle emergenze piu’ acute: credito con il contagocce, consumi in picchiata e pubblica amministrazione che non paga. Come se non bastasse – denunciano i sindacati – la rete di ammortizzazione per chi perde il posto e’ sempre meno ‘accogliente’ e quest’anno i soldi non basteranno. Cosi’ e’ sempre piu’ frequente sentir parlare di ”desertificazione” delle citta’ o ”allarme sociale” che rischia di trasformarsi in allarme sicurezza. Ecco gli appelli diffusi oggi da diverse categorie.
- RISTORANTI ADDIO, SI VA DA MAMMA’: Ristoranti e pizzerie addio: l’87% riduce la spesa a causa della crisi e si torna a mangiare da genitori e amici. In particolare il 44% a pranzo torna dai genitori o familiari, mentre la sera il 77% riscopre il piacere della convivio e della cena consumata con gli amici. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Eurispes.
- BAR-RISTORANTI CHIUDONO: Nessuna Regione si salva dalla catastrofe del commercio. Secondo le proiezioni Confesercenti per il primo trimestre 2013, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni di imprese nel commercio e’ negativo in tutta Italia. Saldo in rosso su tutto il territorio nazionale anche per il mondo della somministrazione (bar, ristoranti etc).
- NIENTE CREDITO PER 40% IMPRESE: Sono sempre meno le imprese che si rivolgono alle banche per chiedere un finanziamento (il 14% nell’ultimo trimestre 2012 contro il 15,7% del trimestre precedente) e, tra queste, aumentano le imprese che si sono viste rifiutare il credito o che lo hanno ottenuto per un ammontare inferiore alla richiesta (dal 35,4% a quasi il 40%). E’ quanto si legge in uno studio della Confcommercio.
- CREDIT CRUNCH ANCHE PER EXPORT: Il credit crunch non risparmia ormai neanche le imprese esportatrici. Lo segnala uno studio Unioncamere-Tagliacarne certificando una contrazione pari a -2,5%, degli impieghi alle imprese tra giugno 2011 e giugno 2012, che sale a -3,4% nelle aree del Nord Italia.
- BANCHE, A 10% CLIENTI 80% PRESTITI: L’81% circa degli oltre 1.335 miliardi di prestiti erogati dalle banche agli italiani e’ concesso al primo 10% degli affidati, alla migliore clientela. A rilevarlo la Cgia di Mestre secondo la quale il rimanete 19% e’ distribuito alle famiglie, alle piccole imprese ed ai lavoratori autonomi che costituiscono il 90%, dei clienti.
- COLLASSO EDILIZIA: Per le aziende di costruzioni il 2012 e’ stato l’annus horribilis. Il settore, che conta 894.028 imprese, ne ha perse 61.844, con un saldo negativo dell’1,88%. In tutto – spiega Anepa Confartigianato – sono stati persi 81.309 occupati.
- CASA, CARO MUTUI E CROLLO PREZZI: A settembre 2012 i prezzi delle compravendite sono calati del 5,4% rispetto all’anno precedente. Ma il tasso medio d’interesse sui prestiti alle famiglie italiane e’ al 3,70% (59 punti in piu’ rispetto alla media del 3,11% dell’area Euro).
- CONSUMATORI, E’ BOLLA IMMOBILIARE: Anche in Italia sta scoppiando la bolla immobiliare per l’esplosione dei prezzi delle case, quasi raddoppiati dal 1 gennaio 2002, soprattutto nelle grandi citta’ come Milano, Roma, Torino, Napoli, per effetto di trascinamento dal cambio lira-euro nel 2002. Lo affermano Federconsumatori e Adusbef.
- RETE IMPRESE, SBLOCCARE DEBITI P.A.: Rete imprese Italia condivide l’iniziativa dell’Anci per il 21 marzo sulla necessita’ di sbloccare la situazione sui debiti della pubblica amministrazione verso le imprese
Fonte:
 http://www.lindipendenza.com/crisi-disastro-ecatombe/
 

giovedì 7 marzo 2013

Quasi 8 suicidi al mese per motivi economici. Al Nord il 40%


 
di REDAZIONE
Quasi 8 i suicidi al mese per motivi economici. Nel 2012 sono state 89 le persone che sull’orlo del fallimento e schiacciate dai debiti hanno deciso di togliersi la vita: quasi 8 i suicidi in media al mese. Sono invece 48 i tentativi di suicidio registrati tra i mesi di gennaio e dicembre del 2012. Una lunga lista di imprenditori, artigiani e disoccupati che, oppressi da gravi difficoltà economiche e soprattutto dalla paura di perdere la propria dignità, reputano la rinuncia alla vita una scelta “obbligata”.  L’analisi dei dati curata da Link Lab, il Laboratorio della ricerca socio-economica dell’Università Link Campus, ha permesso di contare 86 uomini e 3 donne che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita, a conferma del grave disagio avvertito dalla popolazione maschile che vede venir meno la propria responsabilità morale e sociale nei confronti non solo della propria famiglia ma anche dei propri dipendenti e collaboratori.
Suicidi in calo rispetto al passato: “numero oscuro”? Confrontando però quanto emerge dall’analisi effettuata dalla Link Campus University con gli ultimi dati disponibili sul fenomeno del suicidio in Italia pubblicati da Istat, si evidenzia un’inversione di tendenza: dopo il notevole incremento registrato tra gli anni 2007 e 2009, si assiste oggi ad un calo dei suicidi per ragioni economiche. Gli 89 suicidi per motivi economici individuati in Italia nell’anno 2012 sembrano confermare un andamento opposto a quello registrato fino a due anni fa. Tuttavia – dichiara Nicola Ferrigni, docente di Sociologia della Link Campus University e direttore di Link Lab – i dati paventano dubbi sulla reale completezza delle informazioni reperite dal nostro Osservatorio tramite i principali mezzi di informazione. È ipotizzabile infatti – continua Ferrigni – una volontà ben precisa nel non voler creare allarmismi sociali legati al fenomeno dei suicidi in tempi di crisi. Il numero dei suicidi per motivi economici infatti è decisamente inferiore rispetto al passato ma la crisi ha raggiunto il culmine proprio nel 2012. Resta quindi da valutare il cosiddetto “numero oscuro”».
Nel 2° trimestre 2012 il più alto numero di suicidi. Si evidenzia una maggiore concentrazione di episodi di suicidio nel secondo trimestre del 2012: il 46,1% dei suicidi si registra, infatti, tra aprile e giugno del 2012 a fronte del 25,8% dei casi rilevati nel primo trimestre e il 18% segnalati tra i mesi di settembre e dicembre del 2012.
Nel 4° trimestre 2012 la metà dei tentati suicidi. A registrare il numero più elevato di tentati suicidi è invece l’ultimo trimestre del 2012: sono state ben 24 infatti le persone che hanno cercato di porre fine alla propria vita, contro i 9 episodi registrati nel secondo trimestre, gli 8 del primo trimestre e i 7 tentativi del terzo trimestre.
L’età media. Le vittime di suicidio hanno un’età media di 52 anni. La fascia di età maggiormente interessata è quella che va dai 45 ai 54 anni con un’incidenza del 48,5%, seguita dalla fascia 55-64 anni (25%). I dati ancora una volta sottolineano le gravi difficoltà di un segmento della popolazione, quello dai 45 ai 64 anni, che raccoglie un significativo numero di imprenditori e artigiani che maggiormente soffrono la variabilità del mercato. In tale fascia ritroviamo, inoltre, i cosiddetti esodati, ovvero i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro ma non ancora in possesso dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico e, in generale, tutti quei disoccupati per i quali il reinserimento lavorativo si rende difficoltoso non soltanto per la carenza di programmi ed incentivi a favore delle imprese ma anche a causa della difficile congiuntura economica.
Solo nel Nord-Est il 30% dei suicidi. L’area geografica maggiormente colpita dal fenomeno è il Nord con 39 suicidi, oltre il 40% dei suicidi censiti in Italia dall’inizio dell’anno; di questi 27 registrati nel solo Nord Est, ovvero il 30% del totale. In questa triste classifica seguono il Centro con il 25,8% degli episodi di suicidio, le Isole con il 15,7% e il Sud con il 14,6%.
L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, mette in evidenza il disperato primato del Veneto con 23 suicidi nel corso del 2012, vale a dire il 25,8% dei suicidi che l’Italia conta da gennaio a dicembre 2012.  A seguire la Campania con 11 suicidi registrati, la Sicilia con 9 vittime e la Puglia con 7.
Tra gli imprenditori il numero più alto dei suicidi, tra i disoccupati il numero più alto dei tentati suicidi. Il numero degli imprenditori e degli artigiani che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno è molto elevato. L’analisi della rassegna stampa ha permesso di individuare 49 suicidi, circa il 55,1% dei suicidi registrati nel 2012. Una situazione di indebitamento o di fallimento dell’azienda, nonché la negazione di finanziamenti da parte degli istituti di credito, hanno condotto in una situazione di disperazione soprattutto gli imprenditori. Questi ultimi sono accomunati da un senso di vergogna per essere costretti a chiudere o veder fallire i sacrifici di una vita intera, ma anche dalla pressante responsabilità nei confronti dei propri collaboratori o dipendenti il cui posto di lavoro è stato messo in discussione a causa della difficile situazione economica. Seguono i disoccupati (31,5%), mentre molto esigua è la percentuale dei suicidi segnalati tra i lavoratori dipendenti (7,9%) e tra i pensionati (5,6%).
Maledetta crisi. Le gravi difficoltà economiche e finanziarie appaiono la motivazione prevalente tra quanti hanno deciso di togliersi la vita; il 49,4% dei suicidi dall’inizio dell’anno è stato determinato dalla incapacità delle vittime di fronteggiare la precaria situazione economica personale, della famiglia, della propria azienda o attività commerciale. La perdita del posto di lavoro, recente o di lunga data, rappresenta la seconda motivazione che ha spinto 25 persone al suicidio (28,1%); seguono ancora la difficoltà di saldare i debiti verso l’erario (14,6%) ed infine il ritardo dei pagamenti da parte dei committenti che hanno portato le aziende in una situazione di liquidità insufficiente per poter proseguire la propria attività (7,9%). La problematica situazione economica risulta la motivazione principale anche per i tentati suicidi; sono infatti 31 le persone che dall’inizio dell’anno hanno cercato di uccidersi perché oberate dai debiti o perché non sono riuscite a risollevare le sorti della propria azienda. Sono 12 i tentativi di suicidio registrati a causa della perdita del lavoro, mentre sono state 5 le persone che hanno cercato di togliersi la vita per i debiti accumulati verso l’erario

Fonte:  http://www.lindipendenza.com/

martedì 5 marzo 2013

L'OSTETRICA CORAGGIOSA CHE FECE NASCERE LA VITA ANCHE AD AUSCHWITZ

L'OSTETRICA CORAGGIOSA CHE FECE NASCERE LA VITA ANCHE AD AUSCHWITZ
Stanislawa Leszczynska rischiò la sua vita per far nascere i bambini (e battezzarli), avendo una sola certezza: l'ostetrica, il medico e i genitori devono sempre promuovere la vita (ecco il più bel video prolife: ''La vita umana prima meraviglia'')
di Paolo Risso
Lodz, in Polonia, anno 1896. I Leszczynski sono una famiglia del quartiere più povero della città. Una famiglia, però, ricchissima di fede e di affezione grande alla Madonna. Vi nasce una bambina: i genitori la chiamano Stanislawa, nome bene-augurante di purezza ed eroismo, che ricorda il nome del santo Patrono di Cracovia, Stanislao, vescovo e martire. Stanislawa cresce limpida e forte, libera e obbediente a Dio solo e a sua Madre, l'Immacolata. Nel 1908, con i genitori, emigra in Brasile, alla ricerca di lavoro e di pane. E' serena, felice di vivere: di vivere coerente alla sua Fede cattolica. Pochi anni dopo, ritornano in Polonia. Nel 1914, allo scoppio della "Grande Guerra", Stanislawa ha 18 anni: sospende i suoi studi e comincia a lavorare nel Comitato di aiuto ai poveri. Al mattino presto la Messa, alla sera il Rosario alla Madonna: per tutta la vita, saranno i suoi momenti fondamentali di incontro e di colloquio con Dio, ogni giorno. Nel 1922, raggiunto il diploma di ostetrica, svolto il tirocinio, inizia il suo delicato lavoro - vera missione - a servizio della vita nascente. Ama e stima la sua professione, sapendo di essere collaboratrice di Dio nel far nascere la vita. Ama perdutamente i bambini, in ognuno dei quali vede il volto di Gesù. La conoscono tutte le madri in attesa: a Lodz, dintorni e altri paesi, la chiamano senza tregua e le capita spesso di lavorare anche tre giorni consecutivi senza trovare tempo per dormire. Intanto entra nel Terz'Ordine Francescano e vive nel mondo, umile e semplice come san Francesco d'Assisi. Si incanta davanti alla bellezza della natura, ancor più davanti alla vita nascente. Dice spesso: "L'atto della nascita è la più bella estasi della natura". Si sposa con Bronislaw, un giovane uomo forte e buono: dal loro Matrimonio nascono quattro figli. Ma i suoi bambini - che adora - non le bastano. La sua casa è sempre piena di gente, di diseredati, di persone che la cercano per risolvere i propri fastidi. Stanislawa ha tempo e amore per tutti. Chiamata spesso per il suo servizio, impegnata in tante opere di bene, i suoi bambini sentono tuttavia che la loro mamma è sempre tutta per loro. Sembra impossibile, ma è un miracolo dell'amore sostenuto e alimentato da Gesù.

OSTETRICA AD AUSCHWITZ
Il 1° settembre 1939, Hitler fa invadere la Polonia. Durante l'occupazione dei tedeschi, la casa di Stanislawa e Bronislaw diventa il rifugio dei ricercati, in primo luogo per gli ebrei perseguitati. Bronislaw, tipografo, prepara di nascosto, per loro, vitto, abiti e documenti per mettersi in salvo. Nessuno ferma quei due coniugi, mossi dalla carità cristiana e dalla preghiera, sostenuti dalla Madonna, "la Vergine sempre fedele". Ma nella notte tra il 19 e il 20 febbraio 1943, la Gestapo scopre quelle attività e arresta Stanislawa e i suoi figli Sylvia, Stanislaw e Henryk. Il marito e il figlio più grande, Bronislaw junior, fuggono saltando dalla finestra. La madre e la figlia vengono deportate nel lager di Auschwitz. I due figli a Mauthausen. Il padre morirà durante l'insurrezione di Varsavia. Nel campo di concentramento Stanislawa riceve il numero 41335. Privata di tutto, riesce però a nascondere il suo certificato di ostetrica. Ad Auschwitz, tra le prigioniere, sono numerose le madri in attesa. I tedeschi hanno dato l'ordine di sopprimere ogni bambino che nasce. C'erano due "ostetriche", Klara e Pfani, e fino al maggio 1943 i bambini nati erano soppressi. Nel maggio 1943 si ammala Klara, l'infanticida. Stanislawa ferma il medico delle SS e gli mostra il certificato di ostetrica. L'uomo la guarda stupito, poi la manda nella "sala parto", all'interno di una baracca: al centro corre "una stufa" a forma di canale fatto di mattoni, circondata da trenta letti separati. Le donne partoriscono lì, tra un'indicibile miseria. Il capo del lager ordina a Stanislawa di uccidere tutti i bambini appena nati. Di ognuno occorre poter scrivere: "Nato morto". Stanislawa gli risponde, tagliente come una lama: "No, mai! Non si devono uccidere i bambini". Va nella baracca e comincia il suo lavoro. Ha soltanto un paio di forbici, un barattolo di medicinali, qualche benda... e un grande amore, un enorme coraggio insieme a una fiducia senza limiti nella Madonna. Per tremila volte, disubbidisce all'ordine di "Erode", quello di uccidere i bambini, e rischia la camera a gas. Aiuta tutte le mamme a far nascere i loro bambini, anche le donne ebree ai cui figli era persino proibito di tagliare il cordone ombelicale, perché dovevano essere buttati subito nel contenitore delle feci! Al primo bambino nato, Stanislawa dà il nome di Adam, il nome del primo uomo, come augurio di vita. Ella stessa li battezza versando sul loro capo l'acqua e dicendo le parole rituali: "Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Per il Battesimo, è prevista la pena di morte, ma ella non si arrende. Poi quei neonati vengono lasciati morire: dai nazisti che comandano il campo, non da lei! Ella è solo per far vivere! Mamma Stanislawa - così la chiamano nel lager - non si scoraggia e continua nel suo servizio, perché sa che "l'ostetrica, il medico, e i genitori e chiunque devono sempre promuovere la vita". Per le  madri in attesa, per i "suoi" bambini, lavora giorno e notte, nessun parto avviene senza di lei ed ella cerca in continuazione lenzuola, bende, fette di pane, medicinali; sempre mite, umile, buona. Non parla mai male di nessuno e ha un'unica "arma": l'amore di Gesù. Ogni giorno Stanislawa, con la sua fede forte e lieta, organizza la preghiera per tutti: spesso è il Rosario alla Madonna e, attorno a lei, lo recitano i detenuti e le detenute di Auschwitz. Così alla domenica si riuniscono ancora per meditare il Vangelo e per pregare, suscitando l'ira delle SS: ella è sempre il centro, una personalità eccezionale, in mezzo a tante crudeltà.

EWA, L'INIZIO DELLA VITA
Tra le donne in attesa, il 20 dicembre 1944, nella "sala parto" del lager giunge Jadwiga Machaj, prigioniera 87263. Presso la lunga stufa due donne stanno già partorendo. Le si avvicina Stanislawa: "E allora, figlia mia?". La sua voce le porta tanta pace. Le accarezza il volto, le chiede quanti anni ha, le racconta della sua famiglia di cui in quel momento ignora la sorte. Qualche momento dopo, la aiuta a partorire: "Hai una bellissima bambina! Come vuoi chiamarla?". "Non lo so". "Allora - dice l'ostetrica - chiamala Ewa, sarà l'inizio della vita". Poi versa sulla sua testolina l'acqua del Battesimo: "Ewa, io ti battezzo...". Per la piccola riesce a trovare una coperta di piume. Ewa sopravvive e le viene dato il numero 89243. Da quel giorno, poco alla volta, il rigore del campo si allenta, perché la guerra volge alla fine e per i nazisti è il tracollo. Stanislawa, nel 1945, torna a casa a Lodz, e riprende la sua missione di servizio alla vita, umile, semplice, senza mai atteggiarsi a eroina. Porta con sè un quaderno: Rapporto di un'ostetrica ad Auschwitz, un documento sconvolgente,  tragico. "Fra quegli orribili ricordi - ha scritto - nella mia coscienza è vivo questo pensiero: tutti i bambini nacquero vivi. Soltanto trenta sono sopravvissuti. In centinaia furono trasportati a Naklo per essere snazionalizzati, più di 1500 furono annegati da Klara e Pfani, circa mille morirono di fame e freddo. Offro il mio rapporto in nome di coloro che non poterono parlare al mondo dei torti subiti: in nome della madre, e di ogni bambino". Nel 1957, a Lodz, durante i festeggiamenti per la premiazione di alcune ostetriche, fra le quali Stanislawa, il figlio suo dottor Bronislaw, lesse il "Rapporto" scritto dalla madre, nel silenzio commosso e teso dei presenti. Molti superstiti, testimoni dell'operato della coraggiosa levatrice, confermarono quanto ella vi narrava. Un giorno del 1970, Ewa, la bambina nata nel lager, oramai 26enne, nel Teatro grande di Varsavia consegnò a Stanislawa un mazzo di fiori a nome dei bambini sopravvissuti. Stanislawa abbracciò tutti con uno sguardo di amore e di gioia, ripetendo più volte: "Come sono contenta che siate qui, come sono contenta!". Si spense l'11 marzo 1974, a 78 anni di età. Nella bara, la vestirono con l'abito di Terziaria francescana, come aveva voluto. Ai suoi funerali, tra migliaia di persone e di fiori, mons. Kulik disse che l'esistenza di Stanislawa era stata tutta un servizio alla vita e che, come Padre Kolbe aveva sacrificato la vita per un prigioniero, ella l'aveva sacrificata per ogni bambino fatto nascere. Alcuni anni dopo, le donne polacche, toccate dal suo esempio, fecero preparare un calice prezioso da offrire al Papa nella sua seconda visita in Polonia. Nel santuario della Madonna di Czestochowa, Giovanni Paolo II, un giorno di giugno 1983, ha celebrato la Messa con il grande calice offertogli, ornato di quattro immagini scolpite che rappresentano le donne più luminose della Polonia cattolica: santa Edvige di Slesia, la Beata Edvige Regina, la beata Maria Ledochowska e, ultima in ordine di tempo, ma non di eroismo, Stanislawa Leszczynska. Il calice del Cristo, il calice della Vita che non muore.

Nota di BastaBugie: vi presentiamo qui sotto il filmato "La vita umana prima meraviglia". Veramente stupendo da vedere e far vedere!
Può essere ordinato a "Centro di documentazione" 06 8620 2224 - cedocsol@hotmail.com





 
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, 09/12/2012
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2629
 

sabato 2 marzo 2013

Assalto portavalori, Roma come il far west: spari uccidono un bandito

1.3.13
Ucciso un bandito nel corso della sparatoria a Roma, durante l’assalto ad un portavalori alla Stazione Termini, in via Carlo Alberto. E’ Giorgio Frau, ex brigatista rosso. Una guardia giurata rimane ferita gravemente. Altri 2 banditi che tentano la fuga a piedi, vengono fermati dalle forze dell’ordine. 

Roma (youreporternews) - E’ l’ex brigatista rosso Giorgio Frau, 56enne, il bandito ucciso a colpi d’arma da fuoco, durante l’assalto al portavalori a Roma Termini, vicino alla basilica di Santa Maria Maggiore, venerdì intorno all’una del pomeriggio. Ferito un agente della guardia giurata, Domenico Antonino Di Silvo, ricoverata all’ospedale San Giovanni, non sarebbe in pericolo di vita. Roma centro per un attimo diventa come il far west, con turisti e passanti che all’udire dei colpi di pistola si nascondono all’interno dei negozi e dietro le automobili (guarda i video) .

Molti fra gli stranieri in visita alla basilica non capiscono cosa stia succedendo e vengono presi dal panico. I rapinatori giungono in via Carlo Alberto a bordo di uno scooter e si dirigono verso la Banca Popolare di Sondrio. Sono mascherati da impiegati delle poste.

Tentano l’assalto al furgone portavalori fuori dell’Istituto di credito, aprono il fuoco e inizia una sparatoria, con proiettili che mandano in frantumi le vetrine dei negozi, rischiando di colpire anche i passanti. Frau viene ucciso da una guardia giurata che risponde al fuoco dei banditi. Gli altri fuggono a bordo di un’auto, ma vengono bloccati dalle forze dell’ordine.

Giorgio Frau, passato alle brigate rosse negli anni ’80, aveva ricevuto una condanna al carcere, ma in seguito aveva ottenuto il beneficio del lavoro esterno, iniziando così a gestire in un pub della capitale, in via Enrico Fermi. 
Fonte: La Perfetta Letizia