sabato 31 dicembre 2011

Il presepe dei netturbini a Roma compie 40 anni. Il Cardinale Piacenza: " Il Natale non è una favola,,


Si rinnova come ogni a Roma la tradizione del Presepe dei Netturbini. E’ stato stamane il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, su mandato del Santo Padre, a presiedere la Messa nel 40.mo anniversario di questo ormai storico presidio della fede, collocato nella sede Ama di via dei Cavalleggeri, a due passi dalla Città del Vaticano.

Radio Vaticana - Il presepe è visitabile durante tutto l’anno, oltre che nel periodo natalizio. Presente alla cerimonia il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il servizio di Roberta Gisotti: ascolta

“Sarà il più bello di Roma e verrà a vederlo anche il Papa”, ne era convinto il netturbino Giuseppe Ianni, ideatore nel 1972 del presepe e che ancora oggi ne segue con amore l’allestimento:

"E' una grande emozione ed una grande gioia. E' sempre aperto e viene davvero tanta gente, da tutte le parti del mondo. Queste persone mi portano anche una pietra dal loro Paese, che viene poi incastonata nella parete".

Il primo Papa a visitarlo nel ’74 fu Paolo VI, poi Giovanni Paolo II dal ’78 al 2002 e Benedetto XVI nel 2006 ed ancora tra gli ospiti illustri Madre Teresa di Calcutta e il presidente Giorgio Napolitano; ben due milioni e mezzo i visitatori in 40 anni. "E’ un’emozione, per me, essere davanti a questo presepe", ha detto il cardinale Piacenza, dopo aver benedetto un grande dipinto della Madonna della Strada Patrona dei netturbini romani, realizzato dal capo squadra Francesco Palumbo. "Occorre fuggire", ha sottolineato il porporato, nell’omelia della Messa, "l’idea che il Natale sia una ‘bella favola’, come spesso i media vorrebbero farci credere, un’opera di convincimento diffuso ed insidioso, segno di uno sradicamento dalla cultura cristiana, organizzato e pianificato da matrici di potere nel mondo". "Davanti al presepe dobbiamo svuotarci dall’orgoglio e dall’egoismo – ha auspicato il cardinale Piacenza – e fare non solo qualche opera buona ma fare il bene, donando noi stessi".

Al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, abbiamo chiesto che cosa augurare in questo tempo di Natale ai romani che appaiono sempre più stressati dalla vita nella loro città:


"Dobbiamo uscire da una crisi economica che ci mette tutti a dura prova. Mette a dura prova l'amministrazione per la carenza delle risorse, mette a dura prova le famiglie e le imprese. Per uscire da questa crisi economica ci vuole un grande sforzo collettivo e si riesce a trovare una diversa armonia nella città se tutti partecipano, insieme, sia allo sviluppo economico sia alla cura, al decoro ed alla crescita di questa città. Qusto é il messaggio che viene oggi da questo Presepe dei netturbini romani. E' un grande messaggio di comunione fra l'Ama e la Città di Roma nel nome dei valori cristiani".



 

Fonte: http://www.laperfettaletizia.com/2011/12/il-presepe-dei-netturbini-roma-compie.html

giovedì 29 dicembre 2011

Lucca e le Mura: Itinerari del Risorgimento.

                                                                                                Lucca,  28 - 12 - 2011

A Lucca e precisamente alla casermetta San Colombano, nell' interno delle Mura, è stata allestita una mostra "Itinerari del Risorgimento" aperta dal 17-12-2011 al 17-03-2012. Nei giorni dal giovedi alla domenica , dalle ore 11.00 alle 18.00.  Questa mostra è stata  organizzata dal Comune di Lucca e vari enti.  Come vedete dalla foto, sono accanto al famoso pezzo di artiglieria
da 55 mm di tipo Piemontese del 1860, intitolato alla  Garibaldina Tonina Masanello.
Ringrazio il Presidente , Giannoni  Bruno,   della Associazione Historica Lucense .
E  i Garibaldini della Tito  Strocchi.
Non va dimenticato, che l' Italia è unita anche grazie a loro.
Visitando la mostra, viene donato un bellissimo catalogo  " Lucca e le Mura - Itinerari del Risorgimento,,




 

martedì 27 dicembre 2011

Alcune riflessioni sulla crisi Attuale e considerazioni sociologiche

Toscana Consumatori

Associazione Toscana a Difesa dei Consumatori

CAUSA CRISI ATTUALE = CARENZA TOTALE DI SOSTENIBILITA' NEL SISTEMA E IN PARTICOLARE:
1) RUOLO DEI SESSI.
2) TELEVISIONE.
3) INSOSTENIBILITA' DEL SISTEMA ECONOMICO/ENERGETICO.
4) CRISI CREDITO.
VEDIAMO NEL DETTAGLIO:
NEGLI ULTIMI 50 ANNI IL RUOLO DEI SESSI E' CAMBIATO IN MODO INCREDIBILE, CON UNA VERA E PROPRIA LIBERAZIONE DELLA DONNA; MA IL PREZZO DA PAGARE E' STATO ALTISSIMO OVVERO MAGGIORI CARICHI PER LE DONNE (LAVORO/FAMIGLIA), DISGREGAZIONE FAMILIARE, ECC..
IN SOSTANZA IL PROBLEMA E' LA CARENZA DI TEMPO, CAUSATA DALLA ARCAICA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E DAL LIVELLO DELLA RETRIBUZIONE ITALIANA RISPETTO A QUELLA DANESE O SVEDESE (L'IKEA HA 80% DEL PERSONALE PART-TIME, L'AZIENDA MEDIA ITALIANA SE VA BENE NE HA IL 3/5 %)
IL PERSONALE PART-TIME INOLTRE RENDE DI PIU' A LIVELLO DI ORARIO E L'AZIENDA RISPARMIA.
DANNI LEGATI A TELEVISIONE E MASS MEDIA SULLA VITA SOCIALE;
IN MEDIA IN UNA VITA SI TRASCORRE PIU' TEMPO DAVANTI ALLA TV CHE AL LAVORO, TEMPO SOTTRATTO A VITA SOCIALE, FAMIGLIA, ATTIVITA' PUBBLICA, SPORT, LETTURA, ECC.
DALLA TV VIENE INVIATA UNA REALTA' FALSATA IN CUI REGNA LA VIOLENZA LEGATA A FACILI GUADAGNI, O A FUTILI MOTIVI , CREANDO UNA DESENSIBILIZZAZIONE E SOPRATTUTTO UN EMULAZIONE DELLA STESSA.

LA DESENSIBILIZZAZIONE CI PORTA A CONSIDERARE CIO' CHE E' ESTREMO (OMICIDI, SUICIDI, DROGA, BULLISMO, PEDOFILIA, AGGRESSIONI, GUERRIGLIA URBANA, TERRORISMO, GUERRA,) COME SOSTANZIALMENTE NORMALE.
LA TELEVISIONE INNALZA IL NOSTRO LIVELLO DI VALUTAZIONE: OSSERVANDO IN FILM E SERIE TV VARIE LA VITA DEI SUPER RICCHI CI SENTIAMO NULLITA'.
TUTTO CIO' CI INDUCE A CREDERE CHE IL NOSTRO REDDITO NON E' MAI ABBASTANZA.
IL MESSAGGIO CHE NE DERIVA è SOSTANZIALMENTE: TU NON VAI BENE, IL TUO REDDITO NON VA BENE, IL TUO PARTNER NON VA BENE, LA TUA VITA NON VA BENE.
SEMBRANO ESAGERAZIONI? ALLORA COME MAI L'INDUSTRIA PUBBLICITARIA E' LA SECONDA AL MONDO DOPO QUELLA DEGLI ARMAMENTI. SE NON INFLUENZASSE I CONSUMATORI NESSUNA AZIENDA SPENDEREBBE TANTI SOLDI!!!
IN SOSTANZA UNA GRANDE INVENZIONE DI CUI ABBIAMO PERSO IL CONTROLLO E CHE CI FA SPENDERE DI PIU' PER IL FUTILE CHE PER L'UTILE E IL CREDITO AL CONSUMO AL CONSUMO SI E' MOLTIPLICATO DI 100 VOLTE IN UN DECENNIO.
Marco Santero
Per un Progetto di Ecostostenibilità

lunedì 26 dicembre 2011

Un paese pieno di EURO.

Lucca 26 12 2011
Ieri sono andato con la mia famiglia in giro per le caratteristiche vallate della
media valle della Garfagnana, in provincia di Lucca, siamo andati per visitare i
bellissimi presepi che tutti gli anni preparano con statuine create nella zona.
Paesi ben curati, abitanti accoglienti, con trattorie tipiche, legati alle loro tradizioni culinarie,
con prodotti locali , dove l' assaggio rende giustizia, farro garfagnino, la torta di castagne,
per non parlare dei salumi e formaggi. Ma non si sono fermati sono a prodotti culinari,
 l' industria è andata avanti producendo vari materiali e  si è integrata molto bene nel territorio.
A Mologno, in comune di Barga, c'è  un cartello su una strada del paese , che riporta
la scritta come vedete dalla foto " FORNACI... il paese dove nasce l' euro. ,,
Nella zona c'è una grande fabbrica, dove dal 2002, conia le monete di euri .
Per motivi di privacy, non menziono la grande azienda.  Questo paese dista da Lucca,
la mia città circa 25 km.

sabato 24 dicembre 2011

A Roma 50.000 nuovi poveri. E scoppia l' emergenza casa: 220.000 l' hanno persa nell' ultimo decennio

65.000 sfratti, 56.000 per morosità: 220.000 famiglie italiane hanno già perso la loro casa negli ultimi dieci anni.

Volontariatoggi - Mario Marazziti, nella presentazione della nuova edizione, la ventiduesima, della Guida “Dove mangiare, dormire, lavarsi” -la cosiddetta “Guida Michelin per i poveri” (500 indirizzi della solidarietà, un vero e proprio vademecum della sopravvivenza nella Capitale, che esce anche in altre città, da Buenos Aires a Barcellona)- ha segnalato una specificità italiana e un grande rischio nell’attuale difficoltà economica del Paese: che 2.000 nuove famiglie a Roma possano perdere la casa entro il 2012 e che più di 50.000 nuove famiglie possano andare ad ingrossare le file dei “nuovi poveri”. Poveri strutturali, senza casa e senza lavoro.

La Comunità di sant’Egidio ha lanciato la proposta di creare tavoli presso le Prefetture per sospendere temporaneamente gli sfratti per morosità rinegoziando debiti e affitti. Moratoria per gli affitti e per gli sfratti è il centro della proposta della Comunità di Sant’Egidio sul tipo di quanto è avvenuto per la rinegoziazione dei mutui e la sospensione dei pagamenti nella grande crisi bancaria degli anni scorsi.

LA GUIDA PER I POVERI – La 22a edizione è stampata in 13.000 copie ed è realizzata con il contributo delle Ferrovie dello Stato. La Guida “Dove mangiare, dormire, lavarsi” è pubblicata a Roma, Firenze, Genova, Milano, Napoli. Ma anche in Europa (Barcellona e Madrid) e in America Latina, a Buenos Aires. Contiene 224 pagine, 14 sezioni e circa 500 indirizzi. Complessivamente ci sono 34 mense, cene per la strada offerte da 30 organismi di volontariato, 36 centri in cui dormire, servizi doccia, luoghi dove curarsi, centri di ascolto, ambulatori, scuole per stranieri, corsi, centri di aiuto per alcolisti e tossicodipendenti, comunità parrocchiali. Inoltre da quest’anno il comune mette a disposizione una casa di accoglienza per padri separati e centri “H2″” per le persone con fragilità socio-sanitaria.

Fonte:http://www.laperfettaletizia.com/2011/12/roma-50000-nuovi-poveri-e-scoppia.html

mercoledì 21 dicembre 2011

Meditazioni: " e la luce brillò nelle tenebre..." di Plinio Corrèa de Oliveira

Tuttavia ha preferito essere uomo, farsi carne, appartenere per l’umanità alla discendenza di Adamo. Dono assolutamente gratuito, per noi nobilitante, d’ineffabile valore, punto di partenza storico di altri doni a noi dati, anch’essi insondabili.
Così, nella previsione che il Verbo si sarebbe incarnato, la Provvidenza ha creato un essere che in sé conteneva perfezioni maggiori di quelle di tutto l’universo nel suo insieme, e per esso ha sospeso la successione ereditaria del peccato originale. Dei meriti previsti nella Redenzione si nutre la virtù di tutti i giusti della legge antica. Ma quella moltitudine era seduta “alle soglie della morte” (Sl. 107,18), in attesa che per tutti noi si immolasse l’Agnello di Dio.
Non soltanto loro attendevano a pie’ fermo. Attendeva a pie’ fermo, se possiamo dirlo, la storia intera in muta trepidazione. Al momento della nascita di Gesù Cristo, il mondo conosciuto viveva in un periodo di epilogo. Era fiorito l’Egitto, ma raggiunto un certo culmine crollò. Lo stesso si può dire di diversi altri popoli: caldei, persiani, fenici, sciiti, greci e tanti altri. Infine, anche i romani erano sul punto di imboccare la via di un lungo tramonto che, con periodi di rapida decadenza, di stagnazioni più o meno lunghe, di effimere reazioni, li avrebbe condotti da Augusto al suo lontano successore e miserevole omonimo Romolo Augustolo.
Tutti questi imperi erano saliti abbastanza in alto per testimoniare la profondità e la varietà dei talenti e delle capacità dei rispettivi popoli. Ma il pari livello che più o meno tutti avevano raggiunto non soddisfaceva alle aspirazioni degli animi più nobili. Sembrerebbe che queste magnifiche civiltà abbiano fatto risaltare non tanto ciò che avevano, ma quanto loro mancava. Nonché l’inguaribile incapacità del talento, della ricchezza e della forza degli uomini per costruire un mondo degno di loro.
Tutto ciò creava in Asia, in Africa e in Europa un’irrespirabile atmosfera che accresceva il tormento degli schiavi nella loro già tanto miserevole vita e minava segretamente i piaceri e i godimenti dei ricchi. Oppressione imponderabile ma onnipresente, impalpabile ma evidente, indescrivibile ma molto definita. Il corso della storia si era arenato in un pantano di corruzione, pieno dei ruderi del passato, in cui spiccavano le miserie dell’esistenza. Così vediamo nel terreno politico la fine di una lotta fra due espressioni della demagogia: quella anarchica e di piazza oppure quella militare e dispotica.
Nel campo culturale, lo scetticismo religioso che divora le antiche idolatrie. Nel campo internazionale, le vecchie patrie che vanno a disgregarsi nel contenitore dell’Impero, per dare vita a quell’inorganico moloc cosmopolita in cui ebbe a trasformarsi Roma. Nel terreno morale, si vede la depravazione dei costumi dominare la vita quotidiana. Nel terreno sociale, l’oro inalberato a supremo valore. Per quanti erano ben inseriti le cose procedevano gradevolmente, all’apparenza. Ma in tali epoche, i “ben inseriti” sono la feccia morale e intellettuale delle società. E proprio i migliori patiscono i mille tormenti di situazioni immeritate e inadeguate.
Che dire poi del quadro del popolo eletto nel momento in cui il Verbo si incarnò? Erode cingeva il diadema di re. Tuttavia era uno scellerato, fra i peggiori del regno, mediocre, bramoso, crudele, consapevole strumento dell’oppressore per illudere gli ebrei con le apparenze di una vana regalità. I sacerdoti erano, per quanto riguarda lo spirito di fede, la sincerità e il disinteresse, la scoria della Sinagoga. La casa reale di Davide viveva nel disprezzo e nella maggiore oscurità. I giusti erano gli “emarginati” di quell’ordine di cose così fondamentalmente cattivo che finì con l’uccidere il Giusto. Cosa mancava? Era la fine.
Fu proprio nelle tenebre di questa fine che, quando meno si pensava e dove meno si sperava, si accese una luce molto pura. In questa luce c’era l’annuncio dell’ora dell’Incarnazione, la promessa implicita della Redenzione tanto attesa e della nuova era che sarebbe iniziata per il mondo con l’incendio della Pentecoste. E’ lo splendore di questa luce ad avviare nelle tenebre un’aurora che si trasforma trionfalmente in giorno, è il cantico di meraviglia e di speranza davanti a questo rinnovamento spirituale, l’anelito e la pregustazione di un nuovo ordine basato sulla fede e sulla virtù, contemplato dai fedeli di tutti i secoli quando i loro occhi si posano sul Dio Bambino il quale, disteso sulla mangiatoia, sorride pieno di tenerezza alla Vergine Madre e al suo castissimo sposo.
Una significativa analogia
Anche oggi un’immensa oppressione pesa su di noi. Inutile cercare di nascondersi la gravità dell’ora, suonando le nacchere e i tamburelli di un ottimismo senza riscontri nella realtà. Con l’unica differenza dell’esistenza della Santa Chiesa, la situazione del mondo è oggi terribilmente simile a quella del tempo in cui avvenne il primo Natale. (…) Abbiamo la Chiesa, è vero. Ma questa augusta e soprannaturale presenza non salva se non nella misura in cui gli uomini accettano la sua influenza. (…)
Ora, qual è la situazione della Chiesa ai nostri giorni? Ci viene da sorridere, o piuttosto da piangere, quando qualcuno ci dice che è buona. Certo che per alcuni versi può dirsi buona. Così come si potrebbe dire che nella Domenica delle Palme era grande l’entusiasmo del popolo per Nostro Signore.
Ma dire che la situazione della Chiesa è oggi buona, visti nel loro insieme i fattori positivi e negativi, costituisce un affronto alla verità. Infatti è buona per la Chiesa solo la situazione in cui la cultura, le leggi, le istituzioni, la vita domestica e particolare dei singoli si conformano alla legge di Dio. Cioè, quel che oggi non avviene, e questo è più chiaro del sole. Perché allora coprire il sole con un colabrodo?
E’ comprensibile che i “ben inseriti” desiderino il perdurare di questa lenta agonia. (…) Ma anch’essi non possono eludere il malessere profondo del momento, e non possono non tremare di fronte ai lampi che sempre più frequenti esplodono nell’atmosfera satura.
Tuttavia, dall’alto di quella sacra montagna che è la Chiesa, si erge l’immagine materna e malinconica della Madonna di Fatima, incoronata dal legato del papa Pio XII. Da lei partono per il mondo oppresso raggi di speranza. Speranza analoga a quella portata dalla Buona Novella all’umanità antica. Sono raggi che scaturiscono dalla Chiesa e quindi da Gesù Cristo. Chiarori che prolungano e riaffermano quelli della prima notte di Natale.
“Infine il mio Cuore Immacolato trionferà”, ha detto la Vergine nella sua terza apparizione alla Cova da Iria.
O neo paganesimo, mille volte peggio del paganesimo antico, i tuoi giorni sono contati! Crollerà il potere sovietico così come crollerà l’influenza della Rivoluzione in Occidente. La Madonna lo ha detto. E davanti a Lei niente possono i grandi della terra e i prìncipi delle tenebre.
E che cosa può essere il trionfo del Cuore Immacolato se non il regno della Vergine Maria previsto da San Luigi Maria Grignion de Montfort? E questo regno che cosa potrebbe essere se non quella era di virtù in cui l’umanità, riconciliata con Dio, nel grembo della Chiesa, vivrà secondo la Sua legge preparandosi alle glorie del Cielo?
Nella notte di Natale di questo travagliato 1957, non pensiamo né agli “sputnik” né alle bombe all’idrogeno, se non per confermarci nella convinzione che Gesù Cristo ha vinto per sempre il mondo e la carne, e prepara giorni della più alta gloria per la sua Madre Immacolata, che risplenderanno dopo terribili prove.

Fonte:http://www.corrispondenzaromana.it/meditazioni-%e2%80%9ce-la-luce-brillo-nelle-tenebre-%e2%80%9d-di-plinio-correa-de-oliveira/#more-5320

sabato 17 dicembre 2011

Un po' di storia dell' Africa.

La ricostruzione storica dell’Africa incontra l’ostacolo delle fonti scritte essendo il popolo africano caratteristico della “civiltà della parola”. In molte parti del continente, soprattutto nella cosiddetta “Africa nera” (a sud del Sahara), i primi scritti appaiono soltanto con l’arrivo degli arabi, per raddoppiarsi poi con la presenza degli europei. Ad ogni modo nonostante la mancanza di fonti scritte anche l’Africa ha ricostruito la sua storia tramandandola nei racconti orali e mantenendola nella memoria collettiva attraverso l’esperienza umana dei suoi abitanti.
 L’Africa è considerata oggi senza alcun dubbio la “culla dell’umanità” essendo stata abitata già 6 millenni prima di Cristo, ma l’ambiente ostile allo sviluppo dell’agricoltura, la bassa resa dei suoli, le grandi distanze, la povertà e l’arretratezza dei mezzi di trasporto sono state difficoltà che sin da subito hanno mantenuto il continente africano in una posizione di sottosviluppo rispetto al resto del mondo. Spesso le difficoltà legate al clima e all’ambiente sono state poste alla base delle giustificazioni con le quali si è cercato di spiegare le cause dell’inferiorità economica e culturale del paese. Alla scarsezza dell’acqua e ai problemi legati al clima si aggiunse la povertà del suolo che non bastava per il sostentamento della popolazione costretta a continui spostamenti.
 I primi abitanti del continente furono pastori e agricoltori che occuparono diversi tipi di habitat formando delle società semplici. Una delle caratteristiche dell’Africa è quella che, a differenza di quanto avvenne nelle altre parti del mondo, la pastorizia ha preceduto l’agricoltura, che è nata molto più tardi e spesso ad integrazione dell’allevamento; inoltre l’agricoltura in Africa, ad eccezione dell’Egitto e del Maghreb, si è sempre basata sulla produzione di cereali non ad alta resa.
 L’espansione delle popolazioni bantu mostra come anche in Africa ci sia stato un avanzamento degli agricoltori a scapito dei cacciatori. Ad ogni modo, sia l’agricoltura, sia la pastorizia sono sempre state a rischio viste le numerose e frequenti malattie che colpivano l’uomo e il bestiame; di fronte a queste difficoltà molte popolazioni si sono estinte senza lasciare significative tracce.
 In alcune aree del continente, almeno fino al 1500, si è spesso creato tra pastori e agricoltori un sistema di scambi e sinergie che ha permesso loro di sopravvivere.
In Africa molte vie commerciali, quali quelle attraverso il Sahara o quelle sulle coste orientali (mar Rosso), erano attive già da tempi molto antichi e vennero poi intensificate sia con l’introduzione del cammello che con l’arrivo degli arabi. Il commercio di quegli anni riguardava principalmente il sale, l’oro e gli schiavi.
 Sulle coste dell’Africa nacquero delle vere e proprie città-stato in cui convivevano elementi indigeni e arabi, dall’incontro dei quali ebbero origine alcune culture, una fra tutte quella swahili.
 Alla luce di quanto detto, l’Africa, già prima dell’arrivo degli europei, era inserita in un complesso sistema commerciale che abbracciava anche gli stati europei, quelli arabi e quelli del lontano Oriente. Come dimostrarono poi le vicende che coinvolsero i paesi africani negli anni, fu proprio la presenza nel continente di beni pregiati ad alimentare l’esplorazione, il controllo e lo sfruttamento dei territori africani da parte degli europei. Accanto a molte società rette da capi, l’Africa conobbe anche un’ampia gamma di stati precoloniali. L’Egitto, ad esempio, per tutto questo primo periodo della storia africana, è stato molto ambito tanto da dover subire diverse dominazioni senza però mai perdere la sua forma di stato centralizzato; una sua diretta filiazione può essere considerato lo stato di Kush e il regno di Assum, le cui vicende dinastiche portarono alla formazione del regno etiopico.
 Dopo la nascita dell’Islam, sorsero un’altra vasta gamma di stati africani di derivazione araba: i sultanati del Maghreb, l’Egitto arabo, le città-stato swahili.
 Per quanto riguarda invece gli stati dell’Africa subsahariana è possibile distinguere varie tipologie e raggruppamenti; mentre nell’Africa occidentale le forme statali più antiche risalgono al 400 D.C. Nell’Africa centrale, i primi regni nascono tra il 1300 e il 1400 d.C. e alcuni sopravvivono fino all’arrivo degli europei. L’Africa meridionale adotta invece il sistema della società stratificata e statale tra il 650 e 900 d.C
Gli stati dell’Africa centrale e meridionale, rispetto a quelli dell’Africa occidentale, non hanno quasi rapporti con il mondo musulmano.
 L’arrivo degli europei ebbe delle conseguenze spesso disastrose sia sulle popolazioni sia sul territorio, con loro si assiste allo sviluppo delle guerre di razzia. Uomini di origine africana venivano prelevati dai loro sistemi sociali semplici per essere venduti come schiavi all’interno delle maggiori direttrici di traffici del continente; questo fenomeno incentivò e sviluppò i conflitti tra popolazioni diverse e contro le etnie più deboli economicamente e meno protette dalla loro organizzazione sociale. La presenza degli europei modificò il carattere di queste guerre.
 Gli schiavi venivano venduti per lo più nel mondo arabo ma erano anche utilizzati in altre realtà africane.
 Il commercio degli schiavi assunse una dimensione triangolare che per oltre tre secoli coinvolse tre diversi continenti: l’Europa forniva ai capi africani tessuti, acquavite e armi da fuoco; l’Africa schiavi all’America; e quest’ultima metalli preziosi, materie prime e prodotti coloniali all’Europa. Per tre secoli la tratta degli schiavi fornì all’Europa il necessario accumulo di capitale grazie al quale larghi strati della sua popolazione riuscirono a raggiungere un elevato tenore di vita. Agli inizi dell’800 emersero vari fenomeni che condussero alla progressiva abolizione della schiavitù; uno di questi fu la diffusione degli ideali trasmessi dalla civiltà dei Lumi. La prima nazione a mettere in atto il bando fu l’Inghilterra (1807) seguita dagli Stati Uniti (1808), dall’Olanda (1814) e dalla Francia (1817). Oltre alla diffusione di nuovi ideali contribuirono anche motivi economici.
 Il commercio degli schiavi coinvolse inoltre arie amplissime dell’entroterra, aumentando la frequenza di guerre e l’uso di violenza e sopraffazione. La maggior parte delle società semplici scomparvero in seguito alle guerre tra gli stati che perseguivano fini espansionistici; la presenza degli europei produsse il genocidio di alcune popolazioni. Nello stesso periodo nacque una nuova identità etnica basata sul conflitto e sull’individuazione degli “altri” come ostili. Questo diffuso stato di violenza venne incentivato e sostenuto dagli europei che si preparavano alla conquista del territorio, giustificata con la necessità di portare forme di civiltà più avanzata al popolo selvaggio africano.
 L’Africa divenne così il territorio dove le potenze europee si confrontavano per dare prova della loro forza economica; colonizzare l’Africa diventava una vera e propria missione.
 Nel 1869 venne completato il canale di Suez e questo segnò una svolta accelerante della tensione tra Gran Bretagna e Francia aggravata in seguito dall’entrata in scena del Belgio e della Germania.
 La conferenza di Bruxelles, convocata da Leopoldo II nel 1876, diede il via alla spartizione dell’Africa che avvenne però in modo disordinato e rapido.
 Di fronte all’aggressività europea gli stati africani cercarono di resistere ma in modo debole, tanto da lasciare spazio a forme di collaborazione messe in atto da ristrette élite locali che arrivarono a chiedere alle nazioni occupanti aiuto e protezione contro i nemici interni.
 In concomitanza con l’occupazione europea si abbatté sulle popolazioni africane una catastrofe ecologica che produsse impoverimento, carestia, siccità ed epidemie.
 Nella zona dell’Africa occidentale l’antagonismo anglo-francese coinvolse e sconvolse le società africane. Alla vigilia della prima guerra mondiale la nuova geopolitica dell’Africa occidentale era la seguente: Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Mauritania, Alto Volta, Niger, Dahomey, Ciad, parte del Congo si trovavano sotto la dominazione francese; Gambia, Sierra Leone, Costa d’Oro, Nigeria diventavano colonie inglesi; Togo e Camerun erano colonie tedesche. L’unico stato a rimanere indipendente era la Liberia che venne proclamata repubblica indipendente nel 1847.
 Per quanto riguarda l’Africa orientale, fino al 1884, non risultò esserci stato nessun insediamento europeo, tranne per quanto riguarda il Mozambico occupato sin dal XVI secolo dal Portogallo e, il Madagascar a cui era interessata la Francia.
 Nell’Africa centrale si assistette invece ad un brutale sfruttamento delle popolazioni locali impiegate nella produzione della gomma naturale importante per la produzione di pneumatici.

Fonte: http://www.africandando.com/storia_africa.asp

giovedì 15 dicembre 2011

Aumentano gli imprenditori stranieri in Italia. Per loro nasce " Start it up,,



Per rilanciare la crescita e lo sviluppo è indispensabile che le imprese intensifichino gli investimenti in Italia, puntando sull'innovazione e le potenzialità che può esprimere il Sud.

Radio Vaticana - Così il presidente della Repubblica Napolitano, in un messaggio in occasione della presentazione del nuovo treno ad alta velocità della società privata Ntv .
Intanto, nonostante la crisi, aumenta in Italia il numero di imprese avviate da cittadini extracomunitari. A sostegno di questa nuova imprenditorialità a partire dal 2012 prenderà il via il progetto Start it Up rivolto a 400 immigrati regolari e nato in collaborazione tra Ministero del Lavoro e Unioncamere. Cosa si propone questa iniziativa? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Claudio Gagliardi, segretario generale Unioncamere: ascolta

R. – Vuole favorire l’integrazione degli immigrati del nostro Paese attraverso la strada dell’impresa sia sotto forma dell’auto-impiego sia sotto forma di imprese organizzate, che poi sono in grado anche di generare nuova occupazione, nuovo lavoro.

D. – Da chi è rappresentata oggi l’imprenditoria straniera e quale contributo offre all’economia nazionale?


R. – Gli occupati immigrati in Italia garantiscono il 12 per cento del nostro pil nei settori che riguardano il commercio, l’edilizia, il manifatturiero e la ristorazione. Il progetto sarà dedicato in particolare a cittadini che provengono da Paesi al di fuori dell’Unione Europea e se guardiamo a questo tipo di nazionalità, da citare sicuramente ci sono quella marocchina e quella cinese, tra le più dinamiche a creare imprese in Italia.

D. – In che cosa consistono i servizi di accompagnamento, previsti dal progetto Start it up?


R. – I servizi di accompagnamento sono rivolti anzitutto a strutturare bene l’idea imprenditoriale da cui nasce l’impresa. Ci saranno anche servizi di formazione, per dare le basi nella gestione di un’organizzazione imprenditoriale, ancorché di piccole dimensioni; poi servizi che riguarderanno la semplificazione amministrativa, quindi un accompagnamento a muoversi all’interno della burocrazia e infine servizi di accesso al microcredito. (ap)

Fonte:
http://www.laperfettaletizia.com/2011/12/aumentano-gli-imprenditori-stranieri-in.html

mercoledì 14 dicembre 2011

La Cina supera la Banca mondiale per gli aiuti all' Africa

Continua a crescere il flusso di denaro cinese investito nel continente africano

PeaceReporter - La Cina ha superato nel 2010 la Banca Mondiale come flusso di capitali prestati al continente africano, secondo l'organizzazione non-profit americana Asia Society. Nel 2010 la Banca Mondiale ha attivato linee di credito per 11,4 miliardi di dollari a 36 paesi africani, mentre la Cina, primo partner commerciale dell'Africa, ha prestato al solo Ghana 13 miliardi di dollari. Nel 2010 Pechino ha prestato 743 milioni di dollari al Camerun contro il contributo di 30 milioni di dollari della Banca Mondiale.

La politica di Pechino ha sollevato negli ultimi anni la critica che, in realtà, si tratterebbe di una nuova forma di imperialismo. Secondo Chris Alden, esperto dell'argomento e autore del libro China in Africa "I soldi non circolano in Angola, ma restano nel circuito cinese".

Ma per molti, invece, l'intervento cinese ha aspetti positivi. Hannah Erdinger, della Frontier Advisory di Johannesburg, una societa di consulenza, ammette che "i tradizionali partner del continente, in particolare le ex potenze coloniali, hanno smesso di investire nel settore delle infrastrutture, e questo è un vuoto che deve essere colmato". Per il governatore della banca centrale dello Zimbabwe, Gideon Gono, lo yuan è una moneta più stabile del debole dollaro o dell'euro

Fonte: http://www.laperfettaletizia.com/2011/12/la-cina-supera-la-banca-mondiale-per.html
È disponibile il nuovo saggio di Orazio Ferrara “Quei ragazzi tricolori / i movimenti a destra e dintorni da Giovane Italia ad Avanguardia Nazionale” Aviani & Aviani editori, Udine 2011.

Un libro controcorrente sui movimenti giovanili della Destra in Italia dal dopoguerra agli anni Settanta. Dai giovanissimi monarchici massacrati dai celerini e dalle autoblinde del ministro Romita nella Napoli del 1946, ai ragazzi tricolori della Giovane Italia, la cui carta di fondazione del ’54, ispirata dal filosofo tradizionalista Julius Evola, recitava “… noi concepiamo la giovinezza non come dato anagrafico e fatto biologico, ma essenzialmente come attitudine spirituale, come tono e stile di vita. Essa è definita dall'entusiasmo e dalla generosità di chi segue un ideale per solo amore di questo ideale […..] La giovinezza - la nostra giovinezza - si dichiara pertanto per una visione spirituale eroica ed agonistica della vita. Essa rigetta ogni specie di materialismo, di mito economico o scolastico, in tutti i domini. Essa nell'americanismo e nel bolscevismo vede due facce dello stesso male, non già i termini di una scelta ..”. Dai militanti di Giovane Europa impegnati nella costruzione del mito dell’Europa Nazione, agli scanzonati goliardi del FUAN, per anni prima forza politica in tanti Atenei, ai giovani di Avanguardia Nazionale, di cui molti si persero tra le sabbie mobili dell’opzione militarista.

formato: 16x22
152 pagine, con numerose foto
prezzo: € 18

c/o Aviani & Aviani editori
Via Tricesimo, 184/7
33100 UDINE
email: avianifulvio@tin.it
telefono: 0432.884057
mobile: 348.9056272
fax: 0432.479918

Per salvare un cuore ci vuole il tuo intervento

Torna “Babbo Natale per un giorno”, l’evento della Fondazione “aiutare i bambini” che quest’anno raccoglie fondi per operare al cuore i bambini malati dei Paesi più poveri 26 e 27 novembre 2011 nelle piazze di tutta Italia

Milano - A Natale, si dice, “siamo tutti più buoni”. Un’ottima occasione per dimostrarlo è raccogliere l’invito della Fondazione “aiutare i bambini” per la settima edizione dell’evento nazionale di piazza “Babbo Natale per un giorno”. Quest’anno i fondi raccolti andranno a favore del progetto “Cuore di bimbi”, per operare i bambini affetti da gravi patologie cardiache che nascono nei Paesi poveri.

Con una piccola donazione, tutti potranno fare il loro importante “intervento al cuore del Natale”: basta recarsi sabato 26 o domenica 27 novembre in uno dei 150 banchetti allestiti nelle principali piazze italiane (per sapere dove www.aiutareibambini.it). In segno di ringraziamento per il vostro contributo i volontari di “aiutare i bambini” vi daranno in dono un addobbo a forma di cuore per abbellire il vostro albero natalizio.

Nel mondo ogni anno nascono un milione di bambini affetti da gravi cardiopatie, di cui 800.000 hanno poche speranze di sopravvivere perché nel loro Paese mancano i medici o le strutture ospedaliere per operarli. Per questo “aiutare i bambini” attraverso il progetto “Cuore di bimbi” dal 2005 realizza missioni di medici italiani volontari all’estero in Paesi come India, Nepal, Kazakistan, Uzbekistan, Cameroun. Altri bambini vengono portati in Italia. In questo modo sono già stati operati 350 bambini cardiopatici, più altre migliaia di bambini che grazie ad una visita hanno avuto una diagnosi corretta e una cura. Grazie ai fondi raccolti con “Babbo Natale per un giorno”, tanti altri bambini potranno essere salvati.

Anche quest’anno la Fondazione “aiutare i bambini” può contare sul sostegno dei testimonial Anna Valle, Federica Panicucci, Max Pisu, Leo Gullotta, Neri Marcorè, Elio e le storie tese, gli Zero Assoluto, Giuseppe Colucci, che hanno aderito con entusiasmo indossando il cappello di Babbo Natale, simbolo dell’iniziativa. “aiutare i bambini” ringrazia i testimonial e gli sponsor che supportano l’evento: Kairos e Penny Market.

Fonte: http://www.laperfettaletizia.com/2011/11/per-salvare-un-cuore-ci-vuole-il-tuo_25.html

martedì 13 dicembre 2011

Il pericolo della delegittimazione del Parlamento

bandiera_PTP.pngVogliamo subito precisare una cosa:questa classe politica incapace ed inefficiente difronte agli interessi delle multinazionali, delle banche e della tecnocrazia europeista a guida franco germanica, noi non la difendiamo in nessuna maniera, anche perchè molti di loro per anni hanno ciarlato contro la finanza internazionale ed ora sostengono un governo espressione di essa. Ma quello che sta avvenendo in queste ore non delegittima il singolo politico o il singolo partito ma l'intero Parlamento, infatti con la polemica sui vitalizzi, sugli stipendi e sui priviligge, certamente impropri e da ridurre drasticamente, si rischia che passi il messaggio pericolosissimo che in fin dei conti il Parlamento, espressione della volontà popolare, sia un organo inutile, un peso ed un costo improrio per il ruolo che svolge. Questo pensiero è l'anticamera di una dittatura delle oligarchie tecnicistiche, che vorrebbero il controllo assoluto sulle nostre vite tagliando fuori la volontà popolare ed operando indisturbati sulle nostre teste. Il Parlamento è l'organo di rappresentanza attraverso cui si esprime la sovranità popolare, a cui è delegato dagli ITALIANI il potere di legiferare in ossequio al mandato ricevuto nelle libere elezioni. Noi difendiamo l'auotorevolezza, l'autonomia e i poteri del Parlamento, anche se all'interno sono presenti deputati poco capaci, ma pur sempre espressione di libere consultazioni democratiche. Se si comincia l'opera delatoria e demolitoria, anche con il concorso delle altre istituzioni repubblicane, di delegittimazione progressiva di questo ruolo essenziale che nella nostra costituzione gli è affidato l'Italia si avvia verso una forma dittatoriale in cui governo non rende conto al Popolo ma ai poteri forti, più o meno occulti, che lo stostengono. I parlamentari possono essere sostituiti, ma il Parlamento no!

Fonte: http://partitotradizionalpopolare.myblog.it/

domenica 11 dicembre 2011

Padova, 17 Dicembre


                                                                     
                                          
17 dicembre
Padova alle 20.45 sala Polivalente del Museo dell'Internamento (Viale dell'Internato Ignoto, 11) il Museo dell'Internamento,
l'Anei (Ass. naz. ex deportati ) e il Consiglio Pastorale Parrocchiale di San Gaetano con il contributo del Quartiere 3 organizzano un incontro: "Una stella... la speranza, l'esempio di Giorgio Perlasca" con l'intervento di Franco Perlasca. Verrà proiettato il filmato
La storia maestra di vita: l’esempio di Giorgio Perlasca, Giusto fra le Nazioni “, coordinamento storico didattico di Piero Angela 




venerdì 9 dicembre 2011

Donne afhgane vittime di violenze e abusi come al tempo dei talebani

A Kunduz un leader locale lancia acido su un’intera famiglia per il rifiuto del padre a far sposare la figlia. Fonti di AsiaNews denunciano il persistere di una cultura tribale islamica al di sopra delle leggi civili e del rispetto dei diritti umani. Oltre il 50% delle detenute afghane è in carcere per adulterio.

Asianews (Kabul) - I casi di lapidazione, le violenze e gli arresti per adulterio mostrano che l’Afghanistan del presidente Karzai non è diverso da quello dei talebani per quanto riguarda i diritti delle donne. Lo scorso 30 novembre a Kunduz nel nord del Paese, il capo di una gang locale ha spruzzato dell’acido su un’intera famiglia perché il padre si era rifiutato di concedergli in sposa una delle tre figlie. Tutti i membri sono stati trasportati nel locale ospedale per curare le ustioni. A tutt’oggi l’uomo e la figlia più piccola sono in pericolo di vita.

La polizia ha avviato le indagini, ma secondo fonti locali gli agenti hanno paura e non vi sarà nessun arresto. Testimoni del villaggio raccontano che il capo della gang è in realtà un membro degli Arbakis, gruppo paramilitare nato per combattere i talebani nel nord dell’Afghanistan. Per il loro ruolo, polizia e popolazione li considerano al di sopra della legge, nonostante siano accusati di uccisioni sommarie, stupri e violenze.

Fonti di AsiaNews fanno notare che a 10 anni dalla caduta dei talebani, il Paese è ancora preda dell’islam radicale e delle tradizioni tribali. La popolazione considera la sharia come l’unica legge valida, non le leggi dei Paesi civili. A farne le spese sono soprattutto le donne. Per loro è proibito andare a scuola, scegliere il marito, avere un lavoro. Chi rimane vedova è espulsa dalla famiglia, tutti i suoi beni vengono requisiti.

Secondo un recente rapporto dell’associazione britannica Womankind Worldwide, più del 50% delle detenute afghane è in carcere per aver commesso adulterio. Lo scorso 10 novembre a Ghazni (138 km a sud ovest di Kabul), un gruppo di uomini aizzati dall’imam locale ha lapidato a morte due donne, una giovane vedova e la figlia, considerate adultere. Il fatto è avvenuto a 300 metri dalla locale stazione di polizia.

“La condizione di inferiorità della donna – afferma una fonte - è purtroppo molto radicata all’interno delle famiglie e della tradizione. L’uomo è ancora considerato al di sopra di tutto, non accetta l’evoluzione dell’altro sesso, che dai più è considerato un mero strumento di procreazione”.
La fonte sottolinea che la condizione della donna in Afghanistan, è una questione pseudo religiosa, il Corano non proibisce l’istruzione per il sesso femminile. “Nella mia scuola – spiega - la maggior parte degli insegnanti è donna. Molte ragazze frequentano la scuola primaria. Per incrementare la frequenza alle classi superiori, abbiamo istituito le borse di studio per tutte le ragazze per spingere le famiglie a farle studiare”.

L’evoluzione culturale della donna varia da città a città. A Kabul per le strade si vedono molte bambine che si recano a scuola in divisa con il velo colorato, ma nei villaggi anche a pochi chilometri dalla capitale, la situazione è molto differente. “I più accaniti nemici dell’educazione scolastica femminile -spiega la fonte - sono i Mullah, che in 10 anni non hanno accettato nemmeno quel poco di libertà che la caduta dei talebani ha concesso alle donne”. “Per cambiare sul serio questo Paese – continua - soprattutto da punto di vista della dignità umana, è necessaria una rivoluzione culturale, non semplicemente un ribaltone politico. Molti occidentali pensano che l’aver nominato una donna governatore di Herat sia una grandissima conquista. Purtroppo non è così, è stata solo un’operazione di facciata, per mostrare agli stranieri la messa in pratica delle buone intenzioni del governo”.

La fonte di AsiaNews conclude che “i Paesi occidentali non possono accontentarsi della cacciata dei talebani. Per cambiare l’Afghanistan bisogna convincere i governanti a investire nell’educazione non solo nella sicurezza. Solo così di potrà promuovere nella società la tutela della dignità della persona e dei diritti umani. Senza questa evoluzione, il Paese resta fermo, rendendo inutili dieci anni di occupazione americana e la guerra contro i terroristi”. (S.C.)


Fonte:http://www.laperfettaletizia.com/2011/12/donne-afghane-vittime-di-violenze-e.html

giovedì 8 dicembre 2011

Un bambino afghano su 10 muore prima dei cinque anni

4.12.11


in Afghanistan si registra uno dei tassi di mortalità infantile più alti del mondo.

Agenzia Fides - Secondo il primo Studio nazionale del governo, effettuato su un campione di 22.351 famiglie e diffuso dall’Agenzia Pajhwok, un bambino su 10 muore prima di aver compiuto 5 anni. Il tasso di mortalità infantile, ad eccezione del sud del paese, è di 77 morti ogni 1000 nati vivi, quello tra i minori di 5 anni è di 97 ogni 1000 nati vivi. Per quasi la metà dei casi, la morte è dovuta a infezioni respiratorie o malattie parassitarie, mentre un altro 30% è dovuto a problemi congeniti. Lo studio riporta anche che la metà dei decessi delle donne tra 15 e 59 anni sono provocati da malattie non infettive, soprattutto da problemi cardiovascolari e cancro. Una donna su 5 in questa fascia di età muore per cause legate al parto. Per gli uomini afghani tra i 15 e i 59 anni di età, causa principale di morte sono le ferite riportate in seguito ad incidenti, cadute, o come conseguenza della guerra.
Un altro dato importante emerso nello studio evidenzia che nel 2010 il 60% delle donne ha ricevuto assistenza medica prenatale da parte di medici, infermieri e ostetriche durante la loro ultima gravidanza. Mentre nel 2003 solo il 14% dei parti sono stati assistiti da personale medico specializzato, nel 2010 sono stati il 34%. L’indice di mortalità materna è di 327 ogni 100 mila nati vivi, cifra che dimostra un miglioramento attribuibile all’assistenza prenatale, alla cura da parte di personale medico specializzato durante il parto e al fatto che negli ultimi anni è notevolmente cresciuto il numero di donne che partoriscono nei centri sanitari. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2008, l’indice era di 1400 morti ogni 100 mila nati vivi. Nel paese l’emorragia è la causa principale delle morti materne. Circa il 40% si verificano durante la gravidanza, un altro 40% durante il parto, e il restante 20% nei due mesi successivi al parto. L’unica nota positiva di questa ricerca è data dall’aumento della speranza di vita della popolazione afghana, fino a 62 anni per gli uomini e 64 per le donne, rispetto ai dati del 2009 in cui la prospettiva era di 44 anni.

Fonte:
http://www.laperfettaletizia.com/search?updated-max=2011-12-05T14:21:00%2B01:00&max-results=25

mercoledì 7 dicembre 2011

Melgrati (PDL) : " Posizionato lo striscione " Giu' le mani dall' ospedale di Albenga,,


Articolo n° 206797 del 03/12/2011 striscione "Giù le mani dall'ospedale di Albenga"
“Stiamo inoltre preparando una assemblea pubblica, alla quale inviteremo anche il presidente della Commissione Sanità Stefano Quaini, che nonostante sia in maggioranza per molte cose è critico con la giunta di Sinistra della Regione e vicino alle nostre posizioni, che sono poi le esigenze dei cittadini sulla sanità, con la salute della gente non si può scherzare” conclude Melgrati.

Fonte:  http://www.ivg.it/2011/12/melgrati-pdl-posizionato-lo-striscione-giu-le-mani-dallospedale-di-albenga/

domenica 4 dicembre 2011

RACCOLTA DI NATALE

RACCOLTA DI NATALE
Martedì 6 Dicembre alle h. 18.00
Raccolta di generi alimentari, giocattoli e vestiti per bambini nella nostra Sede di Roma
in Via Foligno 27,b

Nomi delle persone a cui il Prof. tommaso Romano a dedicato il libro " L' anima della tradizione,,

Dopo l' autorizzazione dell' amico professore, scrittore, editore, Tommaso Romano, inserisco per intero
tutti i nominativi che sono stati scritti nelle prima pagina del libro, " L' anima della tradizione,, .
Dedico questo libro ad amici vecchi e nuovi che professano e vivono il Cristianesimo e la Tradizione:
Maria Patrizia Allotta, Fausto Belfiori, Mario Bozzi  Sentieri, Pierfranco Bruni,  Pucci Cipriani, Adalpina Fabra  Bignardelli, Lino Di Stefano, Francesco Paolo Giannilivigni, Pietro Golia, Alberto Maira, Vito Mauro,
Mauro Mazzoni, Francesco Mercadante, Adolfo Morganti, Ulderico Nisticò, Nino Sala, Luigi Sanfilippo,
Giovanni Tarantino, Edoardo Vitale.

sabato 3 dicembre 2011

IN ITALIA ESISTE IL DIRITTO DI UCCIDERE.

di Giacomo Rocchi

Qualche riflessione sulla sentenza della Cassazione che, confermando una sentenza della Corte d'Appello di Perugia, ha condannato l'Università La Sapienza di Roma al risarcimento dei danni morali subiti dai genitori di un bambino down che avrebbe potuto essere abortito e non lo fu.bimbo
Durante la gravidanza era stato eseguito l'esame della funicolocentesi che aveva dato esito negativo; l'Università è stata dichiarata responsabile perché la gestante non era stata informata della inaffidabilità dell'esame "e quindi sulla necessità di ripeterlo entro la 24a settimana". Non avendo ripetuto l'esame (e non avendo, quindi, conosciuto l'esistenza della sindrome nel suo bambino) la madre non aveva potuto esercitare "il diritto di poter decidere liberamente, anche attraverso un'adeguata informazione sanitaria, la scelta dell'aborto terapeutico o di rischiare una nascita a rischio genetico". In un ulteriore passaggio l'inadempimento dell'Università è stato ritenuto "suscettibile di ledere i diritti inviolabili della persona e quindi anche della gestante e del padre".
Come quantificare il danno? La Corte d'Appello di Perugia aveva liquidato l'importo di euro 80.000; somma troppo bassa, secondo la Cassazione, "considerata la gravità del sacrificio personale e la permanenza dell'assistenza di una persona che abbisogna di continue cure, sorveglianza ed affetto". Abortire il bambino sarebbe costato meno ...
morteGiudici impazziti? Anche se Avvenire titola "Risarcimento per mancato aborto: la Cassazione sbanda", in realtà non si tratta affatto della prima sentenza di questo tipo. Alberto Gambino, intervistato da Avvenire, sostiene che "l'aborto non è un diritto, ma un bilanciamento di interessi contrapposti" e aggiunge che "bisogna essere un po' cauti nell'accogliere questi percorsi giurisprudenziali, perché sembrerebbe che in Italia esiste un diritto ad abortire sostanzialmente illimitato. Invece la nostra legislazione prevede una possibilità di sacrificare la vita del nascituro davanti ad una lesione psicofisica. E questa è la condizione che si deve verificare".
I Giudici applicano la legge: e la legge sull'aborto è la legge 194 (alcuni ritengono che non si dovrebbe tentarne la cancellazione). Per riconoscere il risarcimento del danno, occorre che ad essere violato sia un diritto soggettivo. E che quello della donna ad uccidere il proprio figlio sia un diritto (anche dopo il terzo mese di gravidanza) la Cassazione civile (i giudici civili sono, appunto, i giudici dei diritti) lo ha affermato fin dal 2002.
Ma, si dice, almeno dopo il terzo mese, per abortire dovrebbe esistere una lesione psicofisica della donna. No, ribattono i giudici civili: la legge 194 prevede solo che le anomalie del nascituro possano provocare "un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna"; quindi per ottenere il risarcimento non occorre accertare se davvero, dopo il parto, la madre abbia subito un danno; è sufficiente verificare "se la dovuta informazione sulle condizioni del feto avrebbe potuto determinare durante la gravidanza l'insorgere di un tale processo patologico".
Insomma: nessun danno reale e neanche nessun pericolo reale.
Le novità di questa sentenza sono altre: la prima è che viene riconosciuto il diritto al risarcimento anche al padre (pensate un po': l'uomo non può intervenire per impedire l'uccisione di suo figlio, ma può chiedere soldi come risarcimento se la madre non ha potuto esercitare il suo diritto di ucciderlo ...); e, inoltre, i Giudici civili superano di slancio l'unico limite della legge 194.
Sì, perché, come è noto, l'aborto non sarebbe permesso se il bambino, strappato dal corpo della madre, ha qualche possibilità di vita autonoma: quindi, attualmente, a circa 22 settimane di gravidanza. Che senso aveva, allora, fare una seconda funicolocentesi alla 24a settimana, se l'aborto "terapeutico" (sic!) era vietato? Ma, si risponde, è una questione di onere della prova: era l'Università a dover provare che il bambino - se fosse stato abortito alla 24a settimana - avrebbe potuto sopravvivere (chissà come questa prova poteva essere fornita): quindi la coppia di genitori ha diritto ad essere risarcita per la nascita del loro figlio e per il grave sacrificio personale, non avendo potuto compiere l'unico sacrificio possibile, quello del bambino.
Comprendiamo così come una legge ingiusta, oltre a permettere l'uccisione di milioni di innocenti, educa i cittadini.

Fonte: Riscosa Cristiana.

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO: L’IMPORTANZA DELLA CULTURA E DEGLI INTERVENTI SOCIO-ASSISTENZIALI - di Pietro Guerini

RACCOMANDIAMO A TUTTI I NOSTRI LETTORI DI ADERIRE AL COMITATO NO194, PER UN NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE194, CHE HA CONSENTITO (PER ORA) L'UCCISIONE DI OLTRE CINQUE MILIONI DI INNOCENTI. UNA SOCIETA' CHE SI DEFINISCE CIVILE DEVE FERMARE QUESTA ORRIBILE STRAGE
PD
schede
di Pietro Guerini – Portavoce nazionale Comitato no194
per leggere il precedente articolo di Pietro Guerini, CLICCA QUI

L’iniziativa neoreferendaria che ci riguarda ha un carattere fisiologicamente apartitico ed apolitico .
Apartitico già in quanto essa non è stata promossa da un partito ma da un privato , come il sottoscritto , non iscritto a formazioni politiche ( né ad associazioni o movimenti , tra l’altro ) e mai candidato in consultazioni elettorali ( neppure in elezioni circoscrizionali ) .
Corollario di tale apartiticità è , anzitutto , la mancanza di quei consistenti mezzi organizzativi ed economici di vario tipo ( pensiamo ai rimborsi elettorali , per tacer d’altro ) di cui si sono potuti avvalere in pratica tutti i comitati referendari in questi decenni , espressione diretta delle decisioni assunte dai vertici di partito .
Non puoi raccogliere 1.200.000 firme in 40 giorni ( pensiamo all’azione referendaria contro l’attuale legge elettorale ) se non hai alle spalle floride forze politiche che operano , di regola , perseguendo finalità pure strettamente politiche .
Finalità nelle quali si faticano a rintracciare motivazioni ideali ( di fatto in Italia nessun partito , quanto meno tra i maggiori , è rigorosamente e coerentemente favorevole alla scelta da parte dell’elettore sia del parlamentare che del governo ) .
Ma l’apartiticità implica anche un’assoluta libertà di movimento e di rivolgersi potenzialmente ad ogni singolo e ad ogni coscienza , senza che nulla possa essere obiettato circa le scelte compiute da altri , su temi eticamente sensibili e non .
L’apoliticità , poi , presuppone la mancata adesione ad una coalizione .
Per quanto mi riguarda , non fatico certo ad immedesimarmi in questa linea , giacché , se si svolgesse domattina una qualsiasi consultazione elettorale , non saprei quale scelta operare , non sussistendo nel pur variegatissimo panorama nazionale una sola forza della quale condivida tutte ( o quasi tutte ) le posizioni assunte sulle questioni etiche , economiche , istituzionali, in materia di giustizia , lavoro , ordine pubblico e politica estera .
Il singolo aderente , peraltro ed ovviamente , può trovarsi in una situazione ben diversa , quale quella di fedele elettore o addirittura di iscritto ad un partito politico .
Ogni aderente ha la medesima dignità , essenziale essendo solo il rispetto dei princìpi contenuti nel manifesto dell’operazione , che sottolinea come la stessa sia abrogativa , referendaria e non negoziabile ( nessun tatticismo sulla vita altrui ) .
L’ereticità di eventuali posizioni , significativamente difformi , può essere agevolmente opposta e comprovata sulla base del loro confronto con le tesi riportate sul sito http://www.no194.org/ ( attraverso il quale anche si raccolgono le adesioni ) .
Orbene , proprio il carattere apartitico ed apolitico della nostra battaglia e la conseguente necessità di non compiere discriminazioni tra le diverse forze , impone un duplice obbligo :
a ) quello di non invitare esponenti di partito in quanto tali come relatori a conferenze da noi organizzate ;
b ) quello , di contro , di accettare qualsiasi invito proveniente da formazioni politiche , con il solo limite rappresentato da ragioni di ordine pubblico che mettano in pericolo l’incolumità dei partecipanti .
Sotto tale ultimo aspetto , è sin troppo evidente che , se si è estranei alle problematiche politiche , non si possono effettuare dei distinguo , che sarebbero fondati su logiche che nulla hanno a che vedere con lo scopo dell’operazione .
Contrariamente ragionando , tra l’altro , si dimostrerebbe di non aver compreso l’importanza della divulgazione delle nostre tesi e , soprattutto , dei nostri concreti obiettivi .
Un’esigenza tanto più stringente in una realtà fortemente discriminatoria come quella con la quale siamo chiamati ad operare , nella quale agli avversari ideali ( dotati di grandi mezzi economici , sostenuti da potenti lobbies e , soprattutto , appoggiati dalla quasi unanimità di media e di gestori dell’informazione ) si ne aggiungono altri ( meno organizzati , ma più motivati e agguerriti ) , che dovrebbero appartenere ad un’area politico-culturale sensibile alle posizioni sottese alla nostra operazione .
Non possiamo sapere quali siano le ragioni di tale atteggiamento .
Va da sé che tanto più lungo sarà il cammino che riusciremo a percorrere , con il conseguente progressivo obbligo per tutti di prendere chiaramente posizione sulla condivisione di un’iniziativa inequivocabilmente ed esclusivamente diretta all’abrogazione della 194 , tanto più gli interpreti e beneficiari ( non solo all’interno del mondo politico ) della mera linea del meno peggio e gli autori di inutili ( se ed in quanto privi di prospettive concrete ) sermoni a difesa della vita ( magari effettuati in fiduciosa attesa di apocalittiche conversioni di massa ispirate dal fato e non dalla promozione di iniziative concrete che, avendo come oggetto i diritti dei singoli , aprano un vasto dibattito pubblico ) riveleranno pubblicamente la debolezza del loro pensiero ( che accomuna molti pro life tradizionali e taluni antiabortisti sedicenti duri e puri , più o meno compromessi con partiti e politici ) o la loro incoerenza , se non , nei casi più gravi , la loro cinica ipocrisia .

Fonte: -http://www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1185:nuovo-referendum-abrogativo-della-l-194-in-materia-di-aborto-apartiticita-delliniziativa-ed-esigenze-di-divulgazione-di-pietro-guerini-&catid=60:spazio-per-la-vita&Itemid=123

giovedì 1 dicembre 2011

Una piacevole sorpresa.

Mentre passeggiavo sulle mura di Lucca, ho rivevuto una  chiamata al cellulare, con sorpresa era l' amico  Prof. Tommaso Romano,  di passaggio a Lucca per lavoro. Ci siamo incontrati per un breve saluto, per l' occasione mi ha regalato due libri, come vedete dalla foto. Entrambi scritti dal Prof. Tommaso Romano.
Questi i titoli:
THULE l' isola dei libri. Volume che raccoglie l' attivita' di quarant' anni della casa editrice.
Vera testimonianza culturale, storica,  arte, saggistica e politica. Nel catalogo generale, spiccano libri di altri autori e collaboratori di Tommaso Romano.

L' ANIMA DELLA TRADIZIONE .  In questo volume nella prima pagina , c' è una dedica  di Tommaso che riporta cosi: Dedico questo libro ad amici vecchi e nuovi, che professano e vivono il cristianesimo e la tradizione. Tra tutti i nomi , molto importanti , c' è anche il mio che sono una piccola persona, questo mi ha molto commosso e gratificato sul piano umano.
Consiglio la lettura ai tanti amici e associazioni.

Mauro Mazzoni
Lucca 01 12 2011