sabato 29 gennaio 2011

Nomina a segretario provinciale UGL Sicurezza Civile

Lucca 29 – 01 – 2011

Ringrazio il seg. prov. Di Lucca, del sindacato UGL, Luca Cianelli, per la Fiducia e l’ incarico conferitomi a seg. prov. sulla sicurezza civile della Prov. di Lucca . Nel settore sicurezza, nello specifico delle guardie giurate,
molti obiettivi sono stati raggiunti, ma ci sono sempre molte problematiche. Iniziamo con la retribuzione, sottopagati, basta leggere la busta paga di un nuovo assunto, ma non va molto meglio anche per le guardie con molti anni di servizio, con scatti e livelli.Il sindacato UGL , ha intenzione di mettere sotto la lente di ingrandimento Il farigginoso problema degli appalti. E’ anche vero che la legge del libero Mercato ha spianato la strada a questa regola, che crea nuovi posti di lavoro, ma penalizza chi l’ aveva prima perdendolo. Sul piatto viene spesso messo l’ articolo 26, che dovrebbe reintegrare il lavoratore , anche Se cambia l’ istituto, ma alcune ditte fanno resistenza per il personale con Tanti anni di servizio, grado od anzianità. Quando un istituto si aggiudica un appalto, la direzione forma una rosa di persone, per svolgere il lavoro di Sicurezza e controllare il sito in oggetto sia pubblico che privato. Il lavoratore diventa parte integrante, insieme al personale già esistente , e di Giorno in giorno , acquisisce dettagli nuovi per la sicurezza. Improvvisamente viene comunicato alle guardie giurate che l’ appalto è stato perso, e che per un piccolo periodo devono affiancare i nuovi arrivati,
poi il lavoro finisce. Dopo il danno economico anche il danno morale. Con le altre associazioni sindacali sono disponibile per il dialogo e il confronto , la finalità chiaramente è per gli interessi dei lavoratori.
Mauro Mazzoni
Seg. prov. UGL Lucca sicurezza civile

giovedì 27 gennaio 2011

“La partita del cuore” di Ferdinando Valletti

“Vi voglio raccontare la storia di un uomo che fini deportato nei lager nazisti a 23 anni e che grazie al suo coraggio, al suo grande cuore e a un pizzico di fortuna riuscì a tornare a casa dal campo di sterminio di Mauthausen e a salvare molti suoi compagni di prigionia. Quell’uomo si chiamava Ferdinando Valletti ed era mio padre.”

di Manuela Valletti

Ferdinando Valletti, classe 1921, mediano del Milan a fianco di Meazza, giocò la sua ”partita del cuore” nel capo di calcio di Mauthausen e fu una partita che salvò la sua vita e quella di alcuni suoi compagni di prigionia.
Cominciamo dall’inizio: Ferdinando Valletti, veronese, classe 1921, va a Milano nel 1938 fresco di diploma di perito industriale dell’Itis Galileo Ferraris, con un lavoro certo all’Alfa Romeo, e proprio alla scuola della fabbrica milanese diventa Maestro d’Arte. Nando ha sempre avuto la passione per il calcio tanto che a Verona si era messo in evidenza giocando nell’Hellas. Appena giunto a Milano gioca nel Seregno e viene notato dal Milan: così nel campionato’42/’43 gioca con la maglia rossonera.
La sua promettente carriera è però brutalmente interrotta quando viene catturato dalla milizia fascista e consegnato alle SS tedesche, tradito dai suoi stessi compagni di stabilimento che lo indicano come principale organizzatore dello sciopero del marzo del 44.
Valletti, con altri 22 operai dell’Alfa Romeo, viene incarcerato a San Vittore ed è tra i tanti milanesi che partono dal tristemente noto Binario 21 della Stazione Centrale: la sua destinazione è Mauthausen. Dopo qualche mese di lavoro alla cava di pietra del lager viene trasferito nel sottocampo di Gusen, dove condivide la prigionia con il pittore milanese Aldo Carpi, che salverà più volte da morte certa.

La vita a Gusen è durissima ma il milanista Valletti non sa ancora che a salvarlo da fine certa saranno proprio la sua incrollabile fede e la sua abilità di calciatore. Appena fuori dal lager di Mauthausen esiste un campo di calcio e le SS organizzano tornei tra di loro; un giorno si trovano senza un giocatore e affidano ad un Kapò il compito di trovare un sostituto. Il Kapò si affaccia alle baracche e chiede ai deportati se qualcuno di loro se la sente di giocare, Valletti non si tira indietro e diventa (ironia della sorte) la riserva ufficiale delle squadre naziste: è allo stremo delle forze, è denutrito, ma capisce subito che giocare in squadra con i suoi aguzzini è sì un rischio grandissimo, ma anche una straordinaria opportunità di salvezza. Nando gioca con la sua tenuta da deportato, a volte non ha nemmeno le scarpe ma non molla e finalmente grazie al suo bel gioco ottiene un “premio” importantissimo: diventa sguattero nelle cucine, lavoro ambito perché meno faticoso di tutti gli altri e perchè assicura il rancio. Il mediano Valletti sfrutta l’occasione e si adopera pertutti suoi compagni di prigionia – questo Carpi lo ricorda bene nel suo «Diario di Gusen» – nascondendo negli zoccoli del cibo che distribuisce ai deportati nella sua baracca.
Il 5 maggio del ’45 Ferdinando Valletti è di nuovo un uomo libero, ma per le condizioni di salute viene inviato in un centro medico americano e vi rimane due mesi, poi torna a Milano con altri 4 alfisti, gli unici che si sono salvati con lui. Negli anni seguenti, Nando riprende il suo lavoro in fabbrica e intraprende una brillante carriere lavorativa, diventa dirigente e colleziona numerose onorificenze, tra cui l’Ambrogino d’oro del Comune di Milano e l’attestato di Maestro del lavoro dal Presidente della Repubblica.
Negli anni della vecchiaia Ferdinando Valletti si impegna a testimoniare nelle scuole le atrocità subite nei lager senza mai scordare di raccontare ai giovani che a volte anche una partita di pallone può salvare delle vite se si mettono in campo la fede, la tenacia e una disperata voglia di non morire.


Manuela Valletti, giornalista e scrittrice, ha deciso di continuare l’impegno del padre e alla sua morte ha dato vita all’
Associazione Culturale Ferdinando Valletti e ha dedicato alla sua vicenda un libro dal titolo: “DEPORATO I 57633 VOGLIA DI NON MORIRE”, dal suo libro è stato tratto un documentario che porta lo stesso titolo realizzato dal regista veronese Mauro Vittorio Quattrina.
Sul sito
http://milanometropoli.com/ferdinandovalletti troverete ulteriori informazioni sul libro e sulla vicenda di Ferdinando Valletti - Altre notizie su Ferdinando Valletti: http://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_Valletti
http://www.magliarossonera.it/protagonisti/Gioc-Valletti.html
Fonte:  http://www.laperfettaletizia.com/2011/01/la-partita-del-cuore-di-ferdinando.html

mercoledì 26 gennaio 2011

Eutanasia: inizio d'anno allarmante

In Austria, quasi a ricordarci che già altri in passato hanno scelleratamente scelto la via dell’eutanasia, sono state ritrovate, vicino ad un ospedale che si voleva ampliare, delle fosse comuni con i resti di 200 malati uccisi probabilmente tra il 1942 e il 1944, probabilmente in applicazione alla legge sull’eutanasia nazista.
Obama negli USA ha esteso la sanità pubblica a una fascia di persone finora escluse; potremmo dire: bene!, ma - guarda caso - per ridurre i costi che naturalmente aumenteranno cosa ha fatto? Ha introdotto nella sanità pubblica il colloquio per chiedere ai pazienti anziani quali cure vorrebbero rifiutare suggerendo, di fatto, una specie di testamento anticipato che non ha altra conseguenza che il far sentire di peso chi soffre di alcune patologie. Per la serie: curiamo tutti, tranne quelli gravi e costosi. Le malattie croniche e i pazienti nell'ultimo tratto della loro vita pesano infatti sulla spesa sanitaria per l'80%.

In Olanda i dati parlano chiaro: i casi di eutanasia da quando è entrata in vigore la legge sono in costante aumento, lo scorso anno vi sono stati 2636 casi ufficiali (dati relativi al 2009), e segnano un +13% rispetto al 2008: prevale nettamente la scelta dell’eutanasia rispetto al suicidio assistito. Ovviamente all’aumento al ricorso all’eutanasia è corrisposta una diminuzione del ricorso alle cure palliative. Il fenomeno dell’eutanasia si diffonde anche a malati non terminali: in 12 casi nel 2009 è stata concessa l’eutanasia a persone che soffrivano di demenza allo stadio iniziale, e come anche in Svizzera si sta passando, di fatto, all’eutanasia di chi semplicemente non ha più voglia di vivere. In Olanda l’aggravante è che chi controlla l’operato dei medici che applicano la legge sull’eutanasia sono altri medici, e quindi la classe medica si autolegittima, anche nei casi nei quali non sia richiesta l’eutanasia, ma il medico ritenga (per il bene del paziente!) che il paziente deve morire. Si potrebbe dire una beffa, si passa dalla richiesta di libertà di decidere, alla delega di fatto al medico di decidere chi può e chi non deve vivere, e anche se questi viene condannato, tanto il paziente è già morto: pace all’anima sua! Ma forse questo non è quello che già è successo anche in Italia con i casi Welby ed Englaro? Le commissioni mediche hanno incredibilmente giudicato corretto l’operato dei medici che hanno praticato l’eutanasia. Questo dovrebbe far riflettere tutti quelli che credono che l’eutanasia sia la frontiera di nuovi diritti di libertà, bevendosi la propaganda pro-eutanasia, noi abbiamo molti più timori che il medico decida di non curare chi non ritiene degno di vivere piuttosto che il contrario. Sempre per la libertà di scelta: che dire della notizia che già nel 2004 il centro medico dell’università di Groningen ha ammesso di permettere l’eutanasia pediatrica e ha pubblicato il “Protocollo di Groningen”, linee guida per l’infanticidio? Sì, perché con l’eutanasia poi non ci si fermerà ai malati terminali, ma si passerà ai gravi handicappati e ai minori e ai malati psichici. L’eutanasia è il gradino più basso della coesistenza sociale: è la certificazione che c'è qualcuno che non è più utile, che deve essere aiutato a prendere coscienza del fatto che è un peso per la società e non può più dare alcun contributo.
Con la scusa della cancellazione della sofferenza si propone culturalmente il suicidio assistito e l’eutanasia, anche in pubblicità come qualunque prodotto commerciale, come è stato fatto dall’associazione Coscioni in Italia. Peccato che oggi si possano sedare il 99% delle sofferenze fisiche e, come tutte le statistiche dicono, il malato curato e accudito sia fisicamente che psicologicamente che spiritualmente, come dimostra il caso dell’Istituto dei tumori di Milano, non chiede mai la morte.
Veniamo all’Italia: la situazione non è certo migliore, si è addirittura arrivati ad esaltare il suicidio di un famoso regista come ha fatto Sergio Bartolomei, consulente di Bioetica dell’Università di Pisa, sull’Unità; commentando il suicidio di Monicelli, dice esplicitamente: “Il suo suicidio cruento deve indurre a riflettere sull’opportunità di legalizzare l’eutanasia nel nostro paese”. Cosa dire poi di Federico Orlando che su Europa chiama “stregoni che vogliono riempire il corpo di filtri chimici sotto il falso nome di nutrizione artificiale” coloro i quali difendono il disegno di legge per la regolamentazione del fine vita, che impedisce per chi è in stato vegetativo permanente di interrompere idratazione e alimentazione. Orlando (che ha aderito nel 2008 a Radicali Italiani) in un crescendo incredibile auspica i comitati di iniziativa popolare per opporsi a questo “oscurantismo pro-life”. Ma in Italia ci sono molte associazioni che propagandano l’eutanasia, come ricordava Andrea Galli su Avvenire del 23 dicembre 2010: la filiale del network internazionale di Exit, LiberaUscita, che annovera tra i soci onorari Corrado Augias e Umberto Veronesi, la libertaria «A Buon Diritto» animata da Luigi Manconi; ovviamente non possono mancare l’Associazione Coscioni e l’Aduc, vicine al Partito Radicale, fino alla Consulta di Bioetica, coinvolta nella vicenda di Eluana. Ma bisogna dire che c’è chi ha addirittura usato se stesso per la causa, come Piero Welby che così scriveva nel diario della sua malattia poi pubblicato da Rizzoli con il titolo “Lasciatemi morire”: «I have a dream. Ho sognato che il Parlamento aveva approvato la legge sull’eutanasia».
Adesso dopo quasi due anni di parcheggio alla Camera forse verrà riesumata la legge Calabrò sul fine vita, che tende a limitare e a ridurre il pericolo dell’eutanasia in Italia; certo si poteva fare prima, forse ora si farà per recuperare il voto dei cattolici, o forse si andrà a votare e allora preghiamo che il prossimo parlamento non sia pro-eutanasia. L’eutanasia propone contemporaneamente due modelli: l’idea che sono proprietario della mia vita escludendo quindi di fatto un Creatore, si potrebbe quindi dire un ritorno all’autonomia del peccato originale. Un’idea socialmente utilitaristica che se non servi e costi non sei più utile, e chi se ne frega delle relazioni! in fondo un’idea di individuo staccato da tutti e tutto che non si può dire per niente cristiana, e che porterà anche alla fine della compassione che Gesù invece ci ha mostrato verso i malati. La Chiesa difende senza compromessi la dignità della vita umana, come diceva Benedetto XVI lo scorso Febbraio 2010 ai Vescovi della Scozia in visita “ad limina”, pensando al caso della Gran Bretagna dove sempre più forti sono le spinte per una legge pro-eutanasia, ma rivolgendo come sempre un pensiero a tutto il mondo e a tutta la Chiesa: “Il sostegno all'eutanasia colpisce il cuore stesso della concezione cristiana di dignità della vita umana. Gli sviluppi recenti nell'etica medica e alcune pratiche propugnate nel campo dell'embriologia sono motivo di preoccupazione. Se l'insegnamento della Chiesa è compromesso, anche solo leggermente, in una di queste aree, allora diventa difficile difendere la pienezza della dottrina cattolica in modo integrale”.
Luca e Paolo Tanduo
http://www.culturacattolica.it/?id=17&id_n=20236
Fonte:  http://www.corrispondenzaromana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1487:eutanasia-inizio-danno-allarmante&catid=127:eutanasia&Itemid=55

venerdì 21 gennaio 2011

Europarlamento: approvata la mozione in difesa dei cristiani e della libertà religiosa

Il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria a Strasburgo ha approvato stamani a larghissima maggioranza la risoluzione a difesa dei cristiani e della libertà religiosa nel mondo.
Radio Vaticana - La risoluzione, sottoscritta da tutti i gruppi politici presenti nell’emiciclo, è stata presentata a seguito dei violenti attacchi contro le minoranze cristiane in Nigeria, Iraq ed Egitto. Per un commento su questo importante risultato, Alessandro Gisotti ha intervistato l’on. Carlo Casini, presidente della Commissione affari costituzionali dell’Europarlamento: ascolta

R. - Sono molto contento, soprattutto per l’unanimità: non ci sono state difficoltà di alcun tipo. Devo dire che questa risoluzione si colloca nell’ambito più generale del diritto alla libertà religiosa, che non è soltanto di carattere intimistico e privato, ma è anche pubblico e comprende quindi anche il diritto alla manifestazione pubblica degli atti di culto. In particolare, in questo momento, la risoluzione è per i cristiani che sono perseguitati in tutto il mondo. La raccomandazione è molto forte, perché si rivolge in primo luogo ai governi dei Paesi dove questi episodi sono avvenuti. La risoluzione ha riassunto tutti i casi di persecuzioni e li ha condannati tutti, chiedendo alle istituzioni - e in particolare alla Commissione e al Consiglio - di esaminare l’opportunità di una pressione anche, diciamo così, economica, perché si può dire che in tutti i Trattati di assistenza reciproca tra gli Stati e soprattutto di aiuto allo sviluppo è scritto che essi debbono rispettare i fondamentali diritti dell’uomo.


D. - Quali sono, dunque, le sue aspettative ora che la mozione è stata approvata, praticamente all’unanimità?


R. - Il problema è che l’Alto Rappresentate per i Rapporti Esterni, la signora Ashton, che per la verità - secondo un giudizio abbastanza diffuso - non ha adeguatamente fatto sentire la sua voce: di fatto, ci aspettiamo ora un maggiore impegno da parte di questi Paesi, dalla Nigeria all’Egitto, all’Iraq fino ad arrivare alle Filippine. Noi abbiamo dimenticato le nostre origini, la nostra tradizione cristiana, la nostra cultura cristiana… In molti aspetti predomina il tema della concorrenza, dell’economia. Se in qualche modo riuscissimo ad introdurre la testimonianza di questi martiri, che sono uccisi esclusivamente in nome della loro fede a Cristo, e con questa loro testimonianza riuscissimo a suscitare qualche inquietudine in noi stessi, in noi europei, potrebbe essere vero - ancora una volta - quello che si dice degli antichi martiri: “Il sangue dei martiri è seme e nuovo vigore”. (mg)


Fonte:  http://www.laperfettaletizia.com/2011/01/europarlamento-approvata-la-mozione-in.html

giovedì 20 gennaio 2011

Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995): Meditazioni su alcuni santi del calendario

imgQual è il legame fra la Madonna del Carmelo e la Madonna di Fatima, che in una delle sue apparizioni indossava l’abito carmelitano? È noto che nelle apparizioni di Fatima normalmente la Madonna indossava un abito bianco bordato d’oro, con una cintura anch’essa d’oro. Ma durante una delle apparizioni ai bambini – quella del miracolo del sole – portava l’abito carmelitano con la rappresentazione dei misteri gloriosi del Rosario.

La Madonna non fa nulla per caso, quindi la prima domanda ne solleva un’altra: qual è la relazione fra la Madonna del Carmelo, i misteri gloriosi del Rosario e la Madonna di Fatima?

Il titolo di Nostra Signora del Carmelo deriva dal Monte Carmelo, in Terra Santa, dove al tempo dell’Antica Alleanza vivevano eremiti, che pregavano e vegliavano attendendo una Vergine Madre che sarebbe venuta a portare salvezza a tutta l’umanità. Seguivano l’esempio del Profeta Elia, che al Monte Carmelo aveva pregato per la salvezza d’Israele durante una terribile siccità, e aveva visto una nuvoletta profilarsi all’orizzonte. Aveva sperato che la nuvoletta portasse quella pioggia così necessaria a Israele. La nuvoletta crebbe fino a coprire tutto il cielo, e finalmente la pioggia sperata cadde per salvare il popolo.

Ma Elia comprese che la nuvola era nello stesso tempo un simbolo della Vergine che doveva venire, e aveva una relazione con le sue profezie. Coloro che seguirono l’esempio di Elia pregavano per l’avvento di una Vergine che sarebbe stata la Madre del Messia. Ai tempi dell’Antico Testamento, dunque, gli eremiti del Monte Carmelo in un certo senso avevano la missione spirituale di anticipare nella preghiera l’avvento di Nostra Signora. Furono perseguitati dai malvagi, compresi sacerdoti e scribi di una religione in decadenza; ma nonostante tutto quegli eremiti rimasero fedeli.

Finalmente la Madonna venne, e ricevette la più grande gloria tra le creature viventi: in lei il Verbo di Dio, la Seconda Persona della Santissima Trinità si fece carne. Divenne la sposa dello Spirito Santo. In quanto priva di peccato originale, non sarebbe stata di per sé soggetta alla morte. Ma scelse di morire, per imitare Nostro Signore. Ma – a differenza di Lui – ebbe per grazia di Dio una morte per così dire molto leggera, che la Chiesa con il suo linguaggio incomparabile chiamò “dormizione”, il sonno di Nostra Signora. Fu una vera morte, con la separazione dell’anima dal corpo, ma tanto lieve e delicata quanto era possibile. Dopo questa “dormizione” fu assunta in Cielo in anima e corpo: fu portata in Cielo dagli angeli. Questo insieme di privilegi costituisce la maggiore glorificazione mai riservata a una creatura. È per questo che l’Assunta è anche chiamata la Madonna della Gloria.

Possiamo dire che la storia dell’Ordine del Carmelo dell’Antico Testamento si chiude con una glorificazione straordinaria che compie tutte le sue speranze. Attraverso secoli di silenzio, isolamento e persecuzione i discepoli di Elia erano avanzati passo a passo verso la vittoria e la gloria.

La storia dell’Ordine del Carmelo ricomincia nel Nuovo Testamento. San Giovanni Battista e molti suoi discepoli erano discepoli di Elia, così come Giovanni, Giacomo e altri fra i primi seguaci del Signore. Ebbero la gioia di vedere e conoscere Nostra Signora e di accompagnarla nella sua vita terrena: la stessa Vergine-Madre nella cui venuta i loro antenati avevano sperato. Possiamo anche immaginare che qualche volta la Madonna si sia rivolta a loro ricordando questa vocazione speciale legata al Monte Carmelo e colmandoli di grandi grazie.

Non ci è vietato neppure immaginare qualcosa della pia e misteriosa relazione fra la Madonna ed Elia (che, come sappiamo, non era e non è morto, poiché Dio lo rapì in Cielo). Sembra ragionevole pensare che una sorta di anticipazione della perfetta devozione alla Madonna sviluppata molti secoli più tardi da San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) fosse praticata in questi primi ambienti del Monte Carmelo.

La tradizione del Monte Carmelo continuò a esistere in Terra Santa, ma la cristianità di quei luoghi non trasse dalla sua presenza tutti i vantaggi che avrebbe potuto derivarne. Non è l’ultima ragione della sua decadenza e delle punizioni ricevute con l’invasione dei musulmani, che quasi la distrussero. Al tempo delle Crociate la tradizione carmelitana passò in Occidente, dov’era quasi sconosciuta.
Ma da questo tronco quasi disseccato Nostra Signora fece nascere una pianta rigogliosa: l’Ordine del Carmelo come lo conosciamo oggi. E un fiore speciale: San Simone Stock (ca. 1165-1265). Dopo essere stato eletto generale dei Carmelitani nel 1247, egli chiese una speciale protezione alla Madonna per l’Ordine. Nostra Signora gli apparve e gli consegnò lo scapolare del Carmelo, il cui significato è la promessa della salvezza eterna a coloro che si associano all’Ordine e perseverano fino alla morte. Con San Simone Stock l’Ordine del Carmelo fiorì ed entrò in un periodo di gloria. La sua gloria più grande? La perpetua e ferma devozione alla Madonna.

Ma ebbe anche la gloria di contare nelle sue fila una Santa Teresa d’Avila (1515-1582), e più recentemente una Santa Teresa del Bambino Gesù (1873-1897), che se non fosse morta così giovane sarebbe stata quasi una mia contemporanea.

Oggi la Cristianità è in un nuovo periodo di decadenza. La Madonna è venuta a Fatima ad annunciarne insieme la caduta, il castigo e la redenzione: “Infine il mio Cuore Immacolato Trionferà”. Nelle stesse apparizioni in cui annuncia la sua vittoria, vuole presentarsi nell’abito carmelitano, come per riaffermare la sua secolare predilezione per la tradizione del Monte Carmelo e per questo Ordine, e per indicare che l’Ordine sarà parte del suo Regno glorioso. Indossando l’abito presenta una sintesi simbolica di passato e di futuro, annuncia la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra.

La festa della Madonna del Monte Carmelo è molto cara a noi che ci consideriamo discepoli del Profeta Elia, il primo devoto di Nostra Signora nella storia. Glorifichiamola e chiediamo che permetta a noi, carmelitani in spirito, di superare il tempo delle prove e di diventare pietre viventi del Regno di Maria.

Fonte:  http://www.cescor.org/0716.html

Global Warning: nel 2020 un quinto della popolazione mondiale avrà fame

Secondo il rapporto The Gap Food dell'Universal ecological fund (Uef) «Nel 2020, un quinto della popolazione mondiale si confronterà con la fame a causa del riscaldamento climatico».
GreenReport - Gli esperti del Gef spiegano che «Il riscaldamento del pianeta provocherà un calo della produzione alimentare nella maggior parte dei Paesi del mondo entro il 2020, mentre la popolazione mondiale aumenterà al minimo di 900 milioni di persone per stabilizzarsi a 7,8 miliardi di persone». A causare la penuria alimentare saranno soprattutto i cambiamenti delle temperature e le crescenti difficoltà ad accedere all'acqua potabile. Il calo dei raccolti dovuto ai cambiamenti climatici in diversi Paesi comporterà una diminuzione della produzione di grano, riso e mais. In Paesi come il Canada invece il clima più mite potrebbe portare ad un più 10% della produzione di grano, mais e soia, ma questo non basterà e i prezzi degli alimentari saliranno a livello globale.

«Essendo il 35% di tutti i cereali destinato all'alimentazione del bestiame - sottolinea il rapporto dell'Uef - gli analisti si attendono un deficit della carne». Liliana Hisas, una degli autori del rapporto è molto preoccupata: «L'inerzia umana sulle questioni legate ai cambiamenti climatici potrebbe costare molto cara. Si tratta non solo delle generazioni future, ma anche dei nostri contemporanei». I prezzi dei generi alimentari insieme alla disponibilità di alimenti ridotta causa del cambiamento climatico aumenteranno in modo significativo la fame del mondo. Di conseguenza, il numero di sottoalimentati nel mondo dovrebbe inevitabilmente ad aumentare."

Infatti il rapporto avvicina il medio-evo prossimo venturo ed i conflitti per le risorse al futuro prossimo, ad uno spazio temporale che riguarda le nostre vite e che renderà più difficili quelle dei nostri figli e nipoti, in un mondo che abbandona l'abbondanza mal distribuita per combattere per l'acqua, il gran e il riso. Un futuro che cominciamo ad intravedere dai sanguinosi scampoli delle rivolte per il pane e la democrazia (che poi sono per la condivisione di un benessere non certo opulento) in Tunisia e nei Paesi arabi.

«In questo contesto - dice l'Uef - gli sforzi sviluppati per ridurre le emissioni di CO2 nell'atmosfera sono considerati come le misure più importanti in materia».

Il rapporto si basa sull'ultima international review of peer-reviewed climate change science in 2007 dell'Intergovernmental panel on climate change (ipcc) e sugli scenari business-as-usual, cioè senza i necessari sforzi per ridurre le emissioni di gas serra o per adattarsi ad un aumento della temperatura media globale di 2,4 gradi centigradi entro il 2020. Hisas ha redatto il rapporto insieme allo scienziato argentino dell'Ipcc Osvaldo Canziani.

Nei prossimi 10 anni le persone sottonutrite nel mondo potrebbero aumentare fino al 70%: «Almeno uno ogni due neonati in Africa, uno in ogni quattro neonati in Asia e uno in ogni sette neonati in America Latina e nei Caraibi sarebbero condannati a denutrizione e malnutrizione - afferma il rapporto - La malnutrizione e le malattie legate alla fame, potrebbero quasi raddoppiare il numero dei decessi di bambini sotto i cinque anni nei prossimi 10 anni».

Il rapporto è addirittura prudente rispetto all'aumento dei prezzi del cibo (20%) visto che la Fao prevede che nei prossimi 10 anni i prezzi medi dei cereali saliranno tra il 15 al 40% e il latte del 16 - 45%.

La Hisas ha detto che se alcune agricolture di Paesi freddi potrebbero beneficiare di temperature più miti,si dovranno comunque abituare ad alcune modifiche sugli scaffali del supermercato, perché in altri paesi, in particolare con climi più caldi, la produzione si ridurrà: «In questo mondo globalizzato, diamo per scontato andare al negozio di alimentari e acquistare vino dell'Europa o la pasta o il riso dell'Italia e di altri paesi produttori. Nel 2020 potrebbe essere difficile. Si spera che gli articoli di largo consumo saranno ancora disponibili, ma in tal caso, probabilmente sarebbero molto più costosi».

Il rapporto conclude però che «Gli impatti più terribili potrebbero essere evitati se la comunità internazionale raggiungerà un accordo vincolante per ridurre le emissioni di gas serra e per adattarsi al riscaldamento che risulterà dall'inquinamento già presente nell'atmosfera». Il global warming potrebbe modificare anche i consumi e le abitudini alimentari con una probabile crescita dell'utilizzo di fagioli e lenticchie o di altre fonti di proteine.

Fonte:  http://www.laperfettaletizia.com/2011/01/global-warming-nel-2020-un-quinto-della.html

mercoledì 19 gennaio 2011

Cuneo: 15 Gennaio 2011 - Resoconto di una bella giornata

Sabato 15 gennaio 2011, si è svolto a Cuneo l’incontro programmato dal Commissario per il Piemonte Alberto Conterio presso l’Hotel Royal Superga di Via Pascal 3 angolo Piazza Galimberti :
Progetto monarchico per rinnovare lo Stato e rilanciare il Paese
Lo scopo, che era di illustrare le priorità contenute nel nostro programma politico e di rinsaldare l’organizzazione di Alleanza Monarchica – Stella e Corona in provincia di Cuneo, non è stato disatteso.
Dopo i saluti dell’Avv. Roberto Vittucci Righini, Presidente Nazionale del movimento a tutti i partecipanti, l’interessante intervento dell’Avv. Massimo Mallucci, Segretario Nazionale, ha riguardato in prima battuta il buon rapporto tra Alleanza Monarchica e le restanti associazioni monarchiche italiane. L’intervento, si è poi focalizzato sul programma politico del movimento ed in particolar modo sull’importanza di un argomento sempre più disatteso nel nostro Paese : “le Sovranità”.
Sovranità intesa in tutte le sue forme, quali la sovranità Nazionale, la sovranità del popolo, degli enti locali ed infine della famiglia.


A seguire l’invito del Presidente Vittucci Righini a riflettere sulla “pena di morte” per reati particolarmente efferati e gravi, ha portato ad evidenziare con un vivace dibattito tra i presenti come, ad una contrarietà diffusa e generalizzata su di essa, persista anche nelle coscienze delle persone la propensione a credere giusta questa condanna per fatti particolari mettendo in evidenza una contraddizione della nostra società civile.
L’incontro è proseguito con l’invito dello stesso Commissario per il Piemonte Alberto Conterio a non storicizzare l’immagine della Monarchia uscendo tra la gente in futuro per testimoniare nonostante tutto la nostra presenza ed organizzazione con delle “giornate gazebo” nelle piazze e nelle vie delle principali città, dimostrando con i fatti, il rapporto di unità tra Monarchia e popolo.

Al termine dei lavori, il Dott. Giorgio Zampieri, ha confermato la sua piena operatività e disponibilità a riprendere l’azione politica locale per Alleanza Monarchica – Stella e Corona, mentre l’Avv. Alberto Coggiola, iscrivendosi al nostro movimento ha manifestato il suo interesse a collaborare localmente per promuovere il nostro programma in vista delle future date elettorali.
In conclusione di giornata, uscendo dalla sala, sono state distribuite diverse decine di copie del nostro mensile “Italia Reale” nella stessa piazza Galimberti alla gente presente, divisa tra l’incredulità e la piacevole sorpresa.

I monarchici tornano in campo !

Fonte:  http://biellamonarchica.blogspot.com/2011/01/cuneo-15-gennaio-2011-resoconto-di-una.html

lunedì 17 gennaio 2011

Permesso di soggiorno, debutta test all'italiano

Sono centosettanta tra Firenze e Borgo San Lorenzo (Firenze), e 10 ad Asti, gli immigrati che domani si sottoporranno al primo 'Test di conoscenza della lingua italiana per il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo', necessario ad ottenere il permesso di soggiorno lungo, a tempo indeterminato.
Ansa.it - Il test, messo a punto e supervisionato a cura dell'Ufficio scolastico provinciale, in base alle indicazioni del ministero degli Interni, prevede una prova di ascolto, una prova di lettura e comprensione e una prova di produzione. La prova viene considerata superata se il candidato ottiene un risultato positivo almeno nell'80% del punteggio complessivo delle prove. Nel caso di esito negativo, sara' possibile presentare subito una nuova richiesta. Le domande vengono raccolte dalle prefetture che hanno anche il compito di verificare i requisiti di accesso degli stranieri.

Ad Asti l'appuntamento per i 10 candidati e' alle 9 all'istituto in via Govone, mentre a Firenze e a Borgo San Lorenzo gli immigrati si troveranno alle 8.30: presso la scuola media A. Di Cambio-Beato Angelico a Firenze e la scuola Giovanni della Casa di Borgo. In molte altre citta' italiane sono gia' state programmate le prove per gli immigrati che hanno presentato la domanda: in totale sono 6.764.

TRE LE PROVE DA SUPERARE

La prima prova prevede l'ascolto (per testare la comprensione orale) di una registrazione (ad esempio, un dialogo tra 2 persone). Sarà poi presentata una lista di domande al candidato e gli verrà fatta riascoltare la conversazione. A questo punto, l'immigrato dovrà dare le sue risposte con tre diverse modalità: scelta multipla, abbinamento, Vero/Falso. Per il secondo test (prova di comprensione scritta) viene consegnato un breve brano a cui seguiranno domande con risposte tramite scelta multipla, abbinamento, Vero/Falso, oppure a completamento della frase.

Nella terza prova (scrittura di un testo), verrà indicato un argomento. Il candidato dovrà scrivere un breve testo, ad esempio una cartolina da inviare ad amici che spieghi dove si trova, cosa sta facendo ecc., oppure una risposta per e-mail o la compilazione di uno o più moduli. La prova viene considerata superata se il candidato ottiene un risultato positivo almeno nell'80% del punteggio complessivo delle prove. Nel caso di esito negativo, l'immigrato potrà presentare subito una nuova richiesta.

PERPLESSITA' DALLE ACLI - Secondo il patronato delle Acli, sarebbe stato opportuno che il test si fosse svolto dopo un percorso proposto agli stranieri di lingua e insieme di educazione civica. ''Sono 400/450 mila ogni anno - spiega il responsabile del servizio immigrazione, Pino Gulia - gli stranieri che potrebbero avere i requisiti per l'ex Carta di soggiorno. Il test potrebbe portare ad un ritardo nelle regolarizzazioni. Se infatti avevano gia' i requiti per ottenere il permesso, dovranno ora attendere di fare l'esame

http://www.laperfettaletizia.com/2011/01/permesso-di-soggiorno-debutta-test.html

domenica 9 gennaio 2011

La Vandea

di Renato Cirelli



1. Un fatto divenuto un simbolo

Il termine «Vandea», grazie alla storiografia filo-rivoluzionaria, è divenuto sinonimo di rivolta reazionaria e di resistenza contro l’affermarsi del progresso, che hanno come protagoniste popolazioni contadine ignoranti, sobillate da clero e nobili, che utilizzano il fanatismo religioso per scopi in realtà riconducibili ai loro interessi e privilegi di classe. Questa interpretazione non ha potuto essere adeguatamente controbilanciata dalla storiografia filo-vandeana, perché, a tutt’oggi, gli storici di parte rivoluzionaria hanno praticato l’occultamento dei fatti e imposto la damnatio memoriae nei confronti dei protagonisti, quindi anche dei valori che stanno all’origine della rivolta vandeana.



2. I motivi della rivolta

Il territorio indicato come Vandea Militare è situato nella Francia Occidentale, sulla costa atlantica, con un’estensione di circa 10.000 kmq e con una popolazione, all’epoca, di ottocentomila abitanti. Non si tratta di una regione povera e marginale, ma la sua ricchezza e la sua popolazione sono superiori alla media francese, così come la ricchezza e la popolazione francesi sono superiori alla media europea del tempo.

Gli abitanti della regione sono noti per l’attaccamento alle consuetudini e alle libertà locali, oltre che per un radicato sentimento religioso, segnato dalla predicazione di san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716), che aveva combattuto lo scetticismo del tempo soprattutto con la devozione mariana.

Alla fine del secolo XVIII l’Ovest, come tutta la Francia, patisce gli esiti di un processo di centralizzazione che si è sempre più sviluppato a partire dal regno di Luigi XIV di Borbone (1638-1715).

Il costo di questa politica è la causa principale della voracità statale in materia fiscale e una delle conseguenze del governo dei ministri illuministi, sì che fra il 1775 e il 1789 la pressione fiscale diventa sempre più sostenuta e male sopportata da tutti.

Quando, per avviare una riforma generale che affronti il problema fiscale e il deficit dello Stato, vengono convocati da re Luigi XVI di Borbone (1754-1793) gli Stati Generali l’assemblea costituita dai rappresentanti del clero, della nobiltà e della borghesia , anche dalla Vandea arrivano i cahiers de doléance, raccolte di rimostranze e di petizioni che esprimono, insieme a un profondo attaccamento alla monarchia, anche una serie di proteste contro il sistema di imposizione fiscale, i suoi abusi e la sua irrazionalità.

I vandeani auspicano, quindi, un rinnovamento e con questo spirito mandano a Parigi i loro rappresentanti, perché se ne facciano portavoce presso il sovrano. E la disillusione è tanto più cocente quanto più grande è stata la speranza.

Diventa sempre più chiaro, e non solo in Vandea, che a Parigi non si lavora alle sperate riforme, ma a emanare leggi destinate ad aumentare il potere coercitivo delle amministrazioni, a colpire la Chiesa e le tradizioni religiose del popolo in una inquietante accelerazione distruttiva.

La confisca e la vendita dei beni ecclesiastici, che avvantaggia solo borghesi e nobili, e l’introduzione della Costituzione Civile del Clero, nell’estate del 1790, creano un diffuso malcontento, al quale le autorità rispondono con insensibilità, con incapacità di governo e con una crescente repressione, che sfocia nell’irrimediabile frattura fra le popolazioni e i pubblici poteri.

Gli avvenimenti precipitano nel 1793. La rottura provocata dalla Costituzione Civile del Clero, che pone le basi di una rivolta di natura religiosa, si consuma con la notizia che il 21 gennaio 1793 re Luigi XVI è stato ghigliottinato, e si manifesta quando il Governo di Parigi ordina in tutta la Francia l’arruolamento di trecentomila uomini da mandare al fronte.



3. La guerra contro-rivoluzionaria

La rivolta scoppia perché la popolazione della Vandea rifiuta di abbandonare le case per andare a morire per una repubblica che considera illegittima, colpevole di perseguitare la religione, di aver assassinato il sovrano legittimo e di aver inasprito la crisi economica.

Già dal 1790, a causa delle tasse e in difesa dei sacerdoti detti «refrattari», cioè quelli che non avevano giurato fedeltà alla Costituzione, scoppiano un po’ dovunque tumulti e la Guardia Nazionale, più di una volta, non esita a sparare sulla folla.

Anche in altre regioni della Francia scoppiano rivolte, però ovunque la Repubblica le soffoca più o meno rapidamente, perché sono improvvisate, mancano di coordinamento e di decisione. Ma in Vandea, nel marzo del 1793, inizia un’insurrezione generale, annunciata dal suono delle campane a martello di tutte le chiese. Gli insorti si organizzano militarmente sulla base delle parrocchie e costituiscono un’Armata Cattolica e Reale di molte decine di migliaia di uomini, guidati da capi che essi stessi si sono scelti e che spesso, specie fra i nobili, sono restii a farsi coinvolgere.

Jacques Cathelineau (1759-1793), vetturino, è l’iniziatore della sollevazione e viene eletto primo generalissimo dell’Armata vandeana; muore in battaglia a trentaquattro anni. Il marchese Louis-Marie de Lescure (1766-1793) è un ufficiale che gli insorti liberano dalla prigionia, ed egli ne diviene un capo autorevole; quando muore in combattimento, a ventisette anni, gli viene trovato addosso il cilicio. Henri du Vergier de la Rochejaquelein (1772-1794) è eletto generalissimo a soli ventuno anni; Napoleone Bonaparte (1769-1821) ne esalterà il genio militare. Jean-Nicolas Stofflet (1753-1796), guardiacaccia, si rivela un formidabile tattico e non accetterà mai di arrendersi. François-Athanas de la Contrie (1763-1796), detto Charette, è un ufficiale di marina «costretto» a diventare un capo leggendario dagli insulti dei contadini che lo traggono da sotto il letto, dove si è nascosto per sottrarsi alle loro ricerche; muore fucilato. Vi è anche chi è prelevato a forza e portato in battaglia sulle spalle dei contadini. Fra le poche eccezioni vi è Antoine-Philippe de la Trémoille, principe di Talmont (1765-1794), che torna dall’esilio per mettersi alla testa della cavalleria, unico dei grandi signori di Francia a combattere e a morire con i vandeani.

Vittorie e sconfitte si alternano fino allo scacco di Nantes e alla sconfitta di Cholet, nell’autunno del 1793. L’Armata Cattolica e Reale decide, allora, di attraversare la Loira e di raggiungere il mare in Normandia, dove pensa di trovare la flotta inglese. Ma all’arrivo gli inglesi non vi sono e i vandeani, con le famiglie al seguito, ritornano sui propri passi, inseguiti dai repubblicani che li sconfiggono in una serie di scontri, che si risolvono in carneficine dove gli insorti, donne e bambini compresi, vengono sterminati a migliaia.



4. La repressione rivoluzionaria

Nel gennaio del 1794 la Repubblica ordina la distruzione totale della Vandea. Spedizioni militari punitive, dette «colonne infernali», attraversano la regione facendo terra bruciata e perpetrando il genocidio della popolazione, con una metodicità e con strumenti da «soluzione finale», che anticipano gli orrori del secolo XX; né mancano intenti di controllo demografico.

Parallelamente inizia la campagna di scristianizzazione del territorio e il Terrore rivoluzionario si abbatte sulle popolazioni con la più dura delle persecuzioni mentre gli imprigionati, i deportati in questo periodo viene inaugurata la colonia penale di Caienna, nella Guyana , le esecuzioni di ogni tipo sono in un numero imprecisato. Nel febbraio del 1794 la Vandea insorge ancora e conduce una spietata guerra di guerriglia, che mette la Repubblica alle corde. Finalmente, nel febbraio del 1795, a La Jaunnaye, i capi vandeani firmano una pace con la quale il Governo di Parigi s’impegna a riconoscere la libertà del culto cattolico, concede l’amnistia, un’indennità di risarcimento e, a quanto pare, in alcuni articoli segreti, s’impegna a consegnare ai vandeani il figlio di Luigi XVI, prigioniero nella Torre del Tempio di Parigi. Però, in seguito al mancato rispetto degli accordi, nel maggio del 1795 Charette e altri capi riprendono le armi, ma questa volta l’insurrezione non ha l’ampiezza della precedente, anche perché è grande la delusione per il mancato arrivo di un principe che si metta alla testa degli insorti; mancato arrivo di cui sono responsabili anche gli intrighi inglesi.

La guerriglia continua senza speranza fino alla cattura e alla fucilazione di Charette, nel marzo del 1796. Il tentativo di sbarco a Quiberon da parte di settecentocinquanta «emigrati» persone che hanno lasciato la Francia dopo gli avvenimenti del 1789 , molti dei quali ufficiali di marina cui l’Inghilterra ha promesso aiuto e appoggio militare, si conclude in un disastro. Traditi, cadono nelle mani dei repubblicani, che promettono loro la vita in cambio della resa e invece li fucilano; tutto finisce in una tragica Baia dei Porci ante litteram.

Con la morte di Charette si conclude l’epopea vandeana. Vi sarà un’altra insurrezione negli anni 1799 e 1800, guidata dai capi vandeani superstiti e da George Cadoudal (1771-1804) in Bretagna; poi ancora nel 1815, durante i Cento Giorni napoleonici; e, infine, l’ultimo episodio sarà la fallita insurrezione legittimista contro il governo liberale di Parigi nel 1832.



5. Il costo della guerra

Anni di guerra e di guerriglia spietata, ventuno battaglie campali, duecento prese e riprese di villaggi e di città, settecento scontri locali, centoventimila morti di parte vandeana, numerosissimi di parte repubblicana, la regione completamente devastata: queste sono le cifre impressionanti che molti cercano di nascondere.

Quella che Napoleone ha chiamato una lotta di giganti è una guerra popolare, cattolica e monarchica, che i vandeani hanno condotto diventando coscientemente un ostacolo all’affermazione del primo grande tentativo di repubblica rivoluzionaria e totalitaria della storia moderna. Per questo la Vandea ha pagato con un terribile genocidio, seguito dal silenzio di chi si riconosce nell’albero ideologico della Rivoluzione francese.



6. La vittoria dei vinti

Il riconoscimento dei sacerdoti fedeli a Roma, il ristabilimento del culto cattolico e infine, con tutti i suoi limiti, il Concordato Napoleonico del 1802 sono da molti ascritti a merito anche del sacrificio dei vandeani. Questa, in ultima analisi, può essere definita la grande vittoria dei vinti. Vinti in questo mondo, dal momento che molti di questi martiri sono stati elevati alla gloria degli altari dalla Chiesa.

Quindi, questa è la ragione per cui, fuori dal linguaggio corrente della storiografia, il termine «Vandea», al di là del suo contesto storico, ha valenza positiva, esempio e sinonimo di contrapposizione radicale ai princìpi rivoluzionari dell’epoca moderna, e difesa e proposizione dei valori sui quali si fonda la civiltà cristiana; perciò termine contro-rivoluzionario perché esprime non solo ostilità alla Rivoluzione in tutti i suoi aspetti, ma anche sostegno dei princìpi cristiani, che sono a essa radicalmente contrari.

Fonte:  http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/v_vandea.htm

sabato 8 gennaio 2011

Stella e Corona sulle multe:

I SOLDI delle multe saranno destinati al miglioramento della segnaletica stradale? Un plauso alla Giunta comunale arriva da Mauro Mazzoni di “Stella e Corona”. <Il Comune di Lucca – scrive – sfata così il mito secondo cui le multe servirebbero esclusivamente per “fare cassa” e risanare i bilanci dei comuni>. <Per questo – continua Mazzoni – voglio esprimere il mio più sincero plauso alla Giunta che ha deciso di destinare i 1'780 mila euro provenenti dalle sanzioni pecuniarie, al miglioramento della segnaletica, della circolazione stradale, delle piste ciclabili e per l’assunzione di vigili urbani a progetto>.
Data 08/01/2011                                                                    Fonte: La Nazione Lucca

venerdì 7 gennaio 2011

6 Gennaio: Meditazione per l'Epifania su Giotto



Conferenza del 30.11.1988; da “Catolicismo”, gennaio 2004; traduzione di Massimo Introvigne

I Re Magi, secondo la tradizione, vengono da Oriente a portare i loro doni al Bambino Gesù.
In questo affresco – opera del famoso pittore italiano Giotto – Nostra Signora mentre tiene al collo il suo Divin Figlio sta seduta su un specie di tronetto riccamente adornato e sormontato da un baldacchino, ed è vestita in un modo che è a sua volta molto ricco. Deve ricevere dei re, e Giotto la fa vestire con la dovuta pompa. Accanto a Nostra Signora appaiono angeli, san Giuseppe, santi e altre persone, e si ha l’impressione che l’autore voglia rappresentare una sorta di tempio. O forse Giotto ha pensato alle persone di epoche successive, che in futuro avrebbero contemplato la scena spiritualmente e in adorazione.
L’elemento che più attira l’attenzione è questo: uno dei re sta adorando il Bambino Gesù e baciando i suoi piedi. Gli altri due monarchi se ne stanno tranquilli, come assorti in preghiera di fronte a Nostra Signora e al Bambino-Dio, mentre guardano il loro compagno di viaggio – e fratello nella regalità – adorare il Divino Infante. Hanno l’aria di persone felici di quello che sta loro accadendo, mentre aspettano che venga il loro turno. Ma attendono senza impazienza, con quella tranquillità e serenità medievali che per Giotto esprime la presenza di Dio, dello Spirito e della grazia divina nell’anima di questi personaggi.
Ancora, dietro ai due re si nota in uomo che sta cercando di tenere buono o fermo uno di due cammelli, il quale rischia di creare qualche problema. Quest’uomo non è bello. Giotto vi ha raffigurato l’homo animalis: l’uomo nella sua dimensione meramente materiale, senza nulla di soprannaturale né di tranquillo o di sereno. È l’uomo bruto, agitato e concitato, rivelato dalla narice fremente, dagli occhi spiritati, dall’aria arrogante. Si ha l’impressione che non possa proprio fare più che il cammelliere.

Fonte:  http://www.cescor.org/0106.html

giovedì 6 gennaio 2011

I veri principi del popolo cristiano - Piero Vassallo

di Piero Vassallo

Nel giugno del 1919, il direttore dell’Avvenire d’Italia, l’autorevole Paolo Cappa, pubblicò, nei Quaderni nazionali di Gino Sottochiesa, un breve e brillante saggio intitolato “Politica popolare”.
Inteso alla definizione del pensiero politico dei cattolici, il saggio, riscosse un lusidirettore avvenirenghiero successo e contribuì all’affermazione del Partito popolare nella rovente campagna elettorale del ’19. Cappa fu premiato dal consenso degli elettori, che gli assegnarono la maggioranza dei voti in due diversi collegi.
La chiarezza delle idee e la profonda preparazione culturale dell’autore, che riscuoteva la stima e la fiducia di Benedetto XV e di Luigi Sturzo, fanno del testo in questione una lettura indispensabile a quanti desiderano rompere il cerchio della disinformazione progressista intorno agli ideali e alla storia del cattolicesimo italiano nel XX secolo.
La lettura del testo di Paolo Cappa, infatti, dimostra le sostanziali differenze che corrono tra il popolarismo delle origini e il popolarismo immaginario, esibito dai tardi e affannati discepoli di Maritain, Dossetti, Alberigo, Scoppola e Rosy Bindi, per giustificare l’adeguamento del pensiero cristiano alle esigenze babeliche del progressismo terminale.
Nello scritto in questione, la distanza fra le due scuole di pensiero intitolate al popolarismo appare fin dall’incipit, dove si dichiara l’esclusione di qualunque apertura all’ideologia della sinistra.
Pur riconoscendo ai lavoratori che in trincea presero contatto colla vita nazionale,  il diritto di reclamare migliori condizioni di vita, l'autore, rifacendosi all’insegnamento di Leone XIII, chiarisce che con la sinistra rivoluzionaria esistono vaghi elementi di somiglianza ma non di coincidenza essendo “evidente e recisa l’opposizione dottrinale fra la concezione marxista e quella cattolica, in sociologia come in politica”.
Senza remore, Cappa elencava gli obiettivi irrinunciabili del popolarismo: “Difesa dell’integrità familiare contro ogni attentato divorzista, libertà d’insegnamento in ogni grado, riconoscimento giuridico e libertà dell’organizzazione di classe, decentramento amministrativo colla più larga autonomia e la più ampia libertà degli enti pubblici locali, riforma tributaria sulla base dell’imposta progressiva globale, riforma elettorale politica colla soppressione del collegio uninominale e la sostituzione dello scrutinio di lista per regione e colla rappresentanza proporzionale, riforma del senato su base elettiva e con rappresentanza dei corpi della nazione con larga parte alle classi organizzate, politica internazionale fondata sulle concezioni nuove dell’organizzazione giuridica dei rapporti fra gli Stati che renda possibile la abolizione dei trattati segreti e della coscrizione obbligatoria”.
E’ evidente che il programma dei popolari, oggi, è in larga parte condiviso dai cattolici militanti nell'area del centrodestra e rifiutato dalla sinistra, dove, insieme con i nostalgici del centralismo burocratico, sono schierati gli avversari della famiglia tradizionale, della scuola privata e delle missioni di pace.
Non sono dunque senza ragione i rossori e gli imbarazzi di cattolici progressisti, obbligati a far scivolare i principi cristiani nel soffocante corridoio tra l’entusiasmo dei gay e l’intransigenza degli abortisti.
Colpisce infine l’orgoglio che il popolare Cappa manifesta nel rivendicare la dignità del pensiero cristiano in mezzo alle desolazioni del mondo moderno: “Mentre il liberalismo muore di esaurimento e il suo figlio spirituale, il socialismo, lo maltratta, e la democrazia radico-massonica è ridotta a un’impotente consorteria borghese senza credito, e il socialismo ignorante e incosciente minaccia l’esperimento bolscevico in Italia – l’antica idea cristiana risorge. Ostracismo di governanti ed errori di devoti non valsero a bandirla dalla vita di questa terra, perché la sua tradizione vi è troppo saldamente incisa nelle coscienze e nei marmi. E si leva un’altra volta, ricca di contenuto ideale ma non meno atta all’applicazione pratica”.
L’orgoglio cattolico è coniugato da Cappa all’orgoglio lungimirante dell’italiano, che contesta la traballante pace di Wilson, “una pace falsa, che minaccia nuove guerre pel futuro”.
Il giudizio sulla falsa pace di Versailles, Cappa lo rinnoverà durante la commemorazione di Benedetto XV letta a Genova nel dicembre del 1952, e ripubblicata nel 2006, a cura di Roberto Cappa e Sandro Fontana presso l’editore Sabatelli in Savona.
Rammentata l’esclusione del Papa dalla conferenza della pace, pretesa e ottenuta dal ministro italiano Sonnino nel segreto Patto di Londra, Cappa affermò che lo scacco diplomatico del Vaticano “si risolse in realtà in una grande ventura: il Vicario di Cristo evitò la responsabilità della partecipazione alla falsa pace di Versailles”.
La rilettura del saggio sulla politica popolare è un duro colpo per gli autori delle leggende metropolitane intorno alla vocazione laica, progressista e centralista dei cattolici militanti nel Pd.
Dal pensiero di Paolo Cappa, neppure la magica scuola di Bologna saprebbe cavare un coniglio di sinistra.
Oggi la lezione di Paolo Cappa può aiutare i politici del centrodestra a trovare il filo conduttore di una politica capace di interpretare fedelmente la fede cattolica della maggioranza italiana, finora insoddisfatta da partiti senza precisa identità.
La possibile riduzione del nome Pdl (partito con un accento sulla libertà dei liberali) in Popolari, titolo che rappresenta una grande e incompiuta pagina di storia italiana, può segnare l'inizio dell'uscita dei cattolici dai partiti dei mezzi pensieri e delle parole dimezzate.

mercoledì 5 gennaio 2011

Mazzoni: il ministero deve intervenire!

Il segretario provinciale di Stella e Corona: “Assurdo che servano rinforzi per portare i detenuti in tribunale”



LUCCA – Sui problemi relativi alle traduzioni in tribunale dei detenuti e su cui pesa soprattutto la carenza dell’organico della polizia penitenziaria interviene anche Mauro Mazzoni, segretario provinciale di Stella e Corona che chiede interventi urgenti a livelli istituzionale per cercare di trovare delle soluzioni adeguate al problema, che pure è solo una parte dell’emergenza complessiva alla casa circondariale di Lucca.
“Mi piacerebbe – sottolinea Mazzoni – poter leggere sui giornali la mattina finalmente la buona notizia che riguardi il carcere San Giorgio. E invece ormai accade sempre più spesso il contrario. La penitenziaria è sotto organico, come riportato dai giornali, ci sono stati pensionamenti e non più assunzioni, e il personale di polizia penitenziaria fa turni forzati e straordinari che sono diventati ormai la norma per coprire i turni. La cosa va risolta: è infatti un fatto assurdo che il tribunale si trovi a 150 metri e che per le scorte di traduzione ci si debba servire di personale che arriva addirittura da Siena. Quelli che vengono da Siena – chiede Mazzoni – vengono tolti dal loro regolare servizio e creano dunque carenze di organico a Siena? Una volta per sempre il Ministero di Grazie e Giustizia intervenga. Ormai non passa giorno che i disagi del carcere non siano sui quotidiani”. (c.r.)

Data: 05/01/2010                                                              Fonte: Il Nuovo Corriere di Lucca e Versilia

Incontro a Cuneo - 15 Gennaio 2011

Alleanza Monarchica       

Vi invita a CUNEO
presso la Sala Meeting  “Liberty” dell’ Hotel Royal Superga
in Via Pascal, 3 / angolo Piazza Galimberti a Cuneo

   
SABATO 15 Gennaio 2011, alle ore 16.00,
si terrà un incontro di Alleanza Monarchica, aperto ad iscritti e simpatizzanti sul tema :


“PROGETTO MONARCHICO
PER RINNOVARE LO STATO E RILANCIARE IL PAESE”

Lo scopo dell’incontro è quello di permettere alla Segreteria Nazionale ed al Coordinamento Regionale del Piemonte di presentare ai partecipanti il programma politico del movimento in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, e riflettere assieme sul grave momento di crisi nazionale (economico, sociale e politico) stabilendo linee guida condivise sulla nostra possibilità di presentare liste elettorali. 


Il Progetto Monarchico per rinnovare lo Stato, non solo è alla nostra portata, ma è necessario a rendere visibile un’alternativa valida tra la gente. Solo tornando ad essere visibili e protagonisti nel panorama politico italiano, possiamo sperare di servire al rilancio del nostro Paese.      
Oggi la gente è disorientata e stanca di promesse. La gente è anche stanca dei litigi, e dell’ipocrisia dell’attuale classe politica. Le persone non credono più nella suddivisione di destra e sinistra e nelle ideologie del novecento, tutte sconfitte. La gente inoltre non capisce più il significato di ciò che accade. Ad ogni annuncio di nuovi provvedimenti si chiede, come sia possibile che siano sempre le stesse persone a dover pagare, e a far sacrifici. In questa situazione di estremo disordine sociale, politico ed economico, dobbiamo essere in grado di riuscire a parlare ad essa con argomenti semplici, spiegati a facili parole e per bocca di persone comprensibili, dalla faccia pulita.
Riteniamo che il momento sia molto favorevole, e potremmo risultare opzione all’anti politica presente con l’obiettivo di intercettare il voto astensionista sempre in aumento !

Saranno presenti :

Avv. Massimo Mallucci, Segretario Nazionale Alleanza Monarchica - Stella e Corona

Sig. Alberto Conterio, Commissario per il Piemonte 

La Vostra presenza è quindi particolarmente importante e gradita

Alberto Conterio
Commissario per il Piemonte
Alleanza Monarchica - Stella e Corona


Per informazioni : 340.5875737, oppure dopo le ore 19.00, al 015.60165  ( aconteri@hotmail.com )
 
 

martedì 4 gennaio 2011

I tetti della Puglia saranno tutti "solarizzati"

La Puglia è destinata a diventare la regione più solarizzata d'Italia. Grazie al protocollo di intesa firmato dal presidente della Regione Nichi Vendola con Enel.sì verrà promossa la solarizzazione dei tetti di tutta la regione. «Si tratta di una sperimentazione che non ha precedenti in Italia» ha dichiarato Vendola.
GreenReport - Grazie al protocollo sono offerte due soluzioni ai proprietari degli immobili che vorranno realizzare un impianto fotovoltaico di piccola e media taglia (da 1 a 50 Kw). «In un caso i privati (singola persona, famiglia o condominio) e le Pmi consentono l'utilizzo per 20 anni del tetto o del lastrico solare all'affiliato Enel.sì che realizzerà l'impianto fotovoltaico e che conserverà per tutto il periodo la proprietà dello stesso e si farà carico del costo di realizzazione, della manutenzione e della gestione - spiegano dalla Regione - Dopo i 20 anni, senza ulteriori formalità, l'impianto passerà gratuitamente al proprietario dell'immobile che per tutto il periodo avrà usufruito dell'energia prodotta per i propri usi, con conseguenti benefici in bolletta. Nell'altro caso la piena proprietà dell'impianto è da subito del proprietario dell'immobile, che realizzerà in proprio l'investimento, usufruendo dell'energia prodotta dall'impianto e degli incentivi erogati dal gestore servizi energetici».

Per Enel l'intesa è stata siglata dal responsabile della società controllata da Enel Green Power, Guido Stratta. Il presidente Vendola ha annunciato che entreranno nel progetto altre società e a breve è stato annunciato che saranno definite le condizioni migliorative, rispetto a quanto offerto a livello nazionale, che le società dovranno offrire ai cittadini pugliesi.

Fonte:  http://www.laperfettaletizia.com/2010/12/i-tetti-della-puglia-saranno-tutti.html

lunedì 3 gennaio 2011

La bioraria, quando il prezzo dell'elettricità si fà per due

Da gennaio oltre 20 milioni di famiglie italiane riceveranno la bolletta elettrica con i nuovi prezzi biorari. Meno convenienti nei giorni lavorativi dalle 8 alle 19 e più costosi nelle altre ore e in tutti i fine settimana e festivi. I consigli dell’Autorità per l’Energia per risparmiare. Dal 2012 il gap tra le due tariffe sarà più ampio.
Qualenergia.it - Da gennaio saranno oltre 20 milioni le famiglie italiane che riceveranno la bolletta calcolata con i nuovi prezzi biorari, meno convenienti nei giorni lavorativi dalle 8 alle 19 e più convenienti in tutte le altre ore e in tutti i fine settimana e festivi. Lo ricorda l'Autorità per l'Energia e il Gas in una nota, spiegando che entro la fine del 2011, il nuovo sistema - che è automatico e non richiede nuovi contratti – sarà applicato a tutti i consumatori che hanno un contratto di fornitura alle condizioni stabilite dall'Autorità e dotati di un contatore elettronico intelligente, che può leggere i consumi nei diversi momenti.

L'introduzione dei prezzi biorari, iniziata nel luglio scorso, ha come obiettivi una maggiore equità ed economia per i singoli consumatori; un contenimento dei costi per l'intero sistema elettrico nazionale; un contributo alla tutela ambientale.

Lo spostamento di parte dei consumi nelle ore più convenienti “potrà consentire non solo di risparmiare nelle bollette individuali - segnala l'Autorità - ma anche di ridurre la punta di domanda elettrica generale e, di conseguenza, evitare l'utilizzo di centrali meno efficienti e più inquinanti, favorendo così un generale abbassamento dei costi e un minor impatto sull'ambiente".
Quindi, con i prezzi biorari, il costo dell'elettricità non sarà più unico come adesso, ma differenziato a seconda dei momenti di utilizzo. I prezzi saranno più convenienti nei momenti in cui la richiesta di energia è minore, dalle 19 alle 8 dei giorni feriali, tutti i sabati, domeniche e altri festivi (in bolletta sono le fasce orarie 'F23'). Sarà allora quindi che converrà concentrare almeno due terzi dei propri consumi, utilizzando elettrodomestici come lavatrice, lavapiatti, scaldabagno, forno elettrico, ferro da stiro, ecc. Elettricità meno conveniente invece dalle 8 alle 19 dei giorni lavorativi (fascia oraria 'F1'). Ad oggi la differenza di prezzo fra ore più o meno convenienti è del 10% circa.

Ogni singolo cliente troverà nelle bollette l'esatta ripartizione dei suoi consumi nei diversi momenti, in modo da poter conoscere continuamente gli effetti delle proprie abitudini di utilizzo dell'elettricità.
L'Autorità per l'energia stima che, se l'insieme delle famiglie italiane spostasse il 10% dei consumi nei periodi più favorevoli, si otterrebbe una riduzione di 450 mila tonnellate l'anno di anidride carbonica, equivalente alle emissioni di una centrale in grado di soddisfare i consumi di una città di circa 500mila abitanti. In termini economici, si risparmierebbero circa 9 milioni di euro l'anno per minori emissioni di CO2, circa 80 milioni come costo per combustibile e oltre 120 milioni come costi di impianto. Nell'insieme, il risparmio a favore della collettività delle famiglie e dei piccoli consumatori, sarebbe di oltre 200 milioni di euro l'anno.

Fino al 31 dicembre 2011 i prezzi biorari avranno solo un piccolo effetto di risparmio o di maggior spesa in bolletta. Infatti, per dare alle famiglie con consumi ancora sbilanciati nei momenti a maggior prezzo il tempo di abituarsi a conoscere le proprie abitudini, di valutare i cambiamenti della spesa e di adottare comportamenti favorevoli al risparmio, l'Autorità ha previsto un periodo transitorio nei quali vi sarà solo una piccola differenza fra i due prezzi (10%).

Dal gennaio 2012, verranno applicati prezzi biorari che rispecchieranno integralmente il diverso costo dell'elettricità all'ingrosso nei diversi momenti: le differenze di prezzo saranno quindi più accentuate, con maggiori possibilità di risparmi in bolletta e viceversa.
L'Autorità ha reso disponibili anche prezzi biorari "a richiesta" che prevedono differenze di prezzo maggiori, già aderenti ai diversi costi all'ingrosso dell'elettricità nei diversi momenti: chi volesse da subito l'applicazione di questi prezzi, potrà farne domanda al proprio fornitore.
Chi non volesse usufruire dei prezzi biorari stabiliti dall'Autorità, può liberamente scegliere altre soluzioni sul mercato libero anche consultando, sul sito dell'Autorità, il TrovaOfferte che consente di confrontare le numerose proposte offerte da vari operatori.

Per facilitare i comportamenti individuali di risparmio e quindi capire come usare al meglio l'elettricita' nei momenti più convenienti, l'Autorità ha messo a disposizione sul proprio sito il PesaConsumi, un simulatore che aiuta a valutare i propri consumi in varie ipotesi di utilizzo degli elettrodomestici.
Gli elettrodomestici non consumano tutti nello stesso modo: qualcuno influisce molto sulla nostra bolletta (quelli a più alto consumo, tipo lavatrici, lavastoviglie, ferri da stiro, scaldabagni elettrici, cucine e stufe elettriche), altri meno.
Per aiutare a capire come utilizzarli nel modo più efficiente con i nuovi prezzi biorari, l'Autorità ha messo on line il Pesa Consumi, un simulatore che consente di calcolare quanto i singoli elettrodomestici di casa influiscano in percentuale sui consumi complessivi; in particolare, il sistema evidenzia il peso dell'utilizzo dei diversi elettrodomestici nei momenti in cui l'elettricità costa di più.
Con il Pesa consumi, si può simulare lo spostamento dell'utilizzo di alcune di queste apparecchiature nei momenti più convenienti e quindi valutare qucanto consumo può essere concentrato nelle ore a minor prezzo.
Per utilizzare lo strumento è utile avere a disposizione la propria bolletta, nella quale è già indicata la ripartizione dei consumi nelle diverse fasce.

Per informazioni: Sportello per il consumatore dell'Autorità
numero verde 800.166.654 (dalle 8 alle 18 di ogni giorno lavorativo)

Fonte:  http://www.laperfettaletizia.com/2011/01/la-bioraria-quando-il-prezzo.html

domenica 2 gennaio 2011

Militari in Afghanistan: un altro caduto

Afghanistan
L'alpino ucciso si chiamava Matteo Miotto

Roma, 31 dic. (TMNews) - Si chiamava Matteo Miotto e aveva 24 anni il militare italiano ucciso oggi in Afghanistan da un colpo d'arma da fuoco sparato da un cecchino. Lo riporta un comunicato del contingente italiano di stanza a Herat. Miotto, originario di Thiene (Veneto), era un caporal maggiore in forza al 7° reggimento alpini di Belluno, ed era arrivato in Afghanistan lo scorso luglio. Il militare si trovava in una torretta di guardia all'interno di una base nella valle del Gulistan, quando è stato colpito. Assieme agli uomini del suo reparto e a una componente del genio era impiegato nella Task Force South East, la task Force italiana che dal primo settembre ha iniziato ad operare nell'area al confine con l'Helmand.


Noi di Alleanza Monarchica – Stella e Corona, abbiamo deciso di pubblicare la notizia senza polemiche e senza censure con la fotografia originale, orgoglio dello stesso caporalmaggiore Matteo. La fotografia che lo ritrae su un mezzo blindato italiano con la sua bandiera portata da Thiene con le firme degli amici !

02.01.2011
Redazione de “L’ARALDO di Biella”
 

A vent'anni di una storica campagna

Questo dicembre si compiono vent'anni dallo storico viaggio della delegazione delle TFP a Lituania e all'URSS per consegnare le cinque milioni e mezzo di firme, raccolte in tutto il mondo, in sostegno all'indipendenza di questo Paese. Questa campagna segnò l'inizio del crollo dell'URSS. Riproduciamo in merito un articolo pubblicato nel numero di marzo 2006 della rivista Tradizione Famiglia Proprietà.


"Pro Lituania cattolica e libera"

Il 2010 segna il 20 anniversario d'una delle più straordinarie azioni del prof. Plinio Corrêa de Oliveira a livello internazionale: la campagna "Pro Lituania cattolica e libera". Questa ci viene descritta in dettaglio dall'On. Antanas Racas nel volume «Plinio Corrêa de Oliveira. Dieci anni dopo» (San Paolo, Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, 2005).


Un
 po' di storia


Alla fine degli anni 1980 al vertice dell'URSS c'era Michail Gorbaciov, che si riempiva la bocca di "glasnost" e di "perestroika", ma che in realtà ne concedeva molto poca, anzi niente. Era appena un prodotto propagandistico di esportazione.

Nel dicembre 1989 cade il muro di Berlino, fomentando aneliti di indipendenza in diversi paesi dell'impero sovietico e, particolarmente, nelle nazioni baltiche. Tre mesi dopo vince le elezioni politiche in Lituania la coalizione di centro-destra Sajudis (Libertà), portando alla presidenza Vytautas Landsbergis. L'11 marzo, il Parlamento proclama l'indipendenza del Paese. Pochi giorni dopo, il Cremlino condanna severamente questa mossa e, in palese contraddizione con la retorica gorbacioviana, ordina l'Armata Rossa di occupare gli edifici pubblici in Lituania, imponendo inoltre un blocco economico totale, che comprendeva il taglio dei rifornimenti di gas e di petrolio.

Il governo lituano si rivolge allora all'Occidente in cerca di riconoscimento diplomatico. Niente! Uno dopo l'altro i Paesi si rifiutano. Pur di non infastidire Gorbaciov, voltano le spalle alla povera Lituana, abbandonandola al suo destino. La Primo ministro, Kazimiera Prunskiene, viene perfino trattata malissimo a Washington dal presidente Bush padre.


Appello
 al dott. Plinio


In queste circostanze disperate, il Parlamento lituano si rivolge all'Ufficio delle TFP a Washington, chiedendo insistentemente l'appoggio del prof. Plinio Corrêa de Oliveira e delle TFP. Il leader cattolico coglie l'occasione al volo e, il 1 giugno, lancia la TFP brasiliana nella campagna "Pro Lituania cattolica e libera". Si trattava di raccogliere firme in sostegno della sua indipendenza. Una ad una aderiscono le altre TFP ed associazioni affini in tutto il mondo.

In 25 giorni le TFP avevano già ottenuto un milione di firme. Il dott. Plinio invia allora un primo messaggio di solidarietà al presidente Landsbergis: "La Lituania avrà sempre l'appoggio, il rispetto e l'ammirazione delle TFP". Risponde il Ministro degli esteri, Algirdas Saugardas: "Porgiamo i nostri profondi ringraziamenti al prof. Plinio Corrêa de Oliveira, in nome del sig. V. Landsbergis e mio, per il suo appoggio alla nostra lotta per l'indipendenza. Il vostro sostegno è molto opportuno e incoraggiante nella difficile situazione attuale".

Nel frattempo, l'URSS stringe la morsa. Il 7 luglio, il Primo ministro sovietico Nicolai Rizhkov minaccia: "La Lituania deve sottostare strettamente alle legge sovietica".


La
 maggiore sottoscrizione della storia


Imperterrita, la campagna delle TFP procede a gonfie vele. In 130 giorni raccolgono 5,2 milioni di firme. L'impressa viene registrata nel «Guinness dei Primati» come la maggior sottoscrizione della storia.

Il 2 dicembre, una commissione delle TFP si reca a Vilnius per consegnare il microfilm delle firme al governo lituano. Ospite ufficiale, la commissione viene ricevuta dal presidente e poi onorata in una sessione plenaria del Parlamento. L'8 dicembre la commissione visita i principali santuari mariani del Paese. Il giorno dopo, il Cardinale primate Vincentas Sladkevicius accoglie festosamente la commissione in una solenne funzione religiosa nella cattedrale di Kaunas.

A Mosca, le autorità comuniste non sembrano affatto tranquille... Vladimir Kriutchov, capo del KGB, giunge a minacciare durante un programma di TV: "Non tollereremo l'ingerenza nei nostri affari interni di questi gruppuscoli che, dall'estero, stanno movendo una guerra segreta contro lo Stato sovietico". Da parte sua, il Ministro degli interni si scaglia contro "questo piccolo gruppo di provocatori che viene a seminare lo scompiglio nell'URSS".

"Gruppuscoli", veramente le TFP lo erano, almeno in confronto con la gigantesca macchina dello Stato sovietico. Quanto alla "guerra segreta", si trattava in realtà d'una campagna pacifica e legale svolta sulle vie e nelle piazze dell'Occidente sotto gli occhi di tutti. Riguardo lo "scompiglio nell'URSS", esso sarà molto più profondo di quanto temessero le stesse autorità sovietiche...
 
Prima di ritornare in Europa, la commissione si trattiene a Mosca pere consegnare una copia della firme all'ufficio di Michail Gorbaciov.


La
 violenza del pacifista


Nonostante ciò, Mosca non dà la minima mostra di voler mollare la pressa. Anzi, la pressione sul governo lituano diventa sempre più incalzante. Il 12 gennaio 1991, l'Armata Rossa occupa la sede della televisione lituana. Una moltitudine disarmata accorre spontaneamente a difendere questo simbolo della libertà di espressione.

Il 13, Gorbaciov dà l'ordine di caricare. I carri armati cominciano a sparare sulla folla schiacciandola sotto i cingoli. Bilancio: 14 morti e 240 feriti, molti gravi. Poche ore prima, il presidente Landsbergis aveva inviato un messaggio al dott. Plinio: "Lituania è in grave pericolo, la prego di informare tutte le TFP. (...) La responsabilità del sangue versato ricadrà su Michail Gorbaciov".

Per sfuggire alla stretta militare il governo lituano si trincera nel Parlamento, protetto da masse di giovani col Rosario in mano che cantano inni alla Madonna di Fatima.
Affrontando a mani nudi i carri armati sovietici, nove di loro muoiono eroicamente. Ma Gorbaciov è costretto a indietreggiare. La Lituania era libera!

Poco dopo, un portavoce del governo confiderà ad un inviato delle TFP che, a dare animo al popolo lituano per compiere questi atti di eroismo era stata la campagna lanciata da Plinio Corrêa de Oliveira.


La
 fine dell'URSS


L'esempio della Lituania si diffonde a macchia d'olio per tutto l'impero sovietico. Una ad una le repubbliche sovietiche cominciano a staccarsi da Mosca, segnando l'inizio del crollo definitivo dell'URSS.

Mesi più tardi, il governo lituano promuove una celebrazione pubblica a San Paolo del Brasile per ringraziare ufficialmente il prof.  Plinio Corrêa de Oliveira, alla quale partecipano duemila persone. Nel corso della celebrazione il salesiano lituano Don Pranas Gavenas fa omaggio al dott. Plinio Corrêa de Oliveira di una "jousta", ovvero una fascia onorifica appositamente portata dalla Lituania. Ecco alcuni brani del suo discorso:

“In nome del popolo lituano, ho portato per Lei, carissimo dottor Plinio, un modesto ricordo, simbolo della nostra eterna gratitudine. Si tratta d’una jousta, portata appositamente dalla mia Patria. È molto semplice. Quanto ci piacerebbe che fosse di ricca seta, ricamata in oro e incastonata di pietre preziose! Questa, però, gli angeli la stanno già preparando per Lei nel Cielo. (…)

“Questa storica vittoria che oggi celebriamo si deve anzitutto alla protezione della Madonna Ausilio dei Cristiani. Ma si deve anche a un uomo di Dio, al quale voltiamo oggi i nostri cuori per dirgli, traboccanti di gratitudine: dottor Plinio grazie, in nome del popolo lituano, mille volte grazie! (…)


“Prima di concludere, è mio dovere dichiarare pubblicamente quanto segue. In un editoriale, il noto giornale The New York Times affermò che i paesi baltici furono i catalizzatori della débacle sovietica. Bisogna registrare che la Lituania fu la prima repubblica sovietica a dichiarare l’indipendenza, nel marzo 1990, dando coraggio alle altre e avviando quindi il processo di dissoluzione dell’URSS. 


“Ma non possiamo dimenticare che, quando la Lituania proclamò l’indipendenza, l’Occidente incrociò le braccia, abbandonandola alla sua sorte di fronte all’orso sovietico. Ma Dio è provvido. Sullo sfondo di quell’orizzonte cupo e pesante, un grido di crociata riecheggiò in 23 paesi dei cinque continenti. Il grido era stato lanciato dal dottor Plinio Corrêa de Oliveira e si propagò per tutta la terra, il cui esito fu la maggiore raccolta di firme nella storia. A Mosca, i tiranni comunisti tremarono, perché sapevano che era l’inizio della loro sconfitta!”.


Fonte:  http://www.atfp.it/novita.html

 

sabato 1 gennaio 2011

Massacro di cristiani in Egitto: 21 morti e 43 feriti in un attentato ad una chiesa copta ad Alessandria

Strage di cristiani in Egitto nella notte di capodanno. Un'autobomba è esplosa poco dopo la mezzanotte davanti a una chiesa copta del quartiere di Sidi Bishr ad Alessandria d'Egitto, provocando almeno 21 morti e 43 feriti.Radio Vaticana - L'esplosione ha investito la folla di fedeli all'uscita da una funzione religiosa per propiziare il nuovo anno. L'attentato, che non è stato al momento rivendicato, arriva a meno di due mesi dalle minacce espresse nel novembre scorso dall'ala irachena di Al Qaida che, dopo aver rivendicato il sanguinoso attentato alla cattedrale siriaco-cattolica di Baghdad, aveva minacciato la folta comunità copta egiziana.In quella circostanza, terroristi islamici avevano intimato di "liberare" due cristiane egiziane che sostenevano essere "tenute prigioniere in monasteri" per impedire loro di convertirsi all'Islam. Il Ministero dell'interno egiziano ha intanto imposto severe misure di sicurezza attorno a tutte le chiese e ha raddoppiato la presenza degli agenti per contrastare ogni eventuale attacco. Al Azhar, la più alta autorità dell'Islam sunnita, ha subito preso le distanze, condannando l'attentato di Alessandria, e il presidente egiziano Hosni Mubarak ha chiamato “gli egiziani, copti e musulmani, a conservare la loro unità di fronte alle forze terroristiche che minano la stabilità della patria e la sua unità”.

Fonte:  http://www.laperfettaletizia.com/2011/01/massacro-di-cristiani-in-egitto-21.html

Lettera di Paolo VI a Monsignor Enrico Bartoletti amministratore apostolico di Lucca

Al Venerabile Fratello Enrico Bartoletti
Amministratore Apostolico
«sede plena» di Lucca
Venerabile Fratello, salute e Apostolica Benedizione
Come Ella Ci ha premurosamente comunicato, abbiamo appreso che la città di Lucca si appresta a celebrare con varie iniziative di elevato carattere religioso e culturale, il secondo centenario della -morte di Monsignor Giovanni Domenico Mansi, dei Chierici Regolari della Madre di Dio, illustre figlio e zelantissimo Pastore di codesta Arcidiocesi.
Siamo lieti di esprimere il Nostro compiacimento per tale iniziativa, diretta a mettere maggiormente in luce la figura e l’opera molteplice di questo insigne studioso e Vescovo; e, accogliendo di gran cuore il suo invito, inviamo il Nostro saluto e incoraggiamento ai diletti sacerdoti e fedeli di codesta Arcidiocesi, come pure ai Chierici Regolari della Madre di Dio, affinché in una circostanza così significativa non manchi la Nostra voce beneaugurante e benedicente.
Tale commemorazione si impone come doveroso tributo di riconoscenza verso chi illustrò la Chiesa Lucchese non soltanto per avervi ricevuto, insieme ai natali, la prima formazione spirituale e culturale, ma altresì per avere messo a profitto della medesima i frutti maturi di un vita tutta spesa nell’esercizio esemplare delle virtù religiose, nell’insegnamento delle scienze sacre e nelle ricerche assidue e laboriose riguardanti il campo degli studi storici.
Si offrirà così l’opportunità di dare giusto rilievo al posto che Mons. Mansi si è conquistato nel quadro della cultura ecclesiastica italiana del Settecento, sia diffondendo la conoscenza di opere straniere, sia pubblicando precedenti edizioni ampliate ed arricchite col contributo delle sue esplorazioni nelle biblioteche di Lucca e d’Italia. Sotto questo aspetto il nome del Mansi appartiene non soltanto a Lucca, ma anche alla Chiesa, a cui rese un servizio utilissimo con la sua opera maggiore sui Concili: Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio. Anche se quest’opera non fu da lui condotta a termine ed in essa facilmente si possono riscontrare innegabili difetti, bisogna tuttavia riconoscere che avere tentato e iniziato un’impresa così vasta ed impegnativa, rappresenta già un grande merito culturale dell’autore; l’opera del Mansi, infatti, rimane tuttora la più completa collezione di testi conciliari e, pur con i suoi limiti, si è rivelata strumento prezioso per gli studi di storia della Chiesa e di teologia, utilizzato largamente anche dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
Accanto all’attività di studioso, non meno intensa, anche se meno nota, fu la sua opera di sacerdote esemplare, pio e premuroso nel promuovere il bene spirituale dei suoi concittadini. A tale riguardo, Lucca non potrà mai dimenticare le iniziative del Mansi nel campo della formazione e della cultura del Clero, e specialmente il periodo del suo ministero pastorale, breve ma denso di opere, durante il quale egli dimostrò amore particolare per i poveri e premurosa sollecitudine per tutte le necessità anche materiali che in quel tempo affliggevano il suo popolo. Cosicché nella lunga serie dei Vescovi benemeriti della città di Lucca, il nome di Monsignor Mansi a buon diritto si colloca tra i più illustri e più degni.
Amiamo perciò fare voti cordiali, affinché le indette manifestazioni, oltre che a mantenere vivo il ricordo dello studioso insigne e del Pastore benemerito, contribuiscano altresì al maggior bene spirituale del popolo di Dio; possano cioè servire - in un momento in cui tutta la Chiesa è più che mai impegnata di fronte al pensiero e alla vita moderna nel mondo - a coltivare sempre più, specialmente tra i Sacerdoti, quell’ideale di religione e di cultura, che ebbe nel Mansi un promotore convinto ed un esempio luminoso.
Mentre affidiamo al Signore il felice esito della commemorazione centenaria, Ci è grato avvalorare questi Nostri auguri con la propiziatrice Apostolica Benedizione, che impartiamo di cuore a Lei, Venerabile Fratello, al Clero e ai fedeli tutti della diletta Arcidiocesi Lucchese, ai Chierici Regolari della Madre di Dio, e a quanti La assecondano nel suo lavoro per la piena riuscita delle celebrazioni.
Dal Vaticano, 2 settembre 1969, anno settimo del Nostro Pontificato.