La ricostruzione storica dell’Africa incontra l’ostacolo delle fonti scritte essendo il popolo africano caratteristico della “civiltà della parola”. In molte parti del continente, soprattutto nella cosiddetta “Africa nera” (a sud del Sahara), i primi scritti appaiono soltanto con l’arrivo degli arabi, per raddoppiarsi poi con la presenza degli europei. Ad ogni modo nonostante la mancanza di fonti scritte anche l’Africa ha ricostruito la sua storia tramandandola nei racconti orali e mantenendola nella memoria collettiva attraverso l’esperienza umana dei suoi abitanti.
L’Africa è considerata oggi senza alcun dubbio la “culla dell’umanità” essendo stata abitata già 6 millenni prima di Cristo, ma l’ambiente ostile allo sviluppo dell’agricoltura, la bassa resa dei suoli, le grandi distanze, la povertà e l’arretratezza dei mezzi di trasporto sono state difficoltà che sin da subito hanno mantenuto il continente africano in una posizione di sottosviluppo rispetto al resto del mondo. Spesso le difficoltà legate al clima e all’ambiente sono state poste alla base delle giustificazioni con le quali si è cercato di spiegare le cause dell’inferiorità economica e culturale del paese. Alla scarsezza dell’acqua e ai problemi legati al clima si aggiunse la povertà del suolo che non bastava per il sostentamento della popolazione costretta a continui spostamenti.
I primi abitanti del continente furono pastori e agricoltori che occuparono diversi tipi di habitat formando delle società semplici. Una delle caratteristiche dell’Africa è quella che, a differenza di quanto avvenne nelle altre parti del mondo, la pastorizia ha preceduto l’agricoltura, che è nata molto più tardi e spesso ad integrazione dell’allevamento; inoltre l’agricoltura in Africa, ad eccezione dell’Egitto e del Maghreb, si è sempre basata sulla produzione di cereali non ad alta resa.
L’espansione delle popolazioni bantu mostra come anche in Africa ci sia stato un avanzamento degli agricoltori a scapito dei cacciatori. Ad ogni modo, sia l’agricoltura, sia la pastorizia sono sempre state a rischio viste le numerose e frequenti malattie che colpivano l’uomo e il bestiame; di fronte a queste difficoltà molte popolazioni si sono estinte senza lasciare significative tracce.
In alcune aree del continente, almeno fino al 1500, si è spesso creato tra pastori e agricoltori un sistema di scambi e sinergie che ha permesso loro di sopravvivere.
In Africa molte vie commerciali, quali quelle attraverso il Sahara o quelle sulle coste orientali (mar Rosso), erano attive già da tempi molto antichi e vennero poi intensificate sia con l’introduzione del cammello che con l’arrivo degli arabi. Il commercio di quegli anni riguardava principalmente il sale, l’oro e gli schiavi.
Sulle coste dell’Africa nacquero delle vere e proprie città-stato in cui convivevano elementi indigeni e arabi, dall’incontro dei quali ebbero origine alcune culture, una fra tutte quella swahili.
Alla luce di quanto detto, l’Africa, già prima dell’arrivo degli europei, era inserita in un complesso sistema commerciale che abbracciava anche gli stati europei, quelli arabi e quelli del lontano Oriente. Come dimostrarono poi le vicende che coinvolsero i paesi africani negli anni, fu proprio la presenza nel continente di beni pregiati ad alimentare l’esplorazione, il controllo e lo sfruttamento dei territori africani da parte degli europei. Accanto a molte società rette da capi, l’Africa conobbe anche un’ampia gamma di stati precoloniali. L’Egitto, ad esempio, per tutto questo primo periodo della storia africana, è stato molto ambito tanto da dover subire diverse dominazioni senza però mai perdere la sua forma di stato centralizzato; una sua diretta filiazione può essere considerato lo stato di Kush e il regno di Assum, le cui vicende dinastiche portarono alla formazione del regno etiopico.
Dopo la nascita dell’Islam, sorsero un’altra vasta gamma di stati africani di derivazione araba: i sultanati del Maghreb, l’Egitto arabo, le città-stato swahili.
Per quanto riguarda invece gli stati dell’Africa subsahariana è possibile distinguere varie tipologie e raggruppamenti; mentre nell’Africa occidentale le forme statali più antiche risalgono al 400 D.C. Nell’Africa centrale, i primi regni nascono tra il 1300 e il 1400 d.C. e alcuni sopravvivono fino all’arrivo degli europei. L’Africa meridionale adotta invece il sistema della società stratificata e statale tra il 650 e 900 d.C
Gli stati dell’Africa centrale e meridionale, rispetto a quelli dell’Africa occidentale, non hanno quasi rapporti con il mondo musulmano.
L’arrivo degli europei ebbe delle conseguenze spesso disastrose sia sulle popolazioni sia sul territorio, con loro si assiste allo sviluppo delle guerre di razzia. Uomini di origine africana venivano prelevati dai loro sistemi sociali semplici per essere venduti come schiavi all’interno delle maggiori direttrici di traffici del continente; questo fenomeno incentivò e sviluppò i conflitti tra popolazioni diverse e contro le etnie più deboli economicamente e meno protette dalla loro organizzazione sociale. La presenza degli europei modificò il carattere di queste guerre.
Gli schiavi venivano venduti per lo più nel mondo arabo ma erano anche utilizzati in altre realtà africane.
Il commercio degli schiavi assunse una dimensione triangolare che per oltre tre secoli coinvolse tre diversi continenti: l’Europa forniva ai capi africani tessuti, acquavite e armi da fuoco; l’Africa schiavi all’America; e quest’ultima metalli preziosi, materie prime e prodotti coloniali all’Europa. Per tre secoli la tratta degli schiavi fornì all’Europa il necessario accumulo di capitale grazie al quale larghi strati della sua popolazione riuscirono a raggiungere un elevato tenore di vita. Agli inizi dell’800 emersero vari fenomeni che condussero alla progressiva abolizione della schiavitù; uno di questi fu la diffusione degli ideali trasmessi dalla civiltà dei Lumi. La prima nazione a mettere in atto il bando fu l’Inghilterra (1807) seguita dagli Stati Uniti (1808), dall’Olanda (1814) e dalla Francia (1817). Oltre alla diffusione di nuovi ideali contribuirono anche motivi economici.
Il commercio degli schiavi coinvolse inoltre arie amplissime dell’entroterra, aumentando la frequenza di guerre e l’uso di violenza e sopraffazione. La maggior parte delle società semplici scomparvero in seguito alle guerre tra gli stati che perseguivano fini espansionistici; la presenza degli europei produsse il genocidio di alcune popolazioni. Nello stesso periodo nacque una nuova identità etnica basata sul conflitto e sull’individuazione degli “altri” come ostili. Questo diffuso stato di violenza venne incentivato e sostenuto dagli europei che si preparavano alla conquista del territorio, giustificata con la necessità di portare forme di civiltà più avanzata al popolo selvaggio africano.
L’Africa divenne così il territorio dove le potenze europee si confrontavano per dare prova della loro forza economica; colonizzare l’Africa diventava una vera e propria missione.
Nel 1869 venne completato il canale di Suez e questo segnò una svolta accelerante della tensione tra Gran Bretagna e Francia aggravata in seguito dall’entrata in scena del Belgio e della Germania.
La conferenza di Bruxelles, convocata da Leopoldo II nel 1876, diede il via alla spartizione dell’Africa che avvenne però in modo disordinato e rapido.
Di fronte all’aggressività europea gli stati africani cercarono di resistere ma in modo debole, tanto da lasciare spazio a forme di collaborazione messe in atto da ristrette élite locali che arrivarono a chiedere alle nazioni occupanti aiuto e protezione contro i nemici interni.
In concomitanza con l’occupazione europea si abbatté sulle popolazioni africane una catastrofe ecologica che produsse impoverimento, carestia, siccità ed epidemie.
Nella zona dell’Africa occidentale l’antagonismo anglo-francese coinvolse e sconvolse le società africane. Alla vigilia della prima guerra mondiale la nuova geopolitica dell’Africa occidentale era la seguente: Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Mauritania, Alto Volta, Niger, Dahomey, Ciad, parte del Congo si trovavano sotto la dominazione francese; Gambia, Sierra Leone, Costa d’Oro, Nigeria diventavano colonie inglesi; Togo e Camerun erano colonie tedesche. L’unico stato a rimanere indipendente era la Liberia che venne proclamata repubblica indipendente nel 1847.
Per quanto riguarda l’Africa orientale, fino al 1884, non risultò esserci stato nessun insediamento europeo, tranne per quanto riguarda il Mozambico occupato sin dal XVI secolo dal Portogallo e, il Madagascar a cui era interessata la Francia.
Nell’Africa centrale si assistette invece ad un brutale sfruttamento delle popolazioni locali impiegate nella produzione della gomma naturale importante per la produzione di pneumatici.
Fonte: http://www.africandando.com/storia_africa.asp
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