di
GIANMARCO LUCCHI
Ma dove vogliamo andare come Italia? Siamo un Paese tutto sbagliato e tutto da rifare. Non c’è una cosa che vada per il verso normale, non dico giusto, ma semplicemente normale. Una bomba atomica servirebbe per distruggere il mostro che abbiamo creato. E forse non sarebbe neppure sufficiente.
Aggiorniamoci con l’ennesima chiccha del nostro sistema campiresco e burocratico. E aggiungiamoci l’ennesimo mattoncino per dirci che non abbiamo speranza. Le piccole e medie imprese italiane, per pagare le tasse, sono costrette a “sborsare” quasi 3 miliardi di euro all’anno. Lo denuncia la Cgia di Mestre. Si tratta dei cosiddetti oneri amministrativi che fanno da corollario al pagamento delle imposte e “pesano in maniera sempre piu’ drammatica – si rileva – sui bilanci delle realta’ imprenditoriali di piccola e piccolissima dimensione. Le principali scadenze fiscali, purtroppo, sono in costante aumento. Se nel 2002 erano pari a 100, nel 2006 sono salite a 127 e nel 2012 toccheranno quota 134. Negli ultimi 10 anni – nota la Cgia – l’incremento e’ stato del 34%”. Insomma, una bazzecola “gigantesca” in un momento di crisi economica drammatica come l’attuale.
I mesi piu’ “convulsi” sono quelli di inizio anno. A gennaio di quest’anno si sono addensate 14 scadenze di pagamento e a febbraio il record con 15. Quasi tutti i pagamenti sono concentrati verso la meta’ e verso la fine di ogni mese. “Tuttavia se ipotizziamo di spalmare queste scadenze su tutto l’arco dell’anno, e’ come se i piccoli e medi imprenditori – scrive la Cgia – versassero ogni due giorni e mezzo un’imposta od un contributo previdenziale/assicurativo allo Stato”.
“Da questa ricognizione sulle scadenze - dice il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi – si evince che il processo di semplificazione fiscale iniziato nei primi anni ’90 sta ora segnando il passo. Bisogna disboscare questa giungla fiscale per distogliere i piccoli imprenditori da una burocrazia e un numero di adempimenti che sono ormai eccessivi. Non dobbiamo dimenticare che i piu’ penalizzati da questa situazione cosi’ opprimente sono le micro imprese e i lavoratori autonomi che, a differenza delle aziende di maggiori dimensioni, non posseggono una struttura amministrativa in grado di sbrigare tutte queste incombenze”.
Semplificazione fiscale? Caro Bortolussi, se era iniziato, non se n’era accorto nessuno. L’Italia è solo capace di complicare anche le cose semplici.
Fonte:
Ma dove vogliamo andare come Italia? Siamo un Paese tutto sbagliato e tutto da rifare. Non c’è una cosa che vada per il verso normale, non dico giusto, ma semplicemente normale. Una bomba atomica servirebbe per distruggere il mostro che abbiamo creato. E forse non sarebbe neppure sufficiente.
Aggiorniamoci con l’ennesima chiccha del nostro sistema campiresco e burocratico. E aggiungiamoci l’ennesimo mattoncino per dirci che non abbiamo speranza. Le piccole e medie imprese italiane, per pagare le tasse, sono costrette a “sborsare” quasi 3 miliardi di euro all’anno. Lo denuncia la Cgia di Mestre. Si tratta dei cosiddetti oneri amministrativi che fanno da corollario al pagamento delle imposte e “pesano in maniera sempre piu’ drammatica – si rileva – sui bilanci delle realta’ imprenditoriali di piccola e piccolissima dimensione. Le principali scadenze fiscali, purtroppo, sono in costante aumento. Se nel 2002 erano pari a 100, nel 2006 sono salite a 127 e nel 2012 toccheranno quota 134. Negli ultimi 10 anni – nota la Cgia – l’incremento e’ stato del 34%”. Insomma, una bazzecola “gigantesca” in un momento di crisi economica drammatica come l’attuale.
I mesi piu’ “convulsi” sono quelli di inizio anno. A gennaio di quest’anno si sono addensate 14 scadenze di pagamento e a febbraio il record con 15. Quasi tutti i pagamenti sono concentrati verso la meta’ e verso la fine di ogni mese. “Tuttavia se ipotizziamo di spalmare queste scadenze su tutto l’arco dell’anno, e’ come se i piccoli e medi imprenditori – scrive la Cgia – versassero ogni due giorni e mezzo un’imposta od un contributo previdenziale/assicurativo allo Stato”.
“Da questa ricognizione sulle scadenze - dice il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi – si evince che il processo di semplificazione fiscale iniziato nei primi anni ’90 sta ora segnando il passo. Bisogna disboscare questa giungla fiscale per distogliere i piccoli imprenditori da una burocrazia e un numero di adempimenti che sono ormai eccessivi. Non dobbiamo dimenticare che i piu’ penalizzati da questa situazione cosi’ opprimente sono le micro imprese e i lavoratori autonomi che, a differenza delle aziende di maggiori dimensioni, non posseggono una struttura amministrativa in grado di sbrigare tutte queste incombenze”.
Semplificazione fiscale? Caro Bortolussi, se era iniziato, non se n’era accorto nessuno. L’Italia è solo capace di complicare anche le cose semplici.
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