L’economia delle provincie che vanno da Modena a Forlì presenta alcuni timidi segnali di ripresa. La produzione delle ceramiche è di nuovo in crescita, il settore metalmeccanico vede un recupero degli ordinativi nei settori dell’impiantistica e dei macchinari, il commercio di generi voluttuari mostra anch’egli una ripresa dopo i crolli degli anni 2008 e 2009, il settore alimentare continua a produrre reddito. Ciò non induca però in errore perché si è ben lontani all’essere tornati ai livelli degli anni anteriori alla crisi.
Anche il livello di disoccupazione resta alto, rispetto al passato, le imprese preferiscono utilizzare maggiormente la manodopera presente in azienda e se devono richiederne di nuova, non si va oltre ai contratti a tempo determinato in quanto non si è ancora usciti dallo stato di incertezza che scoraggia coloro i quali desiderano effettuare investimenti a lungo termine.
In questo scenario si mantengono preoccupanti le notizie relative alle imprese il cui capitale non è locale. Il caso Omsa di Faenza, con la decisione di delocalizzare la produzione nei Balcani è conosciuto da tutti, in Italia. Le assicurazioni sul mantenimento a Modena della produzione della Maserati non hanno ancora tranquilizzato i lavoratori dell’azienda, così come sono ancora in agitazione i lavoratori della Ferrari per i mancati premi di produzione, nonostante le vendite continuino ad essere elevate.
Sul fronte del credito, solo le banche locali continuano a svolgere un’azione di sostegno all’economia, quelle maggiori, di rilevanza nazionale, tutto hanno fatto tranne che aderire agli inviti del ministro Tremonti, anche quelle che hanno beneficiato dei provvedimenti del ministro volti a permettere agli istituti di credito di concedere finanziamenti alle imprese in difficoltà.
Può essere interessante l’esame della produzione degli argani per ascesori, dei quali l’Emilia Romagna è leader in Italia che, a sua volta, è tra i principali produttori mondiali. La crisi ha colpito anche questo settore che già mostrava problemi per l’elevato valore dell’euro. Gli argani sono infatti esportati per gran parte nei paesi dell’Est e del Medio Oriente. La ripresa ha riportato i livelli di produzione ad un 80% di quelli precedenti la crisi. Nuove commesse giungono da Turchia, Iran ed altri paesi della zona. La preoccupazione principale rimane l’instabilità politica dell’area, specialmente i rapporti con l’Iran, che potrebbero creare gravi difficoltà ai nostri produttori nel caso le relazioni si deteriorassero fino a giungere ad una situazione di pre-conflitto.
La ripresa delle vendite è dovuta pure al livello qualitativo del prodotto nazionale, rispetto alle produzioni dei paesi emergenti che, pur costando meno, hanno una durata ed affidabilità inferiore.
In questo scenario le imprese italiane avrebbero bisogno di un maggior impegno da parte delle autorità governative e dalle camere di commercio. Le ultime svolgono un utile compito in tal senso, manca in parte l’azione dalle autorità nazionali, cosa che favorisce i nostri concorrenti esteri i cui governi sono molto più agguerriti del nostro in queste iniziative.
Per concludere questo breve intervento rileviamo come debba essere tenuto alto il livello d’attenzione verso le economie emergenti. Sempre prendendo ad esempio una delle produzioni principali della regione Emilia-Romagna: la ceramica, le ditte che producono forni ed apparecchiature per la produzione di piastrelle, che esportano con rilevanza, aiutano in prospettiva la concorrenza alle imprese nazionali. Se la nazione Italia non agirà di concerto a tutti i livelli, la nostra impresa non riuscirà a superare le difficoltà alle quali si trova davanti e sempre più imprenditori “emigreranno” all’estero dove i costi e la burocrazia sono inferiori rispetto a noi.
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