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di Plinio Corrêa de Oliveira
Le verità insegnate da Sua Santità nell'enciclica Quas primas dell'11 dicembre 1925, non fanno altro che riproporre ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato.
In pieno secolo XX, Pio XI ha ribadito la tradizione tracciata dalla Chiesa sin dall'epoca in cui Papa Leone III incoronò Carlo Magno imperatore d'Occidente, e reiterata mille anni dopo quando Papa Leone XIII insegnava nell'enciclica Immortale Dei che gli Stati hanno l'obbligo di rendere un culto pubblico a Dio in onore della sua sovranità universale.
Ma il nostro tempo, dominato dal laicismo, non riesce a riconoscere le prerogative regali di Nostro Signore Gesù Cristo. Ecco la sorgente di tutti i mali che affliggono la società moderna: la pretesa di organizzare la vita individuale e sociale come se non esistesse questa sovranità e, in pratica, in opposizione formale ad essa.
È questa la grande apostasia dei nostri tempi, che ha prodotto frutti amari di orgoglio e di egoismo, invece di quelli dolci della carità e dell'amore di Dio e del prossimo; un'apostasia che ha provocato l'invidia tra gli individui, l'odio tra le classi, la rivalità tra le nazioni.
Ecco perché il mondo moderno accoglie la voce di un Nietzsche, che deifica il "superuomo" in un parossismo di orgoglio; accoglie la predicazione di un Marx, che scaglia le classi sociali l'una contro l'altra; accoglie la parola di un folle come Rosenberg, che esalta una supposta razza pura dei tedeschi.
Gli ammonimenti di Pio XI nell'istituire la solennità di Cristo Re assumono dunque una grande attualità. Solo l'azione cattolica nel sociale sarà capace di porre rimedio ai mali della nostra epoca, facendo sì che Cristo regni nella società.
(Pubblicato in «O Legionário», no. 269, 31 ottobre 1937)
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