Ieri pomeriggio, un nutrito gruppo di veneti si è dato appuntamento all’ombra del campanile di piazza San Marco. Gonfalone in spalla, foulard marciano al collo, i patrioti hanno ricordato il loro Santo patrono, lasciando che dei fantasmi dell’antifascismo si occupassero i media nazionali. Il 25 aprile, in Veneto, rimane la festa di San Marco.
Non è stata la carnevalata dei “nostalgici della Serenissima” dipinta dalle agenzie di stampa, benché del Carnevale Venezia sia la patria. Quella di ieri è stata una manifestazione pacifica e civile: i partecipanti non sono riusciti a invadere l’immensa piazza, è vero, ma ad unirli, oltre agli stendardi marciani, era il sollievo di riconoscersi finalmente come una comunità legata da valori un po’ più solidi del mito di Garibaldi e un po’ più sinceri dell’amore per il tricolore. Questo slancio vale molto più del delirio di qualsiasi folla oceanica, e, sia detto per inciso, se l’Ansa parla di cinquecento “nostalgici” è lecito immaginare ce ne fossero un paio di più.
Insomma, festeggiare San Marco ha significato dimenticarsi per un pomeriggio tutte le grane dell’italianità; è stata un’occasione di “fare gruppo” e dare al contempo una rumorosa manifestazione di entusiasmo. I convenuti hanno tuonato tributi al loro Santo (“Par tera, par mar San Marco!”) e dato sfogo agli sfottò più bonari (“Chi non salta italiano è!”), sorvegliati a vista da pattuglie di carabinieri. Questi hanno lasciato fare, data l’atmosfera serena e vivace, e quando un mio amico ha chiesto loro cosa pensassero di un Veneto indipendente, si sono tenuti sul vago. Un vero esempio di imparzialità governativa. La loro presenza, ad ogni modo, ha ricordato ai presenti (ce n’era bisogno?) che il Veneto gode di libertà provvisoria; e se c’è una cosa su cui i venetisti concordano è che al Leon marciano si debba strappare al più presto la catena. Un successo di questo 25 aprile, infatti, è stato il fortunato coinvolgimento di tutte le forze politiche a sostegno dell’indipendenza: nonostante i litigi e le frecciate tra Indipendenza Veneta e Veneto Stato ieri erano in piazza sia Lodovico Pizzati sia Antonio Guadagnini, e militanti di ambo le formazioni, fianco a fianco, hanno fatto a gara a chi gridava più forte “Indipendenza!”. A far loro compagnia sono giunti alcuni lombardi, sicuri che, se i veneti scappano di mano al governo di Roma, seguiranno presto tutti gli altri. Alcuni turisti stranieri hanno chiesto alla nostra “delegazione” lombarda per quale motivo avesse luogo la manifestazione: compreso che c’è in ballo un referendum per l’indipendenza, si sono mostrati concordi a che i veneti decidano del proprio futuro. Forse la semplicità e il buonsenso delle proposte hanno prevalso sul loro educato stupore dinanzi a quei “matti” col gonfalone. Tra un coro e l’altro, qualcuno si è chiesto con un pizzico di sarcasmo dove fosse Luca Zaia: e su Facebook già si discute dell’assenza di rappresentanti del partito padano. Ingiustificata, o giustificata forse dal fatto che alla dirigenza della Lega non interessa, in fondo, patrocinare feste come quella di San Marco. Non le interessa più di quanto non importi ai papaveri del Pdl o del Pd.
Eppure, in un paio di stand del Pd ad affiancare la bandiera di partito c’era il gonfalone. E dire che i democratici, in Consiglio regionale, si sono opposti duramente alla Risoluzione 44: più risolutamente degli stessi loro compagni estremisti, più cocciutamente di qualche “fascista” di centro-destra. Com’è strano il mondo.
In collaborazione con “Diritto di voto”
Fonte: http://www.lindipendenza.com/
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