mercoledì 25 luglio 2012

La Monarchia assoluta in Francia sotto Luigi XIV


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*LA MONARCHIA ASSOLUTA IN FRANCIA SOTTO LUIGI XIV
Con i precedenti governi di Enrico IV, Richelieu e di Mazzarino, in Francia era stato completato il processo di instaurazione della monarchia assoluta. La grande nobiltà venne convinta a desistere dai suoi tentativi di contendere al re il dominio dello Stato: per raggiungere questo risultato, già sotto il regno di Enrico IV, ai nobili vennero concesse cospicue pensioni e posizioni di rilievo all’interno del governo, nell’amministrazione dello Stato e nell’esercito. Questo processo venne portato a termine sotto il regno di Luigi XIV, il Re Sole. Sotto di lui, tutti i maggiori aristocratici di Francia vennero costretti a risiedere alla corte di Versailles, dove vivevano nel lusso più sfrenato, ammansiti con incarichi di vario genere. Si venne così a costituire un’aristocrazia di corte, che permise al re di poter controllare costantemente i nobili ed evitare le loro trame. Non conoscendo più limiti al proprio potere, il governo monarchico francese, assunse caratteri di dispotismo: mentre fino a quel momento la monarchia aveva avuto il merito di aver garantito l’unità della nazione, con l’ inizio del regno di Luigi XIV, essa si trasformò nello strumento che garantiva la protezione degli interessi della nobiltà. . Fu proprio sotto il Re Sole che ebbe inizio la decadenza della monarchia francese, che trovò il suo tragico epilogo circa un secolo dopo, con la Rivoluzione Francese. Alla morte del cardinale Mazzarino, Luigi XIV decise di volersi arrogare il titolo primo ministro di se stesso, L’Etat c’est moi, Lo Stato sono io, dichiarò in più di una occasione: durante la sua vita, egli sedette per molte ore al giorno al suo tavolo di lavoro, esaminando con notevole pignoleria tutte le pratiche riguardanti l’aministrazione dello Stato, con lo scopo di far prevalere su tutto il Paese la propria volontà dispotica. Ai suoi ordini lavoravano diversi consigli regi quali, ad esempio, il Consiglio supremo delle Finanze ed il Consiglio dei Dispacci, alle cui sedute partecipavano, oltre ai segretari di Stato ed i ministri, anche il sovrano in persona. Una posizione predominante rispetto agli altri ministri, venne ben presto raggiunta dal Controllore generale delle finanze, il ministro Colbert. I Ministri ed i Consigli dirigevano dall’alto l’intera amministrazione dello Stato, ed i risultati di questo tipo di amministrazione furono una sempre maggiore lentezza ed inefficenza nell’espletamento delle funzioni. I Parlamenti,che sotto Mazzarino avevano iniziato a mostrare delle velleità di rappresentanza politica, vennero totalmente esautorati e ridotti ad entità burocratiche, la cui attività era sottoposta al potere centrale; in particolare, il Parlamento di Parigi perse il diritto di trattenere gli editti regi senza registrarli e di elevare rimostranze contro di essi. Nelle province, le forze militari erano agli ordini di un governatore che aveva alle proprie dipendenze dei sénéchals e dei luogotenenti.I reparti militari erano formati da guardie di città, delle quali facevano parte anche i figli dei ricchi borghesi locali, dalla gendarmeria, e da piccole guarnigioni locali dell’esercito. La maggiore autorità della provincia era però costituita dagli intendenti regi, che avevano pieni poteri in materia fiscale, giudiziaria, di pubblica sicurezza, in materia amministrativa e anche militare: questi funzionari divennero quindi nelle province francesi dei piccoli despoti, potendo disporre dell’assoluto appoggio del governo centrale, del quale erano gli esecutori di ordini. Sottoposte all’autorità degli intendenti regi erano anche le municipalità cittadine, composte da un maire, sindaco, e da scabini, tutti uffici che non erano elettivi, ma bensì di nomina regia, oppure ottenuti per acquisto. Alla morte di ogni titolare, il Governo metteva infatti in vendita queste cariche a caro prezzo. Nelle campagne siera invece conservato l’antico ordinamento feudale, con duchi e conti che possedevano il territorio amministrandolo come feudo regio. Ogni ducato o contea, si suddivideva in baronie, ogni baronia in castellania, ogni castellania in feudi censuali. Questo tipodi gerarchia feudale si estendeva su circa neve decimi del territorio francese, mentre solo un decimo era occupato dalla libera proprietà privata. Pur avendo perduto la propria importanza politica, la gerarchia feudale conservata ancora i propri diritti giurisdizionali e tributari. Normalmente i feudatari non gestivano direttamente le terre di loro pertinenza, preferendo cederle ad affittuari, nobili, ecclesiastici o borghesi, ma molto spesso a dipendenti contadini suddivisi in due distinti categorie: gli affittuari ed i censier, dei vassalli che dovevano pagare un censo. Nella maggior parte dei casi si trattava di concessioni di lunga durata, che in molti casi divenne anche ereditaria, nel senso che alla morte dell’affittuario che aveva siglato l’accordo con il proprietario della terra, questo poteva essere rinnovato dai suoi successori. In quel periodo tuttavia, le condizioni dei contadini francesi erano alquanto misere: infatti essi, oltre al pagamento della pigione, dovevano rendere al loro signore innumerevoli servizi, ai quali andavano aggiunte le decime ecclesiastiche, le imposte statali che gravavano nella maggior parte su di loro, oltre ai debiti contratti con usurai locali o delle città. Il pagamento di tutti questi debiti, era garantito da una rendita costituita, corrispondente all’attuale ipoteca. La giustizia feudale provvedeva a tenere a freno i contadini, garantendo il pagamento di rendite e tributi. La miseria dei contadini francesi non permetteva loro di costituire una propria economia, ed in questo modo, la Francia, che pure era molto ricca di prodotti naturali, non offriva molte possibilità di sviluppo ad una florida borghesia industriale.

Fonte: 

Nell’immagine un ritratto di Luigi XIV di Francia, il Re Sole.

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