sabato 7 luglio 2012

L' ITALIA BOMBARDATA: I MONUMENTI ITALIANI E LA GUERRA.

L’ITALIA BOMBARDATA: I MONUMENTI ITALIANI E LA GUERRA. Autore: Ugo Ojetti Quando si parla dei bombardamenti subiti dalle città italiane nel secolo scorso il pensiero va immediatamente alle incursioni aeree che si accanirono sulle città italiane durante la seconda guerra mondiale. In realtà le anticipazioni di quella tragedia si registrarono già nel corso della Grande Guerra, quando non solo i centri a ridosso della zona di guerra, ma anche località distanti centinaia di chilometri dalla linea del fronte furono colpite dalle bombe avversarie. Alcuni casi: la stampa dell’epoca diede un enorme risalto al numero delle vittime dell’incursione compiuta da aerei austriaci su Verona il 14 novembre 1915 e che provocò 32 morti e 40 feriti. A Milano, in via Tiraboschi, esiste tuttora un monumento che ricorda le 18 vittime causate dal bombardamento - anche questo a opera di piloti austriaci - che colpì il quartiere di Porta Romana la mattina del 14 febbraio 1916. L’11 marzo 1918 perfino Napoli, che si trovava a un migliaio di chilometri dalla linea del Piave, subì un bombardamento da parte di un dirigibile tedesco che, decollato dalla base di Jambol, in Romania, scaricò sulla città 6.400 chili di bombe che colpirono in gran parte i quartieri popolari facendo almeno 16 morti e 40 feriti. Accanto al dolore per le perdite umane, tali episodi suscitarono nell’opinione pubblica una reazione di sdegno per il fatto che venivano colpiti indiscriminatamente anche i tesori d’arte custoditi nelle città attaccate. Questi sentimenti vennero immediatamente cavalcati dalla propaganda interna, che costruì l’immagine di un nemico disumano e incivile il quale, oltre a infierire su cittadini inermi, non nutriva alcun rispetto nei confronti di un patrimonio artistico invidiato da tutto il mondo. In questo contesto s’inserisce un libro, I monumenti italiani e la guerra di Ugo Ojetti, edito nel 1917 da Alfieri e Lacroix, il quale documenta, attraverso numerose e dettagliate immagini fotografiche, le distruzioni subite dalle opere d’arte nelle città bombardate e le installazioni realizzate per difenderli. Un’indagine che coinvolge le città di Venezia, Ancona, Ravenna, Padova, Treviso, Verona, Bergamo, Milano, Cremona, Brescia, Bologna, Firenze, Roma, Trani, Velo d'Astico, Aquileia e Vicenza, quest’ultima addirittura con riferimento ai danni provocati dalle truppe austriache nel 1848. Alcune immagini che ritraggono opere d’arte irrimediabilmente perdute provocano un senso di amarezza che fa riflettere: il comando austriaco che concepì, per esempio, la missione che la notte del 24 ottobre 1915 portò quattro aerei a bombardare Venezia era a conoscenza del fatto che colpire la stazione ferroviaria della città significava quasi certamente coinvolgere nell’attacco la chiesa degli Scalzi, situata a poche decine di metri di distanza? Non lo sapremo mai. L’unica cosa certa - testimoniata dettagliatamente dal libro in oggetto - è che nel corso di quell’attacco la chiesa venne colpita da una bomba che ridusse il soffitto in mille pezzi, e con esso il prezioso affresco del Tiepolo che lo adornava. Se non di premeditazione, è certamente lecito parlare di mancanza di scrupoli. Le cosiddette “bombe intelligenti” all’epoca erano inimmaginabili, e chi pianificava questi raid aveva la consapevolezza che attaccare obiettivi sensibili in una città d’arte ne avrebbe sicuramente messo a repentaglio i tesori. Con ogni probabilità la distruzione di un monumento o di una chiesa veniva considerato un effetto collaterale di poco conto rispetto alla possibilità di minare in profondità il morale della nazione che si voleva colpire. Fu per questo motivo che attraverso pubblicazioni di questo tipo si cercò, da parte italiana, di reagire trasformando lo sgomento e il senso d’impotenza provocati da simili atti in odio nei confronti del nemico secolare, considerato - come testimoniano le parole di apertura del libro - alla stregua dei barbari: “L'ira degli eserciti d'Austria contro i monumenti e le opere d'arte italiane non è cominciata nel 1915 con questa guerra quando i cannoni della flotta imperiale hanno colpito San Ciriaco d'Ancona e gl'idrovolanti hanno bombardato Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna e gli Scalzi a Venezia. (…) Quest'ira dura da secoli, immutabile, come immutabili sono rimaste, sotto il velo del progresso, le razze e le loro affinità e i loro istinti. Pure non è necessario risalire ad Attila e a Genserico, per ritrovarla. Basta ricordare ai troppi immemori la storia di ieri, e le guerre del nostro ultimo risorgimento”.
Autore: Ugo Ojetti
Fonte: http://www.tuttostoria.net/approfondimenti.aspx?code=1407

Nessun commento:

Posta un commento