sabato 25 febbraio 2012

Plinio Corrèa de Oliveira: un contemplativo


Plinio Corrêa de Oliveira: un'anima contemplativa


Si è molto analizzato Plinio Corrêa de Oliveira come un uomo di azione. Il che è vero, resta tuttavia senza maggior rilievo ciò che mi sembra la fonte dalla quale sgorgava tutta la sua attività di lotta in pro della Civiltà Cristiana. Questa combattività nasceva da una profonda vita spirituale, di contemplazione e di preghiera. Nel fragore della battaglia, in attività che gli occupavano tutti i giorni sino alle tre del mattino, egli era un contemplativo, persino tra tante occupazioni. Il Prof. Roberto de Mattei, nel suo splendido libroIl Crociato del XX Secolo, descrive benissimo la personalità, le multiple e interminabili lotte per la Chiesa, a cui il Dott. Plinio dedicò la sua vita. Il titolo già dice tutto: era un crociato in combattimento per la Civiltà Cattolica. La lotta nella società temporale, egli la intraprendeva in nome della Croce.
“Salvami, Regina”
Nei miei lunghi 18 anni di convivenza molto vicini a lui, avendo la grazia di essere il suo segretario personale, ho potuto osservare nei mille particolari come in lui la preghiera e la contemplazione colmavano tutta la sua vita, senza togliere nulla all’impeto del combattimento controrivoluzionario. È necessario segnalare che la sua pietà era di forte predominanza mariana, sin già dall’adolescenza. Già da molto piccolo accompagnava la mamma  Donna Lucilia Ribeiro dos Santos Corrêa de Oliveira, alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, a fianco dell’Istituto Salesiano. Lei aveva uno speciale zelo nel coltivare  la devozione al Sacro Cuore di Gesù, e così rimanevano ambedue, per lungo tempo, ai piedi della bella e grande statua che si venera in quella chiesa. Nasceva anche nel Dottor Plinio questa profonda devozione, ed egli si dirigeva al simulacro come lo fa un bambino di quattro anni che conversasse con Nostro Signore. Quando aveva circa dodici anni, Dottor Plinio attraversò una prova spirituale, durante la quale si sentì indegno di avvicinarsi a quel simulacro. Desolato, in fondo alla Chiesa, andò nella navata a destra, dove c’era la statua di Maria Ausiliatrice, e si mise a pregare la Salve Regina. Nella sua tenera età interpretò l’invocazione Salve Regina come “Salvami Regina”,il che gli portò una grande consolazione interiore. Sembrava che la Madonna gli sorridesse. Nell’invocazione seguente di questa bella preghiera, Madre di misericordia, eglipensò: “è esattamente di questo che ho bisogno”. In seguito veniva, vita dolcezza e speranza nostra, salve: tutto gli parve applicarsi alla sua necessità. A Te ricorriamo, esuli figli di Eva, a Te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime: veramente non poteva essere più appropriato, concluse. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Questo fatto marcò tutta la sua vita. Già anziano, diceva ancora che questa era la base e le fondamenta della sua devozione alla Santissima Vergine. Frequentemente, in certe sere, andava a visitare quella statua.
Raccoglimento
Più di un’ora dei pomeriggi del Dottor Plinio erano dedicata alla preghiera, oltre alle preghiere che faceva al mattino, nel periodo serale e nel ringraziamento delle comunioni diarie. La sua giornata iniziava con circa quindici minuti di preghiere diverse, alle quali  ne aggiunse altre lungo la sua vita; questo perché, a suo avviso, quel che si offre alla Madonna non Glielo si toglie più. Così, salvo certi casi circostanziali, se avesse incluso nella lista delle sue preghiere qualcun’altra particolare, l’avrebbe mantenuta sino alla fine dei suoi giorni. Giornalmente usava fare le sue preghiere dirigendosi verso qualche chiesa dove potesse raccogliersi. In un’epoca in cui i telefonini erano rari, riusciva così a fuggire dalle interruzioni e da altre preoccupazioni che potessero distrarlo dalle sue preghiere. Già sedendosi in auto, la sua fisionomia cambiava, iniziando una lunga lista di preghiere, tra le quali spiccava la Consacrazione alla Madonna secondo il metodo di San Luigi Maria Grignion da Monfort. I salmi del Santissimo Nome di Maria, il Piccolo Ufficio della Madonna, novene perpetue, preghiere per il Sommo Pontefice, coroncine di giaculatorie e tante altre preghiere, le faceva con notevole devozione.
L’anima di ogni l’apostolato
Erano tre le devozioni centrali nella sua vita di preghiera, molte volte dette le le tre bianche: devozione alla Eucarestia, alla Madonna e al Vicario di Cristo. Ebbe grande influenza nella sua vita interiore il libro L’anima di ogni apostolato, di Don Chautard (1858-1935).
Il celebre monaco trappista sosteneva che, per portare avanti un’opera di apostolato, era necessario innanzi tutto avere una profonda e densa vita spirituale. Quando Dottor Plinio lesse quest’opera, già dopo il suo ingresso nel movimento mariano, giunse alla conclusione che non bastava praticare i dieci comandamenti e pregare qualche preghiera, ma che bisognava santificarsi per vincere la lotta contro un nemico talmente grande e potente. Quindi, fece questo commento: “Come reclutare, come attrarre, come risvegliare l’entusiasmo nelle anime degli altri? Dietro a tutto ciò c’è un mistero. Proprio perché, a prima vista, questo obiettivo è irraggiungibile, lo si può raggiungere soltanto per mezzo di un mistero. Ed esiste appunto il mistero soprannaturale della vita di grazia, con tutto ciò che insegna D. Chautard, che è infatti l’anima di ogni apostolato. Se l’anima è bene impregnata di questo spirito, allora è supplicante e rassegnata, perché supplica ed è disposta a percorrere tutti i via vai della lotta, rassegnata anche a non ottenere successi immediati”.
Elevazione della mente a Dio
Quel che attirava di più la mia attenzione era la capacità del Dottor Plinio, in mezzo ad altre attività, di elevare la mente a temi metafisici, e da lì al soprannaturale. Elevatio mentis a Deo è appunto la definizione di preghiera.Sia nelle riunioni su argomenti politico-sociali, sia nei disbrighi, sia nelle numerose riunioni su temi riguardanti la società temporale, dei quali trattava abbondantemente, egli ricollegava tutto alla religione, alla Madonna e alla Santa Chiesa.Ecco un esempio. A metà degli anni ‘70, Dottor Plinio dirigeva una riunione in cui trattava di un argomento molto concreto, a partire dal quale salì ad altissime considerazioni. Gli chiesero, dunque, come riuscisse a farlo. Allora rispose che la domanda avrebbe dovuto essere un’altra: com’è che, contemplando, riusciva a risolvere cose talmente pratiche. Aggiunse, poi, che senza abbandonare le alte quote della contemplazione, era da lì che analizzava i piccoli episodi, facendo come certi uccelli che, per afferrare la loro preda, volano più in alto per poi, con un volo fulminante, agguantare ciò che avevano in mira. Come un gabbiano, per fare un esempio, che “pesca” il suo pesce che si sposta tranquillamente nell’acqua.Chiaramente, la nostra difficoltà era di capire qualcosa che, infatti, era l’opposto di ciò che pensavamo che stesse accadendo nella sua mente. Quindi, si potrebbe dire che la sua mentalità era in una costante interrelazione tra il temporale, il metafisico e lo spirituale. Questo gli permetteva di passare da un campo all’altro, con un’agilità e una facilità del tutto naturale.
Dedizione alla Cristianità
All’inizio del libro sulle attività della TFP, intitolato Meio Século de Epopéia Anticomunista, [Mezzo Secolo di Epopea Anticomunista], Dottor Plinio volle mettere una frase che riflette il suo atteggiamento di dedizione alla contemplazione, rinunciando alle grandezze mondane di questa Terra: “Quando ero ancora molto giovane, contemplai rapito le rovine della Cristianità; ad esse consegnai il mio cuore, voltai le spalle al mio futuro, e di quel passato carico di benedizioni feci il mio Avvenire”.Quindi, una considerazione contemplativa fece sì che egli si dedicasse amorevolmente alle rovine della Cristianità e rinunciasse ad un brillante futuro politico, sociale ed economico.“Rovine della Cristianità”, “carico di benedizioni”: anche qui troviamo le due parti dell’arco gotico tra il temporale e il religioso, che egli aveva tanta facilità di vedere, e nel quale, per così dire, il Dottor Plinio viveva. Nella lotta contro-rivoluzionaria senza sosta che egli adempieva, con le giornate colme di attività sin dal mattino, non perdeva di vista ciò che Don Chautard soprannomina “la custodia del cuore”. Nulla, assolutamente nulla lo toglieva dalla tranquillità soprannaturale e contemplativa: né la preparazione delle campagne di azione pubblica; né i consigli ai suoi rappresentanti nei punti chiave in Brasile, o alle TFP delle altre nazioni; né gli orientamenti spirituali ai suoi discepoli.
Calma nel fragore della lotta
Riflessione, serenità, devozione – erano i frutti delle alte quote in cui si situava lo spirito del Dottor Plinio. Nel mezzo delle tempeste che tante volte i nemici della Chiesa scatenarono contro la sua opera, usava dire: Alios ego vidi ventos; alias prospexi animo procellas [Già vidi altri venti e contemplai altre tempeste].  E il suo studio di lavoro, dove passava il fragore della battaglia, era il luogo dove si trovava più pace. Mentre dirigeva la TFP, con le sue consorelle in 26 paesi, mentre si informava ed opinava sugli avvenimenti nazionali e internazionali, conducendo un’intensa vita pubblica, mai perdeva il cardine della contemplazione soprannaturale, che lo distinse in tutta la sua vita. Egli diceva che la parte principale del suo tempo era per la contemplazione, e che la lotta contro-rivoluzionaria ne era una conseguenza. Avendo un temperamento molto placido – e persino, come egli stesso diceva, con una tendenza alla mollezza, quando era bambino – seppe vincere sé stesso, per divenire un grande combattente contro-rivoluzionario del XX secolo.
La luce primordiale
Negli anni ‘60, egli definì ai suoi discepoli la sua propria luce primordiale (cioè, l’angolatura per cui la persona è chiamata ad ammirare e a glorificare Dio): “La mia luce primordiale è una visione amorosa di tutto l’ordine dell’Universo. Una visione armonica, architettonica, gerarchica e monarchico-aristocratica del Creato, da un angelo ad un granello di sabbia, dando risalto ai punti che la Rivoluzione più cerca di combattere“. Analizziamo la definizione: “Visione amorosa” dalla quale si rimanda al primo Comandamento della Legge di Dio; “di tutto l’ordine dell’Universo”, cioè, abbracciando tutte le creature; “armonica, architettonica”, ossia, l’ordine in cui tutto è al suo dovuto posto, formando l’armonia dell’Universo; gerarchica e monarchico-aristocratica, vista non solo dal suo punto più elevato, ma pure nei suoi aspetti intermediari; “da un angelo ad un granello di sabbia”, rilevando che abbraccia tutto il Creato, dal più spirituale all’infimo materiale; “dando risalto ai punti che la Rivoluzione più cerca di combattere”, e qui troviamo quella prodigiosa sinergia della contemplazione con il combattimento, che egli portava ai suoi estremi. Inizia con l’amore a Dio, riflesso nell’ordine dell’Universo, e termina nella lotta contro le forze del demonio che danno impulso allaRivoluzione. Ecco un bel programma di vita.
Sacralizzazione della vita sociale
I pensieri del Dottor Plinio volavano tra le considerazioni sul Cielo empireo, i “possibili di Dio” (creature che Dio avrebbe potuto creare, nella sua perfezione infinita), approfondimenti sulle tre Persone della Santissima Trinità e diverse altre elevate elucubrazioni, senza mai perdere il senso della realtà in cui agiva. Non erano sogni o vaneggiamenti inutili o sterili, ma un continuo impegno nell’approfondirsi nelle cose di Dio.  Da questi pensieri egli traeva nuove esplicitazioni, le quali alimentavano molti circoli di studio o riunioni ai suoi discepoli.
Dalla cerimonia della Veglia Pasquale, ad esempio, egli distillò un concetto applicabile all’ordine temporale. Quando il sacerdote, entra con il Cero Pasquale in mezzo al buio, e intona il “Lumen Christi”, c’è un riferimento alla luce di Nostro Signore penetrando le tenebre. Da qui decorre un’analogia ricca di sostanza a proposito delle tenebre del mondo rivoluzionario: come va, nei nostri giorni, il “Lumen Christi”?  Questa battaglia tra il potere delle tenebre e la Luce di Cristo, come si sta svolgendo? Questo era un punto fondamentale nell’analisi che faceva della società temporale. Egli desiderava sacralizzare tutti i momenti del giorno. Così, dato che solitamente lavorava sino all’alba, si domandava se non potesse esserci un Angelus da pregare a mezzanotte. Quindi, qualche volta pregava il suo Angelus in quell’ultima ora del giorno; altre volte ripeteva per tre volte una giaculatoria: “Dignare Mater die isto”, alla quale si rispondeva “sine peccato nos custodire”. Alla fine della giornata, prima di coricarsi, erano copiose le preghiere ed i baci alle reliquie. Era ancora l’occasione per fare qualche lettura, generalmente su temi storici. La Storia lo affascinava, per la contemplazione della psico-sociologia, dei personaggi, dei popoli e delle circostanze, nonché dei riflessi esistenti in essa dell’ordine posto da Dio nell’Universo.
Fernando Antunez
(Tratto da “Plinio Corrêa de Oliveira, dez anos depois...” - São Paulo 2005 - Traduzione di Umberto Braccesi)
http://www.atfp.it/biblioteca/articoli-su-plinio-correa-de-oliveira/588-plinio-correa-de-oliveira-un-contemplativo.html
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