il
sabato, marzo 23, 2013
di Michele Rallo
La situazione in Grecia è già
precipitata da qualche mese. Ma la stampa europea non ne ha praticamente fatto
cenno, perché non bisognava avvantaggiare i partiti populisti prima delle
elezioni italiane e delle prossime elezioni tedesche. In Grecia – si ricorderà
– dopo un risultato elettorale che aveva premiato le forze populiste (di destra
e di sinistra), sono state indette nuove elezioni all’insegna di una propaganda
di regime che mirava a terrorizzare gli elettori: se prevarranno ancora i
populisti la Grecia sarà espulsa dall’Unione Europea e precipiterà nel caos.
I greci – come si sa – hanno abboccato
all’amo e sono tornati a votare per i partiti europeisti. Risultato: è stato
creato un governo “responsabile” che ha accettato le ricette iugulatorie della
Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale. E il caos – quello
vero, quello destinato a durare ben più di qualche mese – è arrivato. In Grecia
– anche se la stampa “indipendente” si guarda bene dal darne notizia – siamo
agli assalti ai supermercati, siamo alla caccia all’immigrato accusato di
“rubare” ai greci non più un lavoro (che non c’è) ma un piatto di minestra alla
mensa dei poveri, siamo alla fame vera, con i bambini che svengono in classe
per la denutrizione, siamo alla scomparsa della sanità pubblica, con fasce
sempre più larghe di cittadini ellenici che ricorrono per le cure alle ONG,
cioè alla carità, siamo addirittura alla vendita di pezzi di territorio
nazionale agli stranieri: un intero arcipelago (le sei isole delle Echinadi) è
stato ceduto all’emiro del Qatar per un piatto di lenticchie, 8 milioni e mezzo
di euro, il prezzo di una azienda agricola italiana di media grandezza.
Perché questo? Perché in Grecia (e a
Cipro, un pezzo di Grecia che la diplomazia occidentale vuole forzatamente
mantenere divisa dalla madrepatria) le ricette europee in salsa tedesca hanno
portato alle uniche conseguenze logicamente possibili: innanzitutto, un
indebitamento progressivo cui – impossibilitato a battere una propria moneta –
lo Stato deve far fronte indebitandosi ulteriormente con i mercati e con gli
organismi europei che forniscono gli “aiuti”; e, come ulteriore conseguenza, un
ricorso alla più crudele macelleria sociale per sottostare ai diktat di chi
concede i prestiti a strozzo.
Di fronte a questa situazione, come
dimenticare la cinica dichiarazione (ancor oggi reperibile su You Tube) che è
stata resa ai microfoni de La 7 dal più autorevole eurocrate nostrano, il
professor Mario Monti? Trascrivo fedelmente: «Oggi, secondo me, stiamo
assistendo, non è un paradosso, al grande successo dell’euro. E qual è la
manifestazione più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia. (…) Quale
caso di scuola si sarebbe mai potuto immaginare – caso limite – di una Grecia
costretta a dare abbastanza peso alla cultura della stabilità e che sta
trasformando sé stessa?»
Certo che la Grecia sta trasformando sé
stessa: da nazione con un tenore di vita collocato nella fascia medio-alta
delle classifiche mondiali, a nazione con una economia da paese
sottosviluppato. La stessa trasformazione che attende l’Italia, se resterà
ancora nell’Unione Europea.
Nota di Ereticamente
Ringraziamo l'Autore e il periodico Social
(Settimanale indipendente di Trapani) per la gentile concessione
Fonte: http://www.ereticamente.net/2013/03/la-grecia-il-grande-successo-delleuro.html
Fonte: http://www.ereticamente.net/2013/03/la-grecia-il-grande-successo-delleuro.html
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