Due righe sulla vicenda di Giorgio Perlasca
Con Il ‘Trattato di Trianon’ l’Ungheria perse circa due terzi dei suoi possedimenti e gli ebrei, che sino ad allora erano ben integrati nel territorio, divennero il capro espiatorio di questa situazione. Venne quindi istituito il “Numerus clausus”, che imponeva che gli ebrei autorizzati a frequentare le scuole superiori e l’università non potevano superare il 6 per cento sul totale degli studenti. A seguire vi fu l’avvicinamento alla Germania, le leggi razziali, gli ebrei divennero merce di scambio per entrare nelle grazie di Hitler. Le squadre Nylas andarono casa per casa a caccia di ebrei, che vennero impiegati a svolgere lavori disumani o nei “Battaglioni di lavoro” e spediti in Germania a piedi, destinati a patire il freddo e la fame. Altri possibili esiti per un ebreo ungherese erano di venire fucilato, gettato nel Danubio o rinchiuso in un campo di sterminio.
Di circa 800.000 ebrei che abitavano l’Ungheria prima della seconda guerra mondiale, ne rimasero vivi solo 200.000. 5218 di loro si salvarono grazie ad un solo uomo: medaglia d’oro al merito civile; Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana; Giusto tra le Nazioni; Stella al Merito; Gran Cruz dell’Ordine di Isabella la Cattolica di Spagna. A lui è stata dedicata una foresta in Israele, dove sono stati piantati 10.000 alberi a simboleggiare le vite degli ebrei che ha salvato in Ungheria. Queste onorificenze delineano un eroe, orgoglio italiano, Giorgio Perlasca.
Da giovane subì il fascino delle idee dannunziane e nazionaliste: fu addirittura cacciato da tutte le scuole del Regno perché sosteneva l’impresa di Fiume. Fu volontario per l’Africa orientale, in seguito per la Spagna, e poi, tornato a casa, per via dell’alleanza con la Germania e delle leggi razziali sì allontanò dal fascismo, tanto da rifiutarsi nel ’43 di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Divenne ricercato dai tedeschi, così l’ambasciata spagnola gli offrì un’ancora di salvataggio, e Giorgio Perlasca divenne Jorge Perlasca. Insieme all’ambasciatore Angel Sanz Briz iniziò a salvare le vite degli ebrei ungheresi rilasciando loro dei salvacondotti e ospitandoli in ‘case protette’. Nel novembre del ’44 Sanz Briz lasciò Budapest per non riconoscere il governo filonazista, e fu allora che Perlasca, approfittando del caos burocratico, si “autonominò” ambasciatore spagnolo, inventandosi la carica con tanto di certificato e timbri. Continuò ad accettare il caso di ogni ebreo che si presentasse all’ambasciata spagnola per farsi aiutare e nel salvacondotto scriveva: “Parenti e residenti all’estero hanno chiesto per voi la cittadinanza spagnola, che il governo spagnolo concede. In attesa del viaggio siete ospitati su questo palazzo”. Poi mise un cartello al palazzo con scritto “Questo palazzo è sotto la protezione dell’ambasciata spagnola e quindi nessuno può entrare”. Quotidianamente consolava e sfamava gli ebrei del palazzo, usando i soldi che rimanevano dell’ambasciata, ma anche pagando di tasca sua.
Dopo l’entrata a Budapest dell’Armata Rossa, Perlasca, considerato ambasciatore filofascista, divenne ricercato dai sovietici, quindi tornò a casa e le sue gesta e il suo altruismo rimasero celati nel silenzio fino a che, negli anni ottanta, i salvati si unirono per ricercare il loro misterioso eroe e pian piano questa straordinaria storia venne a galla. Su Giorgio Perlasca è perfino stato girato un film: ‘Perlasca. Un eroe italiano’, dove Perlasca è stato interpretato da Luca Zingaretti. E’ giusto che la storia di quest’uomo, che ha sfidato il regime ed ha messo a repentaglio la sua vita pur di seguire il suo senso etico, venga diffusa trasporti questo messaggio: anche un uomo, da solo, può fare la differenza.
http://www.laperfettaletizia.com/2012/01/leroe-ungherese-lorgoglio-italiano.html
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