sabato 12 gennaio 2013

Vietare il contante? Basterebbe un protesto per la "morte civile"



di FABIFLOS*
Facciamo un caso pratico, semplice, di economia reale e spicciola: pensiamo ad un piccolo negoziante nel 2010 ha avuto qualche problema finanziario. Immaginiamo che questo minimo imprenditore abbia compiuto un peccato mortale: non abbia onorato un assegno e sia stato protestato. Magari non abbia subito pignoramenti, magari abbia subito dopo pagato la cifra dovuta, ma , per motivi finanziari, non sia stato in grado, per una singola volta, di farvi fronte.
Non pensiate sia un caso raro: le norme introdotte tramite Basilea 2 hanno tolto buona parte del potere discrezionale dei direttori di banca che, sino a qualche anno fa, sanavano queste posizioni particolari. Questo imprenditore si vedrà cancellare la possibilità di fare assegni, talvolta si vedrà il conto chiuso una volta sanato il piccolo debito bancario. Inoltre tutte le forme di credito gli verranno precluse: niente carte di credito o di debito.
Se questo imprenditore non potesse far fronte ai pagamenti con i contanti sarebbe costretto a cessare la propria attività, per quanto economicamente valida, e si troverebbe letteralmente disoccupato, senza poter provvedere un reddito per la sua famiglia. Pensate sia un caso estremo ed isolato? VI SBAGLIATE. Nella personale esperienza di chi scrive una percentuale fra il 5 ed il 10% dei piccoli negozianti si trova in questa situazione, tanto che è stato necessario redigere un testo standard di manleva per chi riceve i pagamenti in contanti oltre i 1000 euro.
Già questi imprenditori quindi sono degli oggettivi fuorilegge. Cosa succederebbe se , come desiderato da qualche politico, si abbassasse la soglia di uso del contante sino a renderlo oggettivamente fuorilegge? Il denaro elettronico è nelle mani delle banche, e se noi non avessimo dei buoni rapporti con le stesse? Se ci fossimo macchiati in passato del terribile peccato di aver emesso un assegno scoperto, o di non aver onorato il conto di una carta di credito? Rischieremmo di essere tagliati fuori dal mercato bancario e del credito postale, che non si comporta in modo diverso. Quindi, senza denaro contante, saremmo tagliati fuori dalla possibilità di poter acquistare e vendere ogni prodotto, anche il cibo. Si sarebbe costretti a mendicare, oppure a ricorrere a sotterfugi, come fanno già alcuni ora, per poter utilizzare la carta di credito dei figli o dei parenti.
Fino alla prima metà del secolo scorso esisteva l’istituto della “Morte civile”: quando una persona era condannata all’ergastolo veniva considerata morta per gli effetti del diritto civile, in quanto scompariva dal consesso umano, per cui venivano eseguite tutte le disposizioni ereditarie come se la persona fosse fisicamente morta.
L’introduzione della moneta elettronica nelle mani del sistema bancario e postale, come fortemente desiderato da alcuni soloni nostrani, avrebbe come effetto la creazione di “Morti civili”, autentici zombi giuridici, incapaci di svolgere alcun negozio che non sia l’unilaterale testamento. Vi sembra questa una situazione degna di un paese civile, degna del rispetto dei diritti umani, oppure creiamo un mondo a classi, in cui esiste una classe di manager pubblici, autentici bramini, iper retribuita, super garantita e super protetta dal sistema bancario, ed al fondo della scala esistono i paria, gli intoccabili, che non possono far altro che morire, possibilmente lontano dai privilegiati ? Ed, ironia della sorte, chi vuole questa divisione ? La cosiddetta parte “Progressista” della politica.
Vi lascio con una citazione, dall’Apocalisse di San Giovanni: “Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome.” (13.17) . Prepariamoci ad un mondo in cui nessuno potrà più comprare o vendere se non porterà in numero o il nome della Bestia Bancaria.
*www.contantelibero.it
 http://www.lindipendenza.com/

domenica 6 gennaio 2013

In Thailandia la lotta alla corruzione inizia nelle scuole

4.1.13
Il fenomeno è in crescita nel Paese, come confermano i risultati del rapporto 2012 di Transparency International. Il ministero dell’Istruzione e organismi indipendenti promuovono iniziative di sensibilizzazione per bambini e giovani. E gli studenti cattolici rispondono ideando “villaggi dell’onestà” e “mani unite contro la corruzione”.  

AsiaNews - In Thailandia la lotta alla corruzione e la promozione della trasparenza, negli affari e nella vita pubblica, inizia nelle scuole. Perché solo inculcando fin dalla più tenera età i valori del rispetto e della corretta gestione del bene pubblico sarà possibile sradicare un fenomeno in continua crescita negli ultimi anni e che, nel 2012, ha raggiunto ormai livelli di "emergenza". Secondo gli esperti di Transparency International (It), ong internazionale indipendente, le nazioni al mondo che registrano un indice peggiore in tema di corruzione restano Somalia, Iraq e Myanmar. Bangkok, su un totale di 180 nazioni, si classifica all'88° posto: un peggioramento rispetto al 2011 (80ma). Fra le molte iniziative avviate da enti, istituzioni e società civile, vi è l'accordo di collaborazione fra il Dipartimento nazionale contro la corruzione (Oncc) e il dicastero dell'Istruzione, sottoscritto in una cerimonia ufficiale il 24 dicembre scorso. Autori della firma il presidente Oncc Panthep Klanarongran e il ministro Pongthep Thepkanchana, nella sede dell'agenzia indipendente nella provincia di Nonthaburi. Secondo gli esperti nel Paese vige una mentalità comune secondo cui "si tende ad accettare" il fenomeno della corruzione e persino i politici corrotti, purché essi "facciano qualcosa che sia di beneficio alla nazione". Ormai il fenomeno ha toccato "vari livelli" della società thai e rischia di "influire" in maniera negativa sullo sviluppo economico e umano. Per il ministro Pongthep è un tema di "stringente attualità" ed è necessario partire "dai bambini e dai giovani". Parere condiviso anche dall'ex ministro e ora presidente di Transparency Thailand Organization (Tto), secondo cui la corruzione provoca "ingiustizie" e porta alla formazione di "reti di corruttela" che uniscono "politici, funzionari, uomini di affari, giornalisti". Nel contesto della campagna, un gruppo di studenti della scuola cattolica Mater Dei a Bangkok hanno elaborato progetti e idee improntate alla lotta contro la corruzione. La 14enne Jirawan Lumsum ha proposto un "Villaggio dell'onestà", dove "non esistono muri di difesa" e tutti vivono "all'insegna della fiducia e del rispetto reciproco". La 12enne Patrapa Kaseamsumran ha lanciato lo slogan "Mani unite contro la corruzione", sottolineano che è necessario diffondere nella mente delle persone "il valore dell'onestà". 
 
Fonte : La Perfetta Letizia

venerdì 4 gennaio 2013

Albenga, un convegno per esprimere le ragioni del no194


 Albenga, un convegno per esprimere le ragioni del no alla 194
No 194 anti aborto
FOTO D'ARCHIVIO
Albenga. “Fermiamo la soppressione legalizzata dei concepiti (No 194)”. Questo è il tema del convegno che si svolgerà sabato 15 dicembre alle ore 17,30 presso il seminario vescovile in lungomare Doria 5 ad Albenga.
All’incontro interverranno, in qualità di relatori, Pietro Guerini (presidente e portavoce nazionale “No 194″), Mauro Mazzoni (vice presidente nazionale Centro Italia “No 194″), Fabrizio Lastei (portavoce nazionale Movimento Cattolico Militia Christi), Giacomo Rocchi (magistrato della Corte di Cassazione), Paolo Deotto (presidente e direttore del giornale Riscossa Cristiana), Carlo Vallerga (dirigente medico primo livello), Milo Edoardo Durante (responsabile marketing sociale promozione “No 194″).
La redazione

Fonte:  IVG.it - Il vostro giornale

Pensiero nel nuovo anno 2013 del presidente della CEI